Nuovi Ogm, partita la prima sperimentazione di riso italiano in campo aperto

riso ogm

A Mezzana Bigli (Pv), l’Università di Milano ha piantato la prima pianta di riso ottenuto con la tecnica dei nuovi Ogm in campo aperto in Italia. Poche settimane fa, l’autorizzazione aveva allertato gli ambientalisti sull’apertura a un’agricoltura brevettata e a rischio contaminazione

 

A Mezzana Bigli (Pv), l’Università di Milano ha piantato la prima pianta di riso ottenuto con la tecnica dei nuovi Ogm in campo aperto in Italia. Poche settimane fa, l’autorizzazione aveva allertato gli ambientalisti sull’apertura a un’agricoltura brevettata e a rischio contaminazione. Il riso piantato si chiama Telemaco, un tipo di Arborio con tecnica Tea, così come conferma il sito risoitaliano.eu, che riporta la notizia della semina in una parcella di 28 metri quadri. La deroga per la sperimentazione approvata dal parlamento su iniziativa del senatore Luca De Carlo (Fdi).

E l’industria risiera vuole che i nuovi Ogm spariscano dalle etichette

Durante la presentazione della semina, organizzata dalla fondazione Bussolera Branca, che sostiene la sperimentazione, Mario Francese dell’Associazione industrie risiere italiane (Airi) ha espresso la necessità di fare pressione su Bruxelles per evitare che gli Ngt (altra sigla usata per la tecnologia Tea), vengano adeguatamente indicati ai consumatori nei prodotti che li contengono.

Il parere positivo di Ispra

Alcuni mesi fa l’Ispra aveva dato parere positivo sulla sperimentazione in campo aperto, come raccontato dal Salvagente. Per l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, infatti, “il rischio di un aumento delle caratteristiche di persistenza e invasività delle stesse e degli eventuali incroci, rispetto alla pianta parentale, è trascurabile”

Un’area in cui insistono anche aree di interesse naturalistico

Il sito sperimentale si trova nella Lomellina, zona planiziale prevalentemente agricola fortemente improntata alla risicoltura ed in generale all’agricoltura produttiva, dove sono presenti anche importanti aree di interesse naturalistico e conservazionistico come la ZPS Fiume Po – tratto vercellese alessandrino (codice IT1180028) che si trova a quasi 1,5 km dal campo sperimentale.

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Crocevia e Ari: in prospettiva grossi rischi per ambiente e produzioni

Stefano Mori, coordinatore del Centro Internazionale Crocevia, però, è tutt’altro che rassicurato: “La sperimentazione in campo si fa per arrivare a produrre una coltura brevettata, perché questa tecnologia serve un modello agricolo industriale che fa dei brevetti la cifra distintiva. Se grazie a una deregolamentazione europea questo riso arriverà alla coltivazione, non ci saranno misure di sicurezza a difendere i sistemi agricoli vicini dalla contaminazione”. Secondo l’Associazione rurale italiana, che ha segnalato la notizia: “Le istituzioni preposte alla tutela dell’ambiente hanno abdicato al loro compito insieme alle istituzioni accademiche”.