“L’uso delle azioni giudiziarie per tacitare chi solleva problemi ambientali va sempre condannato”. A sostenerlo è l’Isde alla vigilia del processo per diffamazione intentato dall’ Assessorato all’ Agricoltura della Provincia Autonoma di Bolzano e da oltre un migliaio di agricoltori locali, verso due ambientalisti impegnati nella salvaguardia dell’ambiente, imputate di avere richiamato l’attenzione sull’eccessivo uso dei fitofarmaci nella melicoltura.  “Come Medici siamo da sempre molto vigili nel denunciare i rischi connessi all’uso di pesticidi ed ormai confermati da una mole ormai notevolissima di studi scientifici” scrive in una note l’Isde che aggiunge: “Questi rischi sono documentati non solo per esposizione acuta (avvelenamenti), ma anche per dosi piccole e ripetute nel tempo (esposizione cronica) e comportano danni alla salute non solo per chi li manipola, li sparge o vive in prossimità nei territori dove vengono usati, ma per l’intera popolazione, specie per le sue componenti più fragili: donne in gravidanza, bambini, anziani”.
Si tratta infatti di molecole molto spesso persistenti, tossiche anche a dosi molto basse ed ormai presenti in aria, acqua, suolo, cibo e nei nostri stessi corpi con possibilità di trasmissione alla prole attraverso danni epigenetici. “Cercare di esasperare le tensioni tra chi lavora la terra e coloro che si impegnano per ridurre fino ad abolire l’uso di sostanze tossiche per la salute non è utile per nessuno”.
Ora più che mai – continua l’Isde – è chiaro a tutti quanto sia indispensabile ed urgente vivere in un ambiente salubre, in cui l’ecosistema sia rispettato e le persone possano disporre di aria, acqua, cibo non contaminato. L’uso dello strumento giudiziario, da parte di un organo dello Stato, per ostacolare questo percorso, è particolarmente grave in quanto va contro l’obbligo costituzionale di tutelare la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività (art.32) e può diventare un pericoloso precedente.