I biglietti comprati per viaggi poi divenuti impossibili a causa del coronavirus, ma mai rimborsati. Konsumer Italia presenta così un esposto all’Antitrust nei confronto della compagnia di navigazione Tirrenia.
Le segnalazioni sui mancati rimborsi
Il legale dell’associazione Raffaella Grisafi, scrive all’autorità: “Ci è pervenuta segnalazione da parte di consumatori che nei mesi antecedenti il lockdown acquistavano biglietti dalla Tirrenia. Divenuto impossibile il viaggio i consumatori chiedevano di poter annullare i biglietti e vedersi restituire le somme. Tirrenia rispondeva che era impossibilitata a poter procedure alla restituzione delle somme, in alcuni casi adducendo ostacoli di natura tecnica, e dunque proponendo quale unica possibilità il voucher di pari valore da utilizzare per un successive viaggio”. I consumatori non interessati al buono di pari valore economico anche alla luce dell’ incerta durata della pandemia, si vedevano costretti ad avvalersi dell’art. 4 delle Condizioni generali di trasporto che prevedono espressamente il rimborso dei biglietti con una penale del 10%, e ciò allo scopo di poter recuperare almeno parte delle somme.
“Comportamento scorretto”
Ma inviata la richiesta alla Tirrenia, la compagnia, nel caso di 8 consumatori a maggio, confermava di voler procedere alla restituzione somme, impegnandosi a procedere nell’arco di 15/20 giorni. “Non intervenendo alcun pagamento, si sollecitava nuovamente Tirrenia la quale in data 9 luglio 2020 comunica ai consumatori di non poter procedere ad alcun rimborso, diversamente da quanto promesso, poiché in data 30 giugno avrebbe presentato “domanda prenotativa volta alla ristrutturazione dei debiti” e dunque tutte le somme – accordate ai consumatori – sarebbero state inserite in tale domanda” spiega Grisafi, che rivolgendosi all’Antitrust, segnala la condotta di Tirrenia come “gravemente lesiva dei diritti dei consumatori oltreché delle più semplici regole che disciplinano gli accordi transattivi piuttosto svelando un disegno che ha avuto il solo scopo di raggirare i consumatori assicurando l’accoglimento delle richieste di rimborso al solo fine di paralizzare ogni azione di recupero delle somme che nel frattempo gli stessi avrebbero potuto promuovere”.