Su 301 chiamate a 15 banche, per usufruire del prestito alle imprese garantito dal Governo per l’emergenza coronavirus, 171 non hanno ricevuto risposta. Per questo, il Codacons ha presentato una formale diffida al Fondo di Garanzia, affinché dia seguito entro 48 ore alle richieste di prestito presentate dalle aziende, e un esposto alla Banca d’Italia in cui si chiede di predisporre tutti gli accertamenti necessari volti a verificare la correttezza dell’operato delle banche. Ad essere contattata sono state: CheBanca, Deutch Bank, Ubi Banca, Intesa San Paolo, BPM, Banca Popolare di Sondrio, Mps, Unicredit, Banca Popolare del Lazio, BNL, Credite Agricole, Banco di Napoli, BPER Banca, BCCR, Banca del Fucino. Le telefonate sono state effettuate dal 20 al 30 aprile.
“Lo concediamo solo a chi è cliente…”
Come se non bastasse l’alto tasso di assenza di riscontro, nel caso di risposta dell’operatore, una elevata percentuale sosteneva di non essere in grado di fornire risposta, e che fosse necessario contattare il proprio gestore bancario. Ciò presuppone essere però clienti della banca. Di qui la seconda criticità emersa dall’indagine del Codacons: il prestito garantito, sostiene la stragrande maggioranza delle banche interpellate, viene concesso solo a chi è già cliente della banca. Eppure, nel Decreto Liquidità non vi è alcuna norma che imponga a chi voglia usufruire del prestito garantito di aprire anche un conto corrente presso l’istituto cui si chiede il finanziamento, pratica vietata anche ai sensi dell’art. 21 del Codice del Consumo, che la considera scorretta.
Il caso di Poste Italiane
Singolare poi il caso di Poste Italiane, che non è compresa fra gli intermediari che possono presentare domanda al Fondo Centrale di garanzia per le Pmi. “Pertanto – denuncia Codacons – una piccola azienda, un professionista titolare di partita iva, un imprenditore, già clienti di Poste Italiane, non potrebbe avere accesso a quella che è una misura di sostegno economico destinata a tutti i predetti soggetti secondo il decreto che la disciplina”.
Informazioni poco chiare sui debiti pregressi
Ulteriore, grave criticità , emerge in relazione alla mancanza assoluta di chiarezza delle informazioni fornite e della scarsa conoscenza delle misure di sostegno previste nei decreti. “In molte telefonate abbiamo chiesto di chiarire se con la concessione del prestito garantito si potesse pagare un preesistente debito. Ebbene, nessuno è riuscito a fornire la corretta informazione per cui tale possibilità è esclusa per i prestiti al di sotto dei 25mila euro con garanzia al 100%, e che devono avere 2 anni di pre-ammortamento, ma è prevista la possibilità del rifinanziamento o consolidamento di debiti pregressi, con garanzia all’80% e con l’erogazione di credito aggiuntivo nella misura del 10% del debito residuo” aggiunge l’associazione dei consumatori.
La valutazione arbitraria del merito creditizio
Altro aspetto di rilievo si riscontra in merito alla domanda sulla valutazione del merito creditizio del soggetto richiedente da parte della banca. Quasi tutte le banche interpellate riferiscono con fermezza che la banca effettuerà , per tutti i prestiti, quindi anche quelli sotto i 25mila euro, una valutazione, ma non si chiarisce su quali elementi la banca si baserà . Questa circostanza fa presumere la possibilità che tali criteri siano assolutamente discrezionali da parte della banca.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
L’appello di Rienzi
Carlo Rienzi, presidente Codacons fa un’appello ai lavoratori degli istituti: “Gli impiegati delle banche ancora continuano a rispondere a queste persone nella logica di come favorire la banca e aumentare i profitti, come se avessero paura – anche giustamente – che se la banca va male e se i clienti non fanno il conto corrente da loro poi ne risente il loro posto di lavoro”, “Ecco io capisco queste preoccupazioni, ma vorrei dire agli impiegati che in questo periodo le banche svolgono una funzione pubblica. Non sono più privati imprenditori, perché lo stato gli ha dato una funzione importantissima, che è salvare l’economia italiana. Perché se va a rotoli, se non si danni i prestiti immediatamente, se le imprese chiudono, a catena chiuderanno i conti correnti e salteranno i loro posti di lavoro. Allora quando vi si chiede un parere al telefono dovete dire la verità ”.