E’ l’ultimo pesce rimasto in Adriatico che si può acquistare alla “modica” cifra di 3mila euro: chi non può fare a meno di mangiare pesce alla vigilia di Natale è costretto a sborsare quella cifra. A lanciare la provocazione è l’organizzazione ambientalista MedReAc: una trovata mediatica di impatto per ribadire l’urgenza di tutelare il Mediterraneo, e in particolare l’Adriatico, dalla pesca intensiva a cui è sottoposto da decenni. Contestualmente è partita la petizione (su change.org) dal titolo: “Non ci saranno più pesci! Stop allo sfruttamento del mare Adriatico!” per chiedere alla Ministra Bellanova di ascoltare l’appello di tante organizzazioni e si attivi per la tutela dell’Adriatico.
I metodi di pesca invasivi che hanno trasformato in pochi anni il Mediterraneo in un mare desertificato, nel quale quasi l’80% degli stock ittici sono pescati ben oltre i livelli di sostenibilità, mentre l’Adriatico è la regione con la più alta intensità di pesca a strascico al mondo.
Nei prossimi mesi il nostro governo dovrà decidere se sostenere o meno l’istituzione della più grande riserva marina del Mediterraneo, situata nel Canale di Otranto, una proposta presentata da MedReAct e dall’Adriatic Recovery Project alla Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) già nel 2018. In quest’area si trovano infatti importanti habitat per diverse specie commerciali, come il gambero rosso, il gambero rosa, il nasello e il gattuccio boccanera, alcune fortemente sovrasfruttate, e rare specie vulnerabili, come i coralli bianchi e il corallo bamboo, che se tutelati potrebbero contribuire al ripopolamento dell’Adriatico.
“Riteniamo – si legge nell’appello – che l’istituzione di un’area marina di ripopolamento nel Canale di Otranto nel 2020, rappresenti un’opportunità importante per sostenere il recupero delle risorse ittiche e per il futuro di una pesca sostenibile, anche in basso Adriatico”.
Nel 2017 una misura simile venne introdotta dalla CGPM in centro Adriatico, con l’istituzione della prima zona di ripopolamento ittico (Fish Recovery Area, FRA) dell’Adriatico. I risultati del piano di monitoraggio indicano una ripresa sorprendente della biomassa di scampi e naselli, più che raddoppiata in meno di due anni dall’istituzione della FRA.
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Oggi la FRA della Fossa di Pomo costituisce un caso internazionale di buona pratica, citata come modello da replicare per raggiungere l’obiettivo, sancito dalla Dichiarazione di Malta, MedFish4Ever, di costituire una rete di FRA in tutto il Mediterraneo entro il 2020.