Dopo le diossine nel latte di capra a Potenza, il piombo nel latte di Corleto oltre agli idrocarburi, e dopo aver ritrovato questi ultimi anche nel formaggio di Pisticci Scalo, l’associazione lucana COVA Contro ha portato un fiore all’occhiello della produzione made in Basilicata, il caciocavallo podolico acquistato proprio in un punto vendita di Ferrandina, con tanto di etichetta ARA ( Associazione Regionale Allevatori ) alla ricerca degli idrocarburi pesanti. Nel caciocavallo podolico il laboratorio ha rilevato 754 mg/kg di idrocarburi pesanti mentre nel parmigiano reggiano Dop – preso come alimento/paragone – il livello di idrocarburi è stato di 92,81 milligrammi/kg.
Se il livello di contaminazione è più o meno preoccupante, è impossibile dirlo dal momento che non esistono limiti massimi di idrocarburi pesanti negli alimenti. L’associazione, allora, ha preso come riferimento i limiti per il suolo: per la legge, i limiti di idrocarburi pesanti nei suoli ad uso residenziale è 50 mg/kg, per quelli industriali 750. Con i suoi 754 mg/kg il caciocavallo podolico è praticamente considerato alla stregua di “rifiuto, da bonificare”.
“E’ da mesi che segnaliamo i nostri risultati a tutti i livelli, locali ed europei, e ad eccezione dei NAS, non abbiamo ricevuto concreti riscontri da nessuno, anzi solo intimidazioni da politica e ministero della salute, nonchè le lamentele di un nostro laboratorio che ci ha segnalato rimostranze ricevute per le nostre analisi da parte di un alto funzionario del ministero della salute” fanno sapere dall’associazione. “Dobbiamo difendere la nostra salute ed i nostri prodotti contemporaneamente con la trasparenza – aggiungono – un territorio privo di programmazione porta attività impattanti a ridosso di luoghi di pregio alimentare, ed il risultato è il danneggiamento di tutti, produttori e consumatori. Noi cerchiamo dialogo e confronto pubblico con tutti, denunciamo per avere soluzioni, delle minacce non sappiamo cosa farcene, dell’indifferenza tanto meno”.