A giugno, quando il Salvagente presentò i risultati del test condotto sulle donne incinte che mostravano come il glifosato fosse presente sempre nelle loro urine, non speravamo che la raccolta firme che era la logica conclusione di quell’iniziativa avesse un effetto del genere.
E invece nessun altra Ice (questa forma di petizione) ha mai ottenuto in Europa in così poco tempo 1,3 milioni di firme. E proprio oggi queste firme hanno prodotto il risultato che si proponevano: sono state presentate e discusse al Parlamento europeo.
Un dibattito che abbiamo seguito e che vogliamo raccontarvi. A intervenire subito dopo l’esposizione dei punti salienti contenuti nella petizione curata da WeMove è stato il Commissario europeo per la Salute e la Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis.
Un‘intervento di due minuti che definire pilatesco sarebbe davvero riduttivo. Dopo i complimenti di rito alla mobilitazione, Andriukaitis ha tentato di dribblare ogni richiesta: “Ci terrei a sottolineare – ha detto – che gli Stati membri sono partner al pari della Commissione nella procedura di autorizzazione del glifosato”. Come dire: “Perché chiedete a noi una risposta?”. Un tentativo che è sembrato ai più per lo meno imbarazzato, se non imbarazzante. E difatti subito dopo è arrivata l’implicita ammissione di quale sia la politica dell’esecutivo di Bruxelles.
“Lo sappiamo – ha detto il Commissario alla Salute – i pesticidi non vinceranno mai una gara di bellezza in Europa, ma sono importanti per evitare malattie che potrebbero distruggere le produzioni. Se ci fossero stati i fitofarmaci in grado di curare le patate, a fine ‘800 non ci sarebbe mai stata la grande carestia che mise in ginocchio l’Irlanda”.
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Tutto qui. Nessun passo indietro e poco più dei saluti di rito.
L’impressione che il dialogo fosse praticamente indietro di un paio di secoli lo hanno dato anche molti degli interventi dei deputati presenti. Tra chi chiedeva “Ma cosa avete contro Monsanto?” a chi ha deriso la raccolta firme spiegando che “È troppo facile raccogliere firme davanti le scuole e che si sarebbe dovuto presentare gli stessi moduli agli agricoltori”.
Il campionario di frasi fatte è continuato con interventi di deputati che insistevano nel dipingere la Iarc come fosse un ente di dilettanti allo sbaraglio, invece che il principale e più autorevole istituto di ricerca sul cancro.
Non tutti, certo, hanno espresso opinioni tanto irridenti nei confronti dei cittadini europei che, va ribadito, sono all’80% contrari alla nuova autorizzazione del glifosato.
Spiccano, ad esempio, le parole della Danese Margrete Auken membro della Comissione petizioni europee che ha fatto presente che sono ben 9 le raccolte firme nella Ue contro il glifosato. E ha sottolineato la mancanza di trasparenza e il conflitto di interessi che guidano queste decisioni. “Di fronte alla lettura delle Monsanto Papers – ha detto la Anchen – io non ho paura di parlare di corruzione”.
Tra gli italiani intervenuti, Piernicola Pedicini, M5S che si è rivolto ai suoi colleghi eurodeputati: “Vi siete incastrati nel cercare il miglior compromesso possibilea per una sostanza di cui nessuno ha escluso con certezza la cancerogenicità. Ebbene quale ritenete che sia il miglior compromesso di fronte al pericolo di cancerogenicità: sette anni? Cinque anni? Tre?”.
Tutto rimandato alla nuova votazione che ci sarà tra qualche giorno, insomma, anche se la sensazione di un’Europa sorda alle esigenza dei cuoi cittadini e mo0lto sensibile a quelle degli interessi economici è sempre più forte…