Amazon, Google e Microsoft stanno costruendo data center in aree a rischio siccità in tutto il mondo

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Amazon, Microsoft e Google gestiscono data center che consumano enormi quantità di acqua in alcune delle zone più aride del mondo e ne stanno costruendo molti altri, anche in Europa

 

Amazon, Microsoft e Google gestiscono data center che consumano enormi quantità di acqua in alcune delle zone più aride del mondo e ne stanno costruendo molti altri, anche in Europa. È quanto emerge da un’indagine condotta dall’organizzazione non-profit SourceMaterial in collaborazione con The Guardian.

Accuse di comportamenti non etici

Secondo il quotidiano inglese, i tentativi di Amazon di limitare il consumo d’acqua “hanno sollevato opposizioni anche interne all’azienda” e uno dei suoi esperti di sostenibilità ha affermato che i piani della società “non sono etici”. In risposta alle domande di SourceMaterial e The Guardian, i portavoce di Amazon e Google hanno difeso le loro strategie, dichiarando di considerare sempre il problema della scarsità d’acqua. Microsoft ha rifiutato di commentare.

I capannoni dove sono collocati i server di big tech

I data center, grandi magazzini pieni di server interconnessi usati per l’elaborazione e l’archiviazione remota dei dati – e per l’addestramento di modelli di intelligenza artificiale come ChatGPT – utilizzano acqua per il raffreddamento. L’analisi di SourceMaterial ha identificato 38 data center attivi di proprietà delle tre aziende in aree del mondo già colpite da scarsità idrica, e 24 in costruzione. “Sebbene la posizione dei data center sia spesso mantenuta segreta, utilizzando fonti locali e database come Baxtel e Data Center Map, SourceMaterial ha mappato 632 strutture – attive o in costruzione – appartenenti ad Amazon, Microsoft e Google” spiega il Guardian.

Così l’Ai spinge a costruire nuovi centri

I dati mostrano che le aziende prevedono un aumento del 78% nel numero dei loro data center a livello globale, in risposta alla crescente domanda di archiviazione dovuta al cloud computing e all’intelligenza artificiale. I nuovi cantieri si estendono in Nord e Sud America, Europa, Asia, Africa e Australia.

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Le regioni a rischio siccità

Nel 2023, Microsoft ha dichiarato che il 42% dell’acqua usata proveniva da aree con stress idrico; Google ha indicato una quota del 15%. Amazon non ha fornito dati. Ora le aziende stanno espandendo le loro attività proprio in alcune delle aree più aride del pianeta, secondo l’analisi di SourceMaterial e The Guardian. “Non è un caso che stiano costruendo in zone secche,” spiega al Guardian Lorena Jaume-Palasí, fondatrice di Ethical Tech Society. “i data center devono essere costruiti nell’entroterra, dove l’umidità è bassa e riduce il rischio di corrosione dei metalli. Anche l’acqua salata del mare è corrosiva e inadatta per il raffreddamento”.

I dati center in Spagna

Amazon ha proposto tre nuovi data center nella regione di Aragona, nel nord della Spagna, accanto a strutture già esistenti, che sarebbero autorizzati a usare circa 755.720 metri cubi d’acqua all’anno, l’equivalente per irrigare 233 ettari di mais, una delle principali colture locali. Secondo l’esperto di efficienza energetica Aaron Wemhoff (Villanova University), il consumo reale sarà più alto, poiché non si considera l’acqua impiegata per generare l’elettricità necessaria al funzionamento degli impianti. Nel frattempo, a dicembre, Amazon ha chiesto alle autorità di aumentare del 48% il consumo d’acqua nei tre impianti già operativi. “Stanno usando troppa acqua. Stanno usando troppa energia,” ha detto al Guardian Aurora Gómez del gruppo Tu Nube Seca Mi Río, che chiede una moratoria sui nuovi data center in Spagna a causa della scarsità idrica. Con il 75% del territorio spagnolo a rischio desertificazione, la combinazione di crisi climatica ed espansione dei data center rischia di portare la Spagna “sull’orlo del collasso ecologico,” secondo Jaume-Palasí.

Le promesse di Amazon, Microsoft e Google

Amazon promette di diventare “water positive” entro il 2030, cioè di compensare il proprio consumo idrico finanziando progetti per migliorare l’accesso all’acqua in zone colpite da scarsità. Secondo Amazon, il 41% dell’acqua usata in aree insostenibili sarebbe già compensato. Anche Microsoft e Google hanno preso l’impegno di diventare “water positive” entro il 2030, puntando a ridurre i consumi e compensare l’impatto. Ma secondo Wemhoff, la compensazione idrica non funziona come quella delle emissioni di carbonio: migliorare l’accesso all’acqua in un luogo non aiuta chi ne perde l’accesso altrove. L’acqua è una risorsa locale, non globale come il carbonio. Bloomberg ha recentemente riportato che Microsoft sta riducendo i suoi progetti di espansione, puntando a un data center “a zero consumo idrico”. Anche Google prevede sistemi di raffreddamento ad aria, anche se non è chiaro come funzioneranno. “Ci crederò quando lo vedrò”, ha detto Jaume-Palasí. “La maggior parte dei data center oggi passa dal raffreddamento ad aria a quello ad acqua, perché i liquidi sono più efficienti per raffreddare le strutture ad alta densità, usate per l’intelligenza artificiale2.

Il dissenso interno

Ma Nathan Wangusi, ex responsabile della sostenibilità idrica di Amazon, ha dichiarato: “Ho sollevato la questione nei luoghi giusti: non è etico. Dal mio punto di vista, questa strategia non è sostenibile.”