“Oltre gli allevamenti intensivi”, le Ong italiane chiedono una moratoria sulle nuove aperture

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La coalizione composta da Wwf, Isde, Terra!, Lipu, Greenpeace e altre decine di associazioni ha discusso della proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi”, presentata lo scorso febbraio a Montecitorio e oggi in attesa di calendarizzazione in Parlamento. Presentata anche una mozione disponibile per i Comuni

La coalizione composta da Wwf, Isde, Terra!, Lipu, Greenpeace e altre decine di associazioni ha discusso della proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi”, presentata lo scorso febbraio a Montecitorio e oggi in attesa di calendarizzazione in Parlamento. Presentata anche una mozione disponibile per i Comuni per sostenere l’iniziativa di legge. La zootecnia intensiva, spiega la coalizione, “Costituisce la seconda causa di formazione di particolato fine in Italia, è responsabile dei due terzi delle emissioni di ammoniaca sul territorio nazionale, consuma due terzi dei terreni agricoli europei per coltivazioni destinate alla mangimistica”.

Numeri preoccupanti

Al convegno “Oltre gli allevamenti intensivi”, che si è svolto a Roma il 24 ottobre, le associazioni si sono confrontate con il mondo produttivo e con la politica.”La Zootecnia contribuisce al 14% delle emissioni inquinanti” spiega Federica Luoni, Responsabile Agricoltura Lipu, che aggiunge come il modello sfavorisca gli allevatori più piccoli: “in Italia abbiamo perso più del 50% delle aziende agricole di piccole dimensioni, mentre sono cresciute del 23% quelle grosse”. Interessante anche il punto di vista di Laura Reali di Isde Italia, presidente della Confederazione europea dei pediatri delle cure primarie: “Non abbiamo bisogno di tutta questa carne. Meno me mangiamo meglio stiamo. Anche perché gli antibiotici negli allevamenti servono a produrre più carne, non a renderla migliore dal punto di vista qualitativo. Solo che poi queste sostanze possono essere assunte dall’organismo di chi mangia la carne, anche dei bambini con un organismo in via di sviluppo”. L‘Italia è uno dei maggiori con il maggior impatto di antibiotico-resistenza, che ogni anno solo nel nostro paese causa la morte di circa 10mila persone.

“Serve la politica, l’azione individuale non basta”

“Apriamo un confronto con la politica per capire come ripensare la zootecnia. Ne abbiamo bisogno tutti, perché quando si parla di questo comparto, c’è sempre una difesa dello status quo – dichiara Fabio Ciconte, direttore dell’Associazione Terra!– Questa proposta di legge è importante perché porta un punto di vista nuovo. Tutti noi in questi anni abbiamo denunciato lo scempio degli allevamenti intensivi e poi abbiamo chiesto ai consumatori di consumare meno carne. Il risultato che abbiamo ottenuto è che oggi sono aumentati i vegetariani, è vero, è questo è un risultato senza alcun dubbio. Ma dobbiamo dirci che è aumentata anche la produzione di carne. L’azione individuale quindi è necessaria ma non sufficiente. Ecco perché ora serve la politica

I parlamentari che si schierano

Al convegno sono intervenuti anche alcuni parlamentari che appoggiano la moratoria. Secondo Michela Vittoria Brambilla, deputata di Noi Moderati, “Il nostro paese è parte del sistema e tende a reagire allo stesso modo nella difesa della zootecnia intensiva. L’80% dei fondi Pac verrà dato al 20% delle aziende, di fatto le più grandi e le più inquinanti”. Eleonora Evi (Pd) sostiene: “Spesso, questi temi sono fanalino di coda se non completamente assenti nel dibattito pubblico. Il prezzo da pagare è altissimo e oggi non lo paga nessuno, se non noi in termini di morti premature e assenza di servizi ecosistemici. E lo pagheranno le prossime generazioni che si troveranno un pianeta meno vivibile”. Francesco Emilio Borrelli (Avs) punta, invece, il dito sulla crociata contro la carne coltivata: “È una delle soluzioni possibili. Il rapporto di capi necessari per la stessa produzione di carne degli allevamenti è di 1 a 500mila. Ma la carne coltivata oggi è osteggiata dalle stesse organizzazioni che sono fornitrici di carne per McDonald’s”.

“La proposta venga discussa al più presto in Parlamento”

“Le conseguenze degli eventi climatici estremi cui assistiamo proprio in questi giorni in diverse parti d’Italia, ma anche l’aggravarsi di epidemie come la peste suina, la crisi delle aziende agricole di piccole dimensioni, l’uso insostenibile di risorse limitate come acqua e suolo, impongono una trasformazione del sistema zootecnico attuale. Un sistema che il nostro Paese, così come gli altri Stati Ue, è chiamato a ripensare, in linea con quanto emerso anche dalle conclusioni del Dialogo Strategico sul futuro dell’agricoltura europea”, dichiarano le associazioni proponenti. “Per questo, chiediamo che la nostra proposta di legge sia al più presto discussa in Parlamento. Inoltre, presentiamo oggi una mozione a disposizione dei Consigli comunali italiani per rafforzare la partecipazione delle comunità locali nella gestione dei territori che vivono le ricadute ambientali e socio-sanitarie degli allevamenti intensivi”. Ilaria Scarpetta, ufficio affari istituzionali Wwf Italia, chiarisce che la proposta di legge tiene conto del fatto che “per una transizione giusta sarà necessario un fondo pubblico per la riconversione”.

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La mozione

La mozione promossa da Greenpeace Italia, Isde – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e Wwwf Italia è già a disposizione di tutti i Consigli comunali che intendono discuterla e si propone quale strumento a sostegno dei principi alla base della proposta AC 1760, presentata lo scorso febbraio dalle cinque associazioni a Montecitorio. Il testo di legge propone nell’immediato una moratoria all’apertura di nuovi allevamenti intensivi e all’aumento del numero di animali allevati in quelli già esistenti. Per incoraggiare la transizione ecologica delle grandi e medie aziende, prevede inoltre un piano di riconversione del comparto, finanziato con un fondo dedicato, e punta a rendere protagoniste le piccole aziende agricole, in favore di una transizione verso un modello basato su tecniche agro-ecologiche, su un uso efficiente delle risorse e sull’accesso a un cibo sano e di qualità, sulla creazione di filiere che garantiscano il giusto compenso a lavoratori e aziende.