Sempre più italiani rinunciano alla carne, seguendo un regime alimentare vegetariano o vegano: 1 su 8 nel nostro Paese la pensano così. Ma, soprattutto quando si comincia ad optare per una dieta senza derivati animali, ci si trova di fronte a tanti pregiudizi e tanti dubbi, tra i quali “Riuscirò a sostituire l’apporto della carne con dei prodotti vegetali”?. La risposta è affermativa, come dimostra l’intervista a Paola Segurini, responsabile area veg di Lav, che segue. Tra le opzioni da valutare, c’è sicuramente la soia: il test di copertina del numero appena uscito del Salvagente è proprio dedicato a offrire delle risposte agli appassionati di burger, cotolette e polpettine a base di soia. Ne abbiamo infatti, portate in laboratorio ben 18, prodotte dai big del settore, a marchio dei supermercati, offerti nei negozi di biologico e perfino nei discount.
Dottoressa Segurini, quali sono le conseguenze negative del modello alimentare attuale?
Il modello alimentare attuale partecipa da protagonista al cambiamento climatico, tramite il grande contributo all’aumento dei Gas Serra, alla deforestazione e alla mancata forestazione, al cambio di uso di suolo e alla perdita di fertilità del terreno a causa del sovra sfruttamento delle terre. E’ responsabile inoltre dell’inquinamento dei terreni, dell’aria, delle falde acquifere e dei mari e dell’utilizzo di enormi quantità di acqua. Mangiando come facciamo oggi, permettiamo che la produzione di carne, latte e uova sottragga suolo e acqua alle colture destinate al consumo umano diretto. Tali risorse sfamerebbero moltissime più persone – e contribuirebbero ad una più equa mondiale distribuzione dei beni – rispetto alle coltivazioni impiegate per la produzione di mangimi per gli animali, visto che a oggi il 90% della soia prodotta nel mondo non è per consumo umano. In sostanza, un ettaro di terreno utilizzato per la produzione di uova, latte o carne nutre tra le 5 e le 10 persone, mentre la stessa superficie coltivata a verdura, frutta, cereali o grassi vegetali provvede il sostentamento per 20-30 individui umani.
E poi ci sono gli animali
Fattore da non trascurare affatto:la trasformazione di miliardi di animali in ‘macchine’, che comporta anche l’imposizione di elevati costi economici sui cittadini, sotto forma di sovvenzioni pubbliche dirette alle produzioni animali e ai costi aggiuntivi indiretti di natura ecologica, veterinaria e sanitaria.
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Quanto pesano carne e latte sul cambiamento climatico?
Considerato che la popolazione mondiale passerà presto da 7 a oltre 9.3 miliardi, che l’urbanizzazione e lo sviluppo economico di alcune zone porteranno alla necessità di produrre il 70% di cibo in più rispetto a oggi, la richiesta di carne e latticini a causa della transizione alimentare (passaggio al modello occidentale imperante di alimentazione, ipercalorico e di bassa qualità nutrizionale) raddoppierà entro il 2050. E ciò, se non cambiamo modello, porterà gravissime conseguenze anche sull’ambiente.
Perché?
Gli allevamenti sono infatti responsabili dell’emissione di enormi quantità di Gas Serra (anidride carbonica, metano e ossido di azoto, gli attori del riscaldamento globale) in numeri che vanno dal 18% al 51 % a seconda degli studi effettuati. Alla zootecnia sono imputabili il 21% di anidride carbonica da attività umane, il 65 % degli ossidi di azoto (dal letame) e il 72% del metano, in gran parte prodotto dal sistema digestivo dei ruminanti e poi dal letame. Per produrre un chilo di carne sono inoltre necessari fino a 15.500 litri d’acqua.
La dieta vegana è adatta a tutti? Anche ai bambini?
Sì, un’alimentazione a base vegetale, se correttamente pianificata e quindi bilanciata (ma tutte le diete anche quelle più tradizionali dovrebbero essere bilanciate) è salutare, nutrizionalmente adeguata e può apportare benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. E’ inoltre adatta – secondo la Academy of Nutrition and Dietetics (2016), la più importante associazione di professionisti degli USA e del Canada – “in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusi la gravidanza, l’allattamento, la prima e la seconda infanzia, l’adolescenza, l’età adulta, per gli anziani e per gli atleti”.
Perché dovrei scegliere un regime alimentare “vegetale”?
Perché l’alimentazione a base vegetale è maggiormente sostenibile a livello ambientale rispetto alle diete ricche di prodotti di origine animale, in quanto utilizza quantità inferiori di risorse naturali ed è associata a un minor danno ambientale. Un esempio: l’analisi di 14 ricerche autorevoli, che esaminano le emissioni di Gas Serra e l’utilizzo del terreno per un totale di 49 scenari di scelte alimentari, mette in evidenza come passare a un’alimentazione vegan sia la soluzione di maggiore efficacia per tutelare l’ambiente. Adottandola, si possono ridurre le emissioni di un quantitativo che va dal 25% al 55%, rispetto al massimo del 35% a cui possono condurre altri cambi di dieta, tra cui l’opzione per una alimentazione vegetariana, o la riduzione del consumo di carne rossa. (Journal of Cleaner Production, Volume 91, 15 March 2015, Pagg. 1–11 ‘Environmental impact of dietary change: a systematic review’, E. Hallström, , A. Carlsson-Kanyama, P. Börjesson.)
Che lettura consigli per aumentare la “consapevolezza”?
Un testo illuminante, scorrevole e allo stesso tempo ricco di informazioni e dati è ‘Cibo per la pace’, di Will Tuttle (Sonda Editore). Il filosofo dell’educazione americano trasmette nel suo testo intuizioni profonde che ci aiutano a individuare e a prenderci le giuste responsabilità verso noi stessi e gli altri, tramite l’enorme potenziale di cambiamento insito nella consapevolezza dell’effetto delle nostre scelte a tavola.