La California è il primo stato americano a pretendere che Monsanto etichetti il Roundup, il suo erbicida più venduto, come un possibile agente cancerogeno. Cala come una mannaia sulla multinazionale dei pesticidi e degli Ogm la sentenza emessa da un giudice californiano venerdì 10 marzo.
Il giudice della Corte Superiore Kristi Kapetan ha formalizzato la sua decisione dando ragione allo Stato della California che chiedeva l’etichettatura del glifosato come sostanza “conosciuta per essere in grado di provocare il cancro”.
A muovere l’imposizione dello Stato Usa, lo studio Iarc che aveva classificato il pesticida come probabile cancerogeno.
La Monsanto oltre a ricorrere alla Corte nel tentativo (finora vano) di bloccare la richiesta, ha nel frattempo lanciato una campagna contro l’Agenzia internazionale dell’Oms e ora si trova a fronteggiare una imposizione che potrebbe avere forti ripercussioni negli Stati Uniti dove, ha ammesso, la presenza di un’etichetta di questo genere potrebbe incidere negativamente sulle vendite di glifosato.
Anche al di qua dell’oceano i problemi per la multinazionale non mancano, con la petizione europea organizzata di WeMove (sostenuta anche dal Salvagente) che ha già raccolto centinaia di migliaia di firme di cittadini europei che chiedono che la Ue non rinnovi l’autorizzazione al glifosato. L’Agenzia delegata dalla Commissione europea, come si è saputo in questi giorni, dovrebbe emettere a breve un parere (ulteriore) sulla pericolosità dell’erbicida, ma già è stata accusata di conflitti di interesse poco rassicuranti.
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