Nell’era della sharing economy anche le nostre case si sono aperte alla condivisione: se prima chi aveva una seconda casa la lasciava spesso vuota o cercava una persona fidata per un affitto a lungo termine, oggi siamo molto più propensi ad “ospitare” estranei che hanno bisogno di un appartamento per qualche giorno. Grazie alla diffusione di piattaforme come Airbnb il rapporto degli italiani con la propria casa è radicalmente cambiato e, come succede da tempo in altre capitali europee, anche a Roma si sta diffondendo la moda di mettere il proprio appartamento in rete, a disposizione del turista o del lavoratore di passaggio.
Arrivare in cima agli annunci
Più che di una moda stiamo parlando di un cambio di mentalità che ha permesso la nascita di un nuovo mercato: quello dei servizi di hosting, ovvero società che si occupano di gestire questi soggiorni in tutte le loro fasi. Dalla consulenza sull’arredamento, per rendere l’appartamento più “attraente” e farlo comparire tra i primi annunci in rete, ai servizi di pulizia, cambio della biancheria e accoglienza, queste società offrono una soluzione concreta ai proprietari di casa che non hanno tempo per occuparsi di queste attività.
Una delle aziende leader di questo nuovo mercato è Hostmaker, nata nel 2014 dall’intuizione di Nakul Sharma, un enfant prodige dell’hotellerie mondiale, oggi Ceo dell’azienda. L’idea alla base di Hostmaker è molto semplice: oggi il concetto tradizionale di albergo è stato messo in crisi dalle piattaforme tecnologiche che fanno incontrare direttamente domanda e offerta, ma essere ospitati in una casa non vuol dire non cercare determinati servizi. Questo ha aperto la porta ad operatori in grado di trasformare la permanenza in appartamento in un’esperienza simile a quella di un albergo, offrendo gli stessi servizi tagliati su misura. Dunque si passa dalla standardizzazione dell’hotel al valore aggiunto della personalizzazione. Ed è per questo che cresce sempre i più il numero di persone che preferisce questo tipo di esperienza, anche più intima, all’hotel tradizionale. Sharma ieri era in visita a Roma ed ha presentato alcuni dati che dimostrano quanto questo fenomeno sia in crescita. Partita con un investimento personale di appena 50.000 euro, in soli 3 anni Hostmaket ha raccolto quasi 10 milioni di finanziamenti e questo basta a testimoniare il grande interesse da parte degli investitori. Oggi, considerando solo le 25-50 maggiori capitali di tutto il mondo, Hostmaker gestisce annunci per oltre 250.000 appartamenti per un mercato che vale 2,5 miliardi di euro e che cresce del 100% ogni anno, con punte del 300% in città come Tokyo. In pochissimo tempo quindi Hostmaker è diventata il principale operatore di servizi di hospitality su misura per la sharing economy.
Il 20% dell’affitto
Sono due i tipi di servizi offerti da Hostmaker:
- pacchetto completo a fronte di una percentuale del 20% sul prezzo dell’affitto Airbnb;
- pacchetto Pay as you go, che permette di pagare solo per il servizio scelto.
Il servizio si divide in 4 fasi:
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- consulenza sull’arredamento offerta da un team di esperti, per rendere più attraente l’appartamento;
- pulizia;
- guest experience, ovvero presa in carico del cliente dal suo primo contatto fino alla partenza;
- dynamic pricing ovvero una strategia di prezzo dinamica che, attraverso un algoritmo elaborato ad hoc, permette di modulare il prezzo in base alla stagione e ad altri fattori collaterali che possono influenzare il mercato.
“Si può guadagnare fino al 30% in più”
La maggior parte dei clienti sceglie il pacchetto completo perché si affida totalmente ad esperti del settore per non avere più alcun pensiero di gestione, e perché grazie a questa strategia dinamica sui prezzi, in una città come Roma può guadagnare fino al 30% in più rispetto ad un affitto tradizionale. Non sono cifre campate in aria, ma il risultato di precise previsioni di incasso che si possono calcolare direttamente sul sito di Hostmaker. Provare per credere!