Airbnb, la stretta italiana è solo un favore agli albergatori

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Dopo la stretta di New York per limitare e regolamentare l’esplosione di Airbnb, in grado di stravolgere il tessuto abitativo delle grandi città, è in dirittura di arrivo il testo italiano, che sembra tagliato solo per fare un favore a Federalberghi

Dopo la stretta di New York per limitare e regolamentare l’esplosione di Airbnb, in grado di stravolgere il tessuto abitativo delle grandi città, arriva il testo italiano, che sembra tagliato solo per fare un favore a Federalberghi.

Il testo depositato

in Italia, intanto, sembra che il nuovo regolamento su cui ha lavorato il ministero del Turismo, presieduto da Daniela Santaché, sia arrivato alle battute finali. Secondo quanto riporta il Sole 24 ore, l’ufficio legislativo del Ministero del Turismo ha inviato alle associazioni che hanno partecipato ai lavori di discussione di questi mesi la nuova bozza del provvedimento. Da quello che trapela, sembra che tra le tante ipotesi messe in piedi negli ultimi mesi rimangano in piedi solo quelle che mirano a evitare l’attività illegale dei Bnb e a limitarne gli affitti brevissimi.

A differenza di New York, nessuna novità anti-gentrificazione

Mentre New York, dal 5 settembre, decide di imporre un numero massimo di giorni l’anno per cui è possibile affittare la stanza in casa (30), e soprattutto, impone l’ospitalità a massimo 2 persone contemporaneamente per appartamento e solo per host che siano residenti e abitino effettivamente nella stessa casa, in Italia si punterà all’obbligo di pernottamento di almeno due notti. Cosa cambi in termini di contrasto allo spopolamento dei quartieri centrali delle grandi città, della gentrificazioni delle zone turistiche che fanno schizzare in alto gli affitti e i costi degli immobili, non è chiaro. Anche perché, il turista mordi e fuggi, quello per capirci che invade le strade di Firenze o Venezia spendendo poco sul territorio, potrà comunque pernottare una sola notte in albergo.

Il codice identificativo

Le altre novità saranno l’obbligo di registrare l’immobile con un codice identificativo nazionale, che andrà esposto in ogni annuncio, pena una multa dai 500 ai 5mila euro e la rimozione dell’annuncio (5mila euro è anche la sanzione prevista per chi affitta la casa per un solo giorno). A monte, il proprietario che non richiederà il Cin rischia fino a 8mila euro di sanzione.

L’adeguamento alle normative antincendio

Nella bozza del testo del governo c’è anche l’obbligo di adeguare le case da affittare alla stessa disciplina degli alberghi in termini di sicurezza, con dispositivi antincendio e di rilevazione del monossido di carbonio.

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Bene per Federalberghi, male per l’Associazione dei gestori affitti brevi

Soddisfazione da parte di Federalberghi che aveva chiesto esplicitamente l’adeguamento alla normativa di sicurezza e di limitare gli affitti brevissimi. Di tutt’altro parere Marco Celani, presidente dell’Associazione italiana gestori affitti brevi (Aigab), che al Sole 24 ore spiega parla di una regolamentazione “peggiorativa, con restrizioni dirette volte a rendere meno conveniente il ricorso a questo strumento (come quelle del minimum stay esplicitamente richiesta da Federalberghi per i 14 comuni metropolitani e i comuni a densità turistica alta e molto alta) o rendere più complicata la vita del locatore (costringendolo all’uso di una agenzia immobiliare, a diventare imprenditore nel caso di tre immobili)”. Inoltre, aggiunge Celani,”è stato rimosso ogni riferimento alla figura dei gestori professionali, categoria di imprenditori che oggi conta circa 30mila professionisti, che si intravedeva nel precedente documento con la richiesta all’Istat di un codice Ateco specifico”.