Un popolo di appassionati di raccolte punti del supermercato. Archiviata la stagione del vecchio sistema che prevedeva una semplice tabella di cartone dove incollare i bollini ricevuti dopo la spesa, gli italiani si sono fatti sedurre dalle carte fedeltà di nuova generazione, veri e propri conti elettronici che monitorano i nostri acquisti e si basano su complicati programmi multiofferta e multipartner.
Quasi sicuramente anche il nostro supermercato di fiducia avrà stretto svariati rapporti commerciali e ci proporrà di tramutare i nostri punti in buoni sconto da utilizzare quando facciamo benzina o per fare acquisti su siti di abbigliamento, viaggi, tempo libero, e così via. In alcuni casi ci offrirà di sottoscrivere un contratto di assicurazione o di fornitura elettrica per accumulare altri punti.
La sorpresa dopo la raccolta
Capire come destreggiarsi in questo nuovo labirinto non è facile, e tanto meno farsi abbindolare da “premi” che sono tutt’altro che convenienti. E già, perché come abbiamo scoperto in un test che pubblichiamo integralmente sul nuovo numero del mensile il Salvagente in edicola analizzando 8 raccolte premi attualmente in vigore in altrettante catene di supermercati, in alcuni casi la convenienza è del tutto assente e la corsa ad accumulare punti non viene ricompensata con un vero regalo, ma con un prodotto pagato quasi a prezzo di mercato. E non proprio “all’ultimo grido”.
Un ottimo esempio, si fa per dire, è il catalogo dei supermercati Auchan. Il criterio di raccolta dei punti è cambiato un paio d’anni fa proprio perché il vecchio sistema, che garantiva un punto ogni euro di spesa, si era rivelato troppo “generoso” coi clienti. Ma il nuovo criterio, che assegna punti quasi esclusivamente con l’acquisto di prodotti a marchio Auchan, è caduto nell’eccesso opposto tanto che è diventato quasi impossibile raggiungere la soglia prevista per la maggior parte dei premi. Se prima, infatti, 1.000 euro di spesa corrispondevano più o meno a 1.000 punti, adesso per ottenere lo stesso risultato bisogna spendere meno (circa un terzo), ma in acquisti di prodotti a marchio Auchan. Questo meccanismo, al netto di bonus punti offerti di tanto in tanto, non permette al consumatore di programmare le sue spese in funzione del premio che desidera: mentre prima sapeva esattamente quanto ancora doveva spendere per raggiungere il risultato, adesso c’è il rischio che non lo raggiunga in tempo, prima della scadenza della raccolta.
Il premio? Lo paghiamo a prezzi di mercato
Facciamo un esempio concreto e immaginiamo di esserci innamorati del forno a microonde della raccolta premi Auchan. Per ottenerlo servono 17.000 punti (cifra oggettivamente difficile da raggiungere con questo criterio) oppure 8.500 e un “contributo” di 60 euro. Ed è a questo punto che la convenienza salta del tutto: facendo una semplice ricerca on line si scopre che il prezzo del prodotto è praticamente pari al contributo economico che ci viene chiesto per ottenere il premio. Fatica sprecata, con il rischio che ci si ritrovi con un prodotto, pagato quasi a prezzo di mercato, e praticamente già vecchio.
Questo discorso non vale soltanto per il catalogo Auchan, ovviamente: come è emerso dalla nostra analisi, sono soltanto tre i cataloghi in cui il contributo economico richiesto è inferiore alla metà del prezzo di mercato.
Restando sempre al nostro forno a microonde, il catalogo Elite offre un modello della stessa marca ma con caratteristiche superiori a 59 euro + 8.500 punti, quindi quasi alle stesse condizioni del catalogo Auchan. In questo caso però il criterio di raccolta punti è più facile (1 punto ogni euro di spesa) e la qualità dell’elettrodomestico migliore.
Chi vale meno
Stesso apparecchio, con una potenza ancora superiore, altro catalogo: scorriamo le pagine di quello dei supermercati Dok e lo troviamo a 59 euro + 7.000 punti, a fronte di un prezzo di mercato di 110-130 euro. E qui la convenienza è tangibile.
Nel catalogo Conad troviamo un forno a microonde di un’altra marca, il cui prezzo di mercato si aggira sugli 80 euro, ma possiamo portarlo a casa pagando meno della metà (27,50 euro contro i 59 di Elite) e con un terzo dei punti (2.750 contro 8.500).
Infine, c’è il discorso qualità: i premi offerti dal catalogo Esselunga, ad esempio, sono qualitativamente superiori agli altri e, facendo un semplice calcolo, scopriamo che il valore dei punti Esselunga non viene vanificato quando si trasforma in premio, anzi aumenta. Un esempio?
Il tostapane Smeg offerto a 49 euro + 5.000 punti o gratis con 9.900 punti. Il prezzo di mercato si aggira sui 120-130 euro e questo vuol dire che 1.000 punti Esselunga, tramutati in premio, valgono circa 13 euro mentre se li trasformiamo in buoni spesa ci fruttano 10 euro. Impossibile applicare la stessa equazione al catalogo Auchan dove, lo abbiamo visto, il valore dei punti molto spesso si azzera. E questa svalutazione è lampante anche in altri casi.
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