Cosa sono i Raee? “Per molti una nuova sigla esoterica”, commenta ironico nell’intervista al Salvagente Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente di Montecitorio. Purtroppo, nonostante le nostre case ne siano piene, i Raee, i Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche non godono di grande notorietà: 3 italiani su 4 non sanno cosa siano, mentre il restante quarto ne ha una vaga idea. Soltanto un italiano su 10 ha una conoscenza pertinente. Non aiuta certo l’impreparazione dei negozi, come ha testimoniato la nostra inchiesta video, che da quest’estate devono accettare anche l’uno contro zero dei piccoli prodotti elettronici. E nel 37% dei casi, anche dopo che viene suggerita la definizione della sigla, non si ha idea di cosa si stia parlando. In alcune zone del paese, ad esempio nella città di Catania, la percentuale sfiora il 50%. È il quadro piuttosto sconcertante che emerge dall’indagine Ipsos condotta per conto di Cittadinanzattiva ed Ecodom e presentata oggi a Roma nell’ambito del convegno “Gli italiani e i Raee: dall’uno contro uno all’uno contro zero”. Come è ovvio che sia, la scarsa conoscenza di questi rifiuti incide negativamente sulle modalità di smaltimento. Anche se dall’indagine emerge il prevalere di comportamenti virtuosi, come il ricorso all’azienda municipalizzata (nel 60% dei casi), non mancano le cattive abitudini che incidono in modo più elevato tra chi non ha dimestichezza con questi rifiuti. Il 17% del campione ha dichiarato di non aver smaltito in modo corretto gli ultimi tre rifiuti elettrici-elettronici, gettandoli tra i rifiuti generici o nel contenitore della plastica.
I cittadini dovrebbero far di più
La situazione è migliorata rispetto a cinque anni, ma siamo ben lungi dalla piena consapevolezza, anche per il forte gap percettivo rispetto a quali elettrodomestici vengono smaltiti nel modo scorretto. Tuttavia, caso più unico che raro, gli italiani si prendono la colpa di questi comportamenti scorretti: il 35% crede che la responsabilità sia dei cittadini e questo dato non è scontato visto che di solito si tende ad addossare ad altri la colpa. Al secondo posto ci sono le amministrazioni pubbliche (con il 30%) seguite da distributori (13%) e produttori (11%).
La conoscenza del decreto Uno contro uno, in vigore dal 2010, è aumentata del 13% in 5 anni, ma si attesta su una percentuale comunque molto bassa: solo il 30% del campione dichiara di conoscerlo e il 26% di questi non sa esattamente cosa prevede. Se poi parliamo del decreto Uno contro zero, che da luglio scorso ha sostituito il precedente, la conoscenza raggiunge appena il 18%. Eppure, secondo gli intervistati il decreto ha una grande potenzialità per l’aumento della raccolta dei Raee perché semplifica molto le modalità di smaltimento del rifiuto. Dal 22 luglio, infatti, basta recarsi in un negozio di elettronica abbastanza grande (con una superficie di vendita superiore ai 400 metri quadri) e lasciare il nostro piccolo rifiuto in appositi contenitori senza essere obbligati ad acquistare nulla.
Gaudioso: “Bisogna informare i consumatori”
Evidentemente, però, non si è fatto abbastanza per informare i cittadini sull’esistenza di questa possibilità. E questo dimostra che la strada per costruire una vera conoscenza collettiva in tema ambientale è ancora lunga e passa inevitabilmente da una corretta informazione e da una costante sensibilizzazione da parte dei produttori e distributori. Da una parte, come ha sottolineato il segretario generale di Cittadinanzattiva, Antonio Gaudioso, “bisogna mettere in campo azioni che coinvolgano direttamente i cittadini, perché le leggi da sole non bastano”. “Quando si dice il problema è culturale, di solito, si vuole rinviare la soluzione alla generazione successiva, mentre il ruolo dell’educazione civica è quello di fare delle scelte che riguardano il presente, mettendo il cittadino nelle condizioni di smaltire correttamente i rifiuti per recuperare risorse preziose e salvaguardare l’ambiente”.
L’accusa del ministero dell’Ambiente: “Le colpe? Dei produttori e venditori”
A puntare il dito sulle responsabilità di produttori e distributori è stato il presidente del Comitato di Vigilanza e controllo Raee del ministero dell’Ambiente, Sergio Cristofanelli: “La gente non sa cosa siano i Raee ma soprattutto non sa cosa ci deve fare e questo dato è parecchio preoccupante. Siamo a un livello di raccolta che è il più basso tra tutte le tipologie di rifiuto e per me la colpa principale è di distributori e produttori che si devono far carico di far conoscere le modalità di smaltimento di questi rifiuti. Se l’Uno contro uno è ancora sconosciuto al 50% delle persone, la colpa è la loro”. Cristofanelli ha raccontato una sua un’esperienza negativa in un grande centro commerciale alle porte di Roma. “La mia richiesta di consegnare un vecchio phon ha suscitato nel personale del negozio una reazione di sgomento generale. Nessuno sapeva cosa fare e solo dopo essersi consultati con il direttore i commessi hanno preso in consegna il mio phon, ponendolo in un contenitore nascosto nel magazzino. Lì ho scoperto che la possibilità di ritirare questi rifiuti viene percepita come una cosa negativa, mentre io pensavo che il distributore la dovesse reclamizzare come un’operazione virtuosa per l’ambiente. I produttori dal canto loro non fanno nulla. Vedo pubblicità di smartphone in ogni momento, ma in nessun caso si informa il consumatore sulla possibilità di smaltire il vecchio telefonino. Anzi ci sono pubblicità che veicolano anche messaggi scorretti, come quello della ragazza che scaraventa il computer dalla finestra e il camion della nettezza urbana se lo porta via. Come ci arriviamo così alla percentuale del 45% prevista dalla normativa? Il Raee è l’unico rifiuto che sta abbondantemente sotto la soglia di raccolta e dobbiamo prendere conoscenza che qualcosa non funziona. Forse è il momento di pensare a nuove forme di raccolta”.
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La conferma nella nostra inchiesta video
A proposito della responsabilità dei distributori, proprio nei giorni in cui entrava in vigore il decreto Uno contro Zero, il Salvagente ha visitato alcune catene di elettronica a Roma per capire come (e se) si fossero già attrezzate per raccogliere i Raee sotto i 25 cm. Purtroppo abbiamo dovuto constatare che, ai nastri di partenza, solo pochissimi negozi erano pronti a soddisfare gli utenti. Chissà se da allora è cambiato qualcosa!