Il ministro dell’Economia Giorgetti ha dichiarato l’intenzione di sganciare il canone dalle bollette della luce per legarlo ai contratti di telefonia mobile. Una doppia beffa per i cittadini che rischierebbero di pagare molto di più.
È notizia di qualche giorno fa, in effetti passata un po’ in sordina nonostante l’importanza, l’intenzione del ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti di legare il canone RAI alle utenze mobili, che attualmente, in Italia, sono circa 107 milioni.
Secondo quanto sostenuto dal ministro, si vorrebbe sganciare il canone Rai dalla bolletta dell’energia, e valutare altre ipotesi di riscossione, che consentirebbero, aumentando la platea dei cittadini che lo pagano, di diminuirne l’importo, applicandolo appunto, a chiunque possegga un’utenza telefonica mobile, utenze queste, considerate quali nuovi strumenti per fruire dei contenuti televisivi: estendere la platea dei soggetti obbligati a pagarlo, compresi coloro i quali non possiedono un apparecchio televisivo.
Sempre secondo Giorgietti: “Si tratterebbe però di un meccanismo che comporterebbe problemi di applicazione, relativi al calcolo di utenze per nucleo familiare: andrebbe individuato un tetto massimo per evitare il pagamento di una somma più elevata”.
A questo punto, conviene ricordare che attualmente il canone Rai è incluso nella bolletta della luce e, il suo ammontare è pari a 90 euro, diviso in dieci rate da 9,00 euro ciascuna.
L’applicazione del canone nella bolletta dell’energia, trova la sua giustificazione nella presenza di un contratto luce e quindi di un contatore nella casa di residenza, e le uniche ipotesi in cui si può evitare di pagarlo, sempre documentando il tutto con apposita procedura, sono le seguenti:
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- Età superiore ai 75 anni con redditi bassi;
- Possesso seconda casa.
- Mancato possesso del televisore;
- Ricovero in casa di riposo o RSA;
- Morte dell’intestatario della bolletta;
Questa forma di riscossione del canone, se per certo ha aumentato il gettito delle entrate per lo Stato, contestualmente ha creato una serie di problemi per i cittadini consumatori e tali situazioni si ripresenterebbero, chiaramente, se venisse inserito nelle bollette telefoniche.
Sarebbe invece necessario tenere separati servizi che evidentemente sono completamente differenti fra di loro.
A meno di non voler aggravare le difficoltà, già esistenti, nel decifrare le fatture stesse, cosa emersa anche con le fatture dell’energia, per non parlare delle complicazioni, già note, in caso di contestazioni per addebiti non dovuti.
Infine, se nelle bollette luce, la discriminante nell’applicazione è data dalla residenza dell’intestatario, nel caso delle utenze mobili, non c’è questo tipo di legame con l’abitazione dove il televisore si trova. A questo si aggiunga che la Commissione Europea si era espressa contro tale metodologia, e ha da tempo stabilito che il canone in bolletta appesantisce artificiosamente l’importo delle fatture, che diventano più elevate rispetto a quanto effettivamente dovuto per i consumi, definendo, in tal caso, il canone stesso come “onere improprio” che mina la concorrenza del settore.
n particolare, il nodo era rappresentato dal metodo di riscossione dell’imposta, in particolare, dall’obbligo dei fornitori luce di riscuotere oneri estranei al loro settore.
Sarebbe ora di approcciarsi in modo differente alla reale necessità di un servizio pubblico che abbia risorse certe e autonome, che quindi ne garantiscano libertà e pluralità, e conseguentemente, individuare modalità trasparenti e chiare nei confronti dei consumatori, che così potrebbero godere anche di un servizio di qualità, imparziale e indipendente.
In effetti, Il ministro Giorgetti, ha anche avanzato l’idea, senza dare dettagli precisi, che una quota del canone, in particolare quella relativa agli investimenti sostenuti dalla Rai per la capacità trasmissiva, potrebbe essere spostata a carico della fiscalità generale e probabilmente, iniziare a pensare a ipotesi di questo tipo, sarebbe auspicabile: finanziare il servizio pubblico, con la fiscalità generale, anche se solo su una parte del canone.
In quest’ottica, va anche considerata la nota n. 9668 del ministero dello Sviluppo Economico, del 20-04-2016, che ha escluso dal pagamento del canone computer, smartphone, tablet, ed ogni altro dispositivo, se privi del sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare.
È evidente, allora, che la situazione, almeno per i consumatori, non migliora se il canone viene tolto dalle bollette luce e trasferito su quelle delle utenze mobili!
Inoltre, oltre a quelli esposti, ci sono una serie di dubbi sulla concreta operatività. Si pensi alle famiglie che magari hanno più device: con che criterio verrebbe applicato il canone? Lo pagherebbero tutti i componenti con la conseguenza di sborsare molto di più?
Infine, i gestori telefonici, gravati da tale riscossione, potrebbero anche pensare di aggiungere dei costi sui piani telefonici e alla fine, sarebbero sempre i consumatori, la parte più debole, a subirne le conseguenze negative.