Depositare un brevetto, un’idea o un marchio, è un’operazione semplice. Si può fare online. Meno semplice è lo sviluppo delle idee originali. Per nulla scontata, però, è la concessione di quello che è un diritto.
Eravamo agli albori del secolo breve. Un giovane Einstein faceva il funzionario federale all’Ufficio brevetti di Berna. “Un lavoro noioso”, racconterà qualche tempo dopo il fisico genio che, quando era soltanto Albert, veniva persino soprannominato lo “stupidello”, per via del suo essere “strano”, taciturno, un ragazzo che ripeteva le frasi a sé stesso.
Ma sarà proprio quell’ufficio, come preciserà lui stesso, a “tirare fuori il meglio di una persona”. Tra scartoffie polverose e un via vai di gente allo sportello, Einstein comincia ad elaborare la teoria della relatività.
“Non devi pensare a quel che fai – è la lezione di Einstein – Fallo in automatico, che tanto il tuo cervello lavora. Ero seduto nell’Ufficio brevetti a Berna – confida – quando all’improvviso mi ritrovai a pensare: se una persona cade liberamente, non avverte il proprio peso. Sobbalzai. Questo pensiero semplice mi colpì profondamente e mi spinse verso una teoria della gravitazione”. Da quel momento muoverà i primi passi la scoperta del secolo.
Ma le idee, di qualsiasi genere, andrebbero tutelate, protette, compresa la firma di chi le ha ideate. In Italia l’Uibm (Ufficio italiano Brevetti e Marchi) nasce nel 1939, quando è chiaro che il Novecento sarà anche il secolo delle invenzioni. L’Uibm è tra gli organismi internazionali di tutela della proprietà intellettuale, introdotto dalla legge per:
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· Il contrasto internazionale dell’italian sounding;
· La programmazione annuale delle misure di valorizzazione e tutela dei titoli di proprietà industriale per la stabilizzazione del sostegno pubblico alle piccole e medie imprese;
· La tenuta del registro dei marchi storici;
· La gestione della procedura nazionale della domanda internazionale di brevetto;
· La promozione all’estero dei marchi collettivi e di certificazione;
· La valorizzazione del processo di innovazione delle start-up innovative.
Come funziona oggi? Come si brevetta un’idea? Quanto costa e quali sono i diritti e i doveri di chi deposita un brevetto? Il ministero delle Imprese e del Made in Italy chiarisce alcuni aspetti che potranno tornare utili nel caso vogliate depositare un’idea e tutelarne l’appartenenza.
Come si deposita un brevetto?
Il singolo ideatore, o più inventori, compresi gruppi oggi chiamati startupper (aziende di start-up), possono presentare domanda all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, presso il ministero delle Attività Produttive a Roma.
La domanda può essere presentata anche presso gli appositi uffici territoriali delle Camere di Commercio, nelle apposite sedi preposte all’accoglimento delle domande di brevetto e di marchio.
La richiesta può essere inoltrata anche online, in modo più semplice, economico e veloce cliccando qui, sul portale governativo.
Il deposito telematico consente il pagamento contestuale tramite la piattaforma digitale PagoPa, per mezzo di carta di credito, bonifico bancario o altra modalità di pagamento previsto da tale piattaforma.
Cosa si può brevettare?
La legge fa una distinzione importante tra “brevettazione” e “registrazione”. Sul sito del ministero si legge che la proprietà industriale comprende marchi e altri segni distintivi, indicazioni geografiche, denominazioni di origine, disegni e modelli, invenzioni, modelli di utilità, topografie dei prodotti a semiconduttori, informazioni aziendali riservate e nuove varietà vegetali. Questi diritti, validi limitatamente al territorio nazionale, si acquistano mediante brevettazione, registrazione o negli altri modi previsti dal codice della proprietà industriale.
Pertanto, possono essere brevettabili:
· Le invenzioni;
· I modelli di utilità;
· Le nuove varietà vegetali.
Invece, tramite la registrazione, si possono acquistare:
· I marchi;
· I disegni e modelli;
· le topografie dei prodotti a semiconduttori.
Quanto costa il brevetto?
Depositare un marchio individuale costa 101 euro per una classe (vale a dire tipologia). Su questo sito si trova l’elenco della classificazione internazionale dei brevetti.
A quella somma bisogna aggiungere 34 euro per ogni classe aggiuntiva.
Un marchio collettivo richiede il pagamento di 337 euro per una o più classi (+ 34 euro se la richiesta è accompagnata da una lettera d’incarico).
Poi ci sono i costi delle imposte. La marca da bollo costa 42 euro (per il deposito tramite modello online), 16 euro (per il deposito di domanda cartacea presso la CCIAA – Camera di Commercio), 16 euro (per il deposito postale).
Nel computo vanno inseriti anche i diritti di segreteria per la CCIAA (non dovuti in caso di deposito telematico della domanda). Questi costano 40 euro.
Naturalmente ci sono le spese da sostenere anche per tenere in vita un brevetto, che variano a seconda della durata degli anni (Qui il dettaglio del tariffario) .
Come dev’essere un’idea
Solo in Lombardia, nel 2022 la Lombardia, sono state depositate 1547 domande per depositare brevetti presso lo European Patent Office (Epo). Su questo territorio italiano è stato depositato il 31,8% dei brevetti del totale nazionale. Ma quelli concessi a livello nazionale sono stati circa 9 mila nel 2021, in gran parte per invenzioni industriali (7.248) e 1.765 per modello di utilità.
Queste invenzioni devono però passare prima l’esame preliminare, dopodiché dovranno essere illustrate in dossier brevettuali da inviare all’Ufficio Europeo dei Brevetti per la ricerca di anteriorità (sono idee originali e nuove?) e per l’analisti propedeutica alla concessione del relativo titolo. Dunque, la concessione non è affatto scontata e non tutto è brevettabile.
I requisiti di brevettabilità
L’idea, l’invenzione, devono avere dei requisiti per poter essere brevettabile. I funzionari ministeriali illustrano queste prerogative necessarie al fine dell’ottenimento di questo diritto.
Un’invenzione brevettabile deve rappresentare una soluzione nuova ed originale di un problema tecnico. L’oggetto dell’invenzione può essere un prodotto materiale oppure un metodo di produzione di beni o di realizzazione di un servizio, e deve rispondere a 3 requisiti necessari ai fini della validità del brevetto. Eccoli:
Un’idea deve essere nuova e mai divulgata prima (requisito di novità)
Il ministero precisa che un’invenzione è considerata nuova se non è già compresa nello stato della tecnica, ossia in tutto ciò che è stato reso accessibile al pubblico, in Italia o all’estero, prima della data di deposito della domanda di brevetto mediante divulgazione scritta od orale, una utilizzazione o un qualsiasi altro mezzo.
Ad esempio, un’invenzione identica a quella oggetto della domanda di brevetto che sia stata realizzata da un terzo, ma mai divulgata, non compromette la novità della domanda.
Se, invece, quest’ultimo l’ha già diffusa in qualunque modo in Italia o all’estero, l’altrui invenzione non potrà più essere considerata nuova.
Anche la pubblicazione dell’invenzione in un giornale scientifico, la relativa presentazione in una conferenza, l’utilizzo in ambito commerciale, l’esposizione in un catalogo costituiscono atti in grado di annullare la novità dell’invenzione. Per questo è importante che l’idea o l’invenzione non siano rivelate, anche accidentalmente, prima che sia depositata la domanda di brevetto.
Inoltre, è consigliabile non comunicare informazioni a terzi riguardante tale invenzione. Prima di ottenere il brevetto viene sottoscritto un accordo di segretezza.
L’idea deve essere originale (requisito di attività inventiva)
L’originalità dell’invenzione si evince dalla sua attività e messa in pratica. Significa che, per una persona esperta del ramo, non deve risultare in modo evidente dallo stato della tecnica. Si tratta del cosiddetto requisito della non ovvietà, fondamentale affinché i brevetti siano concessi solo a opere, idee e invenzioni che siano il frutto di un processo inventivo o creativo, e non frutto di processi che una persona potrebbe facilmente dedurre da quanto già esiste, con ordinaria abilità nel campo tecnologico relativo.
Molti giudici delle Corti di giustizia nei vari paesi del mondo hanno stabilito che un’attività inventiva è insufficiente quando riguardano, per esempio:
· Il mero cambio di un’unità di misura;
· Il rendere un prodotto portatile;
· La sostituzione e il cambiamento di un materiale;
· La sostituzione di una parte con un’altra avente stesso funzionamento.
Anche l’applicazione di una precedente invenzione a un campo diverso da quello in cui l’invenzione originaria è stata concepita, è stata reputata non brevettabile.
L’idea deve essere realizzabile (requisito di industrialità)
Un’invenzione deve essere applicabile dal punto di vista industriale. Inoltre, l’oggetto deve poter essere fabbricato o utilizzato in qualsiasi genere di industria, compresa quella agricola.
Si intuisce che non può essere un semplice processo intellettuale, ma deve essere tecnicamente realizzabile e capace di condurre ad un risultato immediato nell’ambito della tecnica industriale. Quindi pratica e concretizzabile.
Un’invenzione utilizzabile dal punto di vista industriale (nel senso più ampio dell’aggettivo) può ottenere il brevetto. Non può essere concepita solo come un processo puramente estetico e speculativo.
Ad esempio, le invenzioni basate sulla realizzazione di un “moto perpetuo” sono state reputate non brevettabili perché prive del requisito di industrialità. È il caso di un dispositivo che produce in uscita più energia di quella che consuma, perché contrasterebbe con il principio di conservazione dell’energia.
Quanto dura un brevetto?
I brevetti hanno una scadenza. L’invenzione ha durata massima di 20 anni dalla data di registrazione. Il brevetto per modello di utilità dura 10 anni.
Perché è importante il brevetto
La concessione di questo diritto garantisce la titolarità del marchio e dell’idea, importanti soprattutto in un regime di mercato libero, dove il rischio di plagio o di “furto” dell’idea è sempre in agguato.
L’inventore, dunque, ha l’esclusività sulla realizzazione e vendita del prodotto, impedendo ad altri di produrre, vendere, o copiare il prodotto e l’idea.
Inoltre, il titolare acquisisce anche il diritto allo sfruttamento patrimoniale sull’invenzione, che può vendere, cedere a terzi. Invece, non sono vendibili o cedibili il diritto morale alla paternità dell’invenzione.
Ad esempio, nessuno potrà mai rinnegare la titolarità dell’invenzione di Facebook Meta a Mark Zuckerberg. Anche se le appassionanti guerre tra i colossi dei brevetti non mancano anche nella storia recente.