La campylobatteriosi mette in pericolo la vita di milioni di bambini nei paesi poveri del mondo. Non solo, l’infezione causata dal batterio del campylobacter aumentano anche in Europa: oltre alle norme igieniche di base è necessario abbandonare alcune credenze popolari, come quella che lavare il pollo sia corretto
Listeria, salmonella, botulino, escherichia coli, campylobatteriosi: sono tra le principali intossicazioni alimentari che ancora oggi rischiamo a tavola e in cucina. Le cronache documentano casi quotidiani di pazienti che rischiano persino il decesso anche semplicemente cucinando della carne. Lo sa molto bene Tereza Sauer, sportiva e istruttrice di boxe e yoga che dal ring si è ritrovata a lottare contro la morte per una ferita a un’unghia. Un pollo acquistato al mercato di Bali, in Indonesia, e trattato nella sua cucina, le ha portato un batterio poco conosciuto ma molto pericoloso nel suo intestino. La ferita sull’unghia ha aperto un’autostrada al temuto Campylobacter, costringendola a cure intensive quando è rientrata in Repubblica Ceca.
Cos’è il Campylobacter
L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) indica il batterio Gram negativo Campylobacter quale responsabile della malattia infettiva definita campylobatteriosi. Negli anni Cinquanta del Novecento era considerata una rara batteriemia nelle persone immuno-compromesse. Nel 1972 è stata individuata come causa di malattie diarroiche. La maggior parte delle infezioni (circa il 90%) è provocata dalle specie C. jejuni e C. coli, mentre meno frequenti sono quelle causate dalle specie C. lari, C. fetus e C. upsaliensis.
Ancora oggi la campylobatteriosi è una delle malattie batteriche gastrointestinali più diffuse al mondo e il suo tasso di incidenza ha superato in alcuni paesi europei quello relativo alle salmonellosi non tifoidee. La sua diffusione negli ultimi 10 anni ha, infatti, registrato un incremento e rappresenta un problema di salute pubblica di impatto socio-economico considerevole.
Che sintomi dà il Campylobacter?
Agli occhi del microscopio il Campylobacter si presenta in forma di bacilli mobili a forma di bastoncino ricurvo o spiraliforme. Questi batteri causano nell’uomo la campylobatteriosi, una malattia che può avere un’incubazione da un giorno a una settimana, a seconda dei casi.
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I sintomi sono solitamente leggeri o moderati e consistono in:
- diarrea;
- dolori addominali;
- febbre;
- mal di testa;
- nausea e vomito.
La durata di questi sintomi in genere varia da 1 a 7 giorni, ma nel 20% dei casi circa può superare anche la settimana.
I sintomi più gravi della campylobatteriosi
Manifestazioni più gravi della malattia si verificano in meno dell’1% dei pazienti, solitamente in soggetti molto anziani o molto giovani. Quando l’infezione degenera in modo grave, si possono manifestare questi sintomi:
- meningiti;
- endocarditi;
- aborti settici.
Si può morire di campylobatteriosi?
Pazienti con deficit di immunoglobuline possono presentare infezioni gravi, prolungate e ricorrenti. Il tasso di mortalità è basso, ma per i pazienti più vulnerabili (bambini, anziani e immuno-compromessi) il cui numero nell’Unione europea è in crescita, le conseguenze della malattia possono essere molto gravi. Negli Stati poveri del mondo è una vera emergenza sociale.
Inoltre, la campylobatteriosi è stata associata a diverse sequele croniche che includono artrite reattiva, infiammazioni a carico di fegato e reni e la sindrome di Guillain-Barré.
A causa della mancanza di caratteristiche cliniche specifiche, la campylobatteriosi è difficile da distinguere dalle altre patologie gastrointestinali. Una diagnosi definitiva può essere effettuata solo attraverso l’analisi microbiologica di campioni clinici.
Come si contrae la campylobatteriosi?
Episodi epidemici di infezione da batterio Campylobacter sono stati associati prevalentemente al consumo di acqua o latte contaminati, alimenti a rischio consumati crudi e, occasionalmente, a carne di pollo.
La trasmissione del Campylobacter attraverso il latte può essere facilmente controllata tramite la pastorizzazione e quella attraverso l’acqua con un sicuro sistema di potabilizzazione.
Carni di maiale e di ruminanti sono generalmente considerate a basso rischio, tuttavia le frattaglie crude di questi animali sono a rischio piuttosto elevato di trasmissione.
Anche i prodotti freschi, se consumati crudi, sono a rischio e quindi, per ridurre al minimo la diffusione del Campylobacter, è indispensabile incrementare l’applicazione di misure di prevenzione, come le Gap (Good Agriculture Practices) e le Ghp (Good Handling Practices), ed evitare l’impiego di acqua contaminata per l’irrigazione dei campi e il lavaggio degli alimenti.
Anche i molluschi bivalvi consumati crudi sono potenzialmente a rischio per il consumatore.
Nei casi sporadici, la principale via di trasmissione è la carne di pollame, a rischio di contaminazione durante la manipolazione sia da parte dei produttori sia da parte dei consumatori. A questo proposito l’Iss consiglia di promuovere le norme igieniche di base, che sono utili sia durante le fasi di preparazione, che durante la conservazione del cibo.
Anche gli animali domestici possono essere “serbatoi” del Campylobacter e favorirne la trasmissione, mentre il contagio diretto da uomo a uomo è piuttosto raro.
Come si previene la campylobatteriosi
Il pollame rappresenta uno dei principali vettori delle diverse specie di Campylobacter. In Europa la quota di pollai risultati positivi alle varie indagini microbiologiche effettuate è molto variabile tra gli Stati membri, precisamente da un minimo del 5% a un massimo del 90%.
L’Iss rileva una incompletezza della conoscenza sulle vie di contaminazione del pollo, ma i fattori maggiormente correlati alla diffusione del Campylobacter sono il livello di biosicurezza, la stagione, l’età del pollame, le modalità di somministrazione dei mangimi, i trasferimenti dei capi da un allevamento a un altro, le condizioni di trasporto del pollame, l’acqua e i medicinali somministrati agli animali.
La contaminazione della carne avviene durante la macellazione, attraverso il contatto con il materiale fecale o tramite il contenuto intestinale degli animali in macellazione. Il lavaggio della carne dopo la macellazione riduce il rischio di contaminazione, così come il congelamento dei prodotti alimentari. Misure di controllo in tutti i settori della catena alimentare, dalla produzione alla preparazione domestica del cibo, contribuiscono a ridurre il rischio di infezione. L’unico metodo efficace per eliminare il Camplylobacter dai cibi contaminati è quello di introdurre un trattamento battericida come il riscaldamento (cottura o pastorizzazione) o l’irradiazione (raggi gamma).
Lavare il pollo può essere rischioso
Sono numerose le credenze popolari legate al trattamento dei cibi, ma che si rivelano pericolose per la salute dell’uomo. Su il Salvagente abbiamo affrontato tre credenze legate al Campylobacter e a questo alimento. La convinzione è che i batteri non sopravvivano sui taglieri di legno, che il sale possa uccidere tutto ciò che è pericoloso e che il pollo debba essere lavato prima della preparazione. Il lavaggio, al contrario, comporta dei rischi di diffusione dei batteri su altro cibo e sull’organismo e dunque è possibile causa di gastroenterite.
Nonostante diverse campagne di avvertimento sui rischi del lavaggio del pollo, molti consumatori continuano a farlo prima della cottura. Uno studio pubblicato su Food Control ha esaminato in che modo, questa e altre convinzioni non scientifiche, possano compromettere la sicurezza alimentare impattando sulla salute. Più della metà degli intervistati ha convenuto che il pollo dovrebbe essere lavato prima della preparazione.
Come curare la campylobatteriosi
Nel trattamento della campylobatteriosi è fondamentale la re-idratazione dei liquidi nei pazienti. Il trattamento con antibiotici non è solitamente indicato per le enteriti di moderata gravità. Tuttavia per i pazienti più a rischio, come gli anziani, i pazienti con brividi e sintomi sistemici, gli immuno-compromessi e le donne incinte, che solitamente presentano una dissenteria da moderata a grave (diarrea con sangue), il trattamento antibiotico può essere vantaggioso. Le infezioni da Campylobacter possono essere trattate efficacemente con antibiotici come eritromicina, tetraciclina e fluorochinolone.
La resistenza agli antibiotici
Il fenomeno della farmaco-resistenza da parte delle varie specie di Campylobacter (e non solo) è in aumento. In modo particolarmente è allarmante quella relativa ai fluorochinoloni, identificata in Europa alla fine degli anni Ottanta. Alcuni studi mostrano una correlazione tra l’approvazione all’uso dei fluorochinoloni negli allevamenti e lo sviluppo di campylobacteriosi resistenti alla stessa classe di antibiotici, sia negli animali che nell’uomo.
Nel 2022 è stato presentato un rapporto pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa). (Qui i dati completi: https://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/7209) .
Nel 2020 la campylobatteriosi è stata la zoonosi maggiormente segnalata nell’Unione europea, oltre che la causa di malattia veicolata da alimenti riferita con maggior frequenza. I batteri Campylobacter isolati nell’uomo e nel pollame continuano a mostrare una resistenza molto alta alla ciprofloxacina, un antibiotico fluorochinolone comunemente usato per trattare alcuni tipi di infezioni batteriche nell’uomo.
Crescenti tendenze di resistenza alla classe di antibiotici fluorochinoloni sono state osservate nell’uomo e nei polli da carne riferiti a Campylobacter jejuni. In Salmonella enteritidis, il tipo di Salmonella più comune nell’uomo, sono state osservate tendenze crescenti di resistenza alla classe di antibiotici chinoloni/fluorochinoloni. Negli animali la resistenza a tali antibiotici in Campylobacter jejuni e Salmonella enteritidis è stata in genere compresa tra moderata ed elevata.
Tuttavia, nonostante le tendenze crescenti di resistenza ad alcuni antibiotici, la resistenza simultanea a due antibiotici di importanza primaria rimane bassa per Escherichia coli, Salmonella e Campylobacter in batteri isolati in esseri umani e animali da produzione alimentare.
Un calo nella resistenza alle tetracicline e all’ampicillina in Salmonella isolata in esseri umani è stato osservato, rispettivamente, in nove e dieci paesi nel periodo compreso tra il 2016 e il 2020, in maniera particolarmente evidente in Salmonella typhimurium. Nonostante il calo, la resistenza a tali antibiotici resta ancora alta nei batteri di provenienza sia umana che animale.
Inoltre in più della metà dei membri dell’Ue è stata osservata una tendenza statisticamente significativa al calo della prevalenza di Escherichia coli produttore di β-lattamasi a spettro esteso (Esbl) negli animali da produzione alimentare. Si tratta di un dato importante poiché particolari ceppi di Escherichia coli produttore di Esbl sono causa di infezioni gravi nell’uomo.
Resta estremamente rara la resistenza ai carbapenemi in E. coli e Salmonella isolati in animali da produzione alimentare. I carbapenemi sono una classe di antibiotici di ultima istanza e qualsiasi dato che evidenzi resistenza ad essi nei batteri zoonotici è motivo di preoccupazione.
Anche se i risultati e le tendenze sono in linea con i dati riferiti in anni precedenti, la pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto sulla quantità dei dati segnalati, in particolare in rapporto alla salute pubblica.
La campylobatteriosi nei paesi poveri i rischi per i bambini
Questa tipologia di intossicazione alimentare ha segnato un forte incremento, per questo ha un notevole impatto sociale ed economico, soprattutto per le popolazioni delle aree più povere e svantaggiate del mondo, dove il consumo di carne cruda, in particolare pollami a basso costo, è preponderante e dove l’acqua maggiormente disponibile è quella non potabile, ossia non sottoposta a trattamento con il cloro. Il Campylobacter (e non solo) colpisce maggiormente l’Asia meridionale ed è un pericolo per i bambini malnutriti. Le stime quantificano in almeno 3 milioni il numero di bambini uccisi nel mondo da malattie diarroiche. Muoiono soprattutto nella fase dell’allattamento.
Uno studio del 2020 “MAL-ED” (“Etiology, Risk Factors, Interactions of Enteric Infections and Malnutrition, and the Consequences for Child Health and Development Study”) si focalizza soprattutto sui rischi connessi tra la campylobatteriosi e la crescita infantile. Per questo lavoro la ricercatrice del Children’s Health Research Center, Johanna Sanchez, ha raccolto e analizzato i dati. I ricercatori hanno monitorato 265 bambini nati tra il 2010 e il 2012, originari del Bangladesh, di età compresa tra 0 e 24 mesi, per verificare se l’infezione gastroenterica e le condizioni domestiche in cui vivevano i bambini avessero conseguenze sulla loro crescita lineare.
I risultati purtroppo dimostrano gli effetti dell’infezione da Campylobacter sulla crescita infantile. Questo batterio è stato identificato come uno dei patogeni enterici più diffusi tra i bambini rientranti nel campione studiato. E con l’avanzare della loro età è aumentata la percentuale dei bambini colpiti dalla malattia.
L’infezione arresta la crescita nei bambini, con ritardi nello sviluppo neurologico, l’insorgenza di malattie croniche e una morte prematura. Denutrizione e condizioni igienico-sanitarie precarie aggravano la condizione di questi bambini.