Antibiotico-resistenza: cosa dicono i dati e perché l’Italia è molto esposta

ANTIBIOTICO-RESISTENZA

L’antibiotico-resistenza è una minaccia seria: l’uso smodato di questi farmaci riduce la capacità degli stessi di combattere i batteri patogeni. In Italia si spendono ogni anno circa 700 milioni di euro per questi medicinali. Senza considerare l’impiego massiccio negli allevamenti. Le conseguenze? Armi spuntate contro le infezioni batteriche

L’ultimo Rapporto “L’uso degli antibiotici in Italia” basato sugli ultimi dati disponibili ovvero del 2020, a cura di Aifa , l’Agenzia italiana del farmaco, e Osservatorio nazionale sull’impiego dei medicinali, ha registrato una forte riduzione (-18.2%) del consumo complessivo, pubblico e privato, di antibiotici in Italia. Nel nostro Paese sono stati consumati 17,7 DDD ogni 1.000 abitanti. Per DDD s’intende dose media giornaliera di un farmaco, per la sua indicazione principale, in un paziente adulto.

Nel 2020 l’Italia ha speso 692,1 milioni di euro per i farmaci antibiotici. Quasi l’80% delle dosi totali (13,8 DDD/1000 abitanti die) è stato erogato dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), con una riduzione del 21,7% rispetto al 2019. Questo dato comprende sia gli antibiotici erogati in regime di assistenza convenzionata (dalle farmacie pubbliche e private) sia quelli acquistati dalle strutture sanitarie pubbliche.

Nonostante l’inversione di tendenza, nel complesso il consumo di antibiotici è superiore rispetto a quello di molti paesi europei.

Perché è importante monitorare il consumo di antibiotici

Questo monitoraggio anno dopo anno è di grande importanza per il controllo dell’antibiotico-resistenza in ospedale e tra la popolazione.

Come spiegano gli esperti che redigono il Rapporto annuale, l’antibiotico-resistenza (Amr) rappresenta una priorità di salute pubblica a livello globale con ricadute importanti sulla gestione clinica dei pazienti. Gli effetti della resistenza, ovvero l’incapacità degli antibiotici, somministrati alle dosi terapeutiche, di ridurre la sopravvivenza o di inibire la replicazione dei batteri patogeni, sono osservabili in tutte le regioni del mondo.

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Negli ultimi anni il fenomeno si è notevolmente aggravato anche a causa dell’aumentato uso, talvolta inappropriato, di questi farmaci. La perdita di efficacia degli antibiotici attualmente disponibili rischia di mettere in crisi i sistemi sanitari, causando un aumento della morbidità e della mortalità per infezioni e un aggravio dei costi sanitari e sociali.

Nel 2015 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha elaborato un Piano d’azione globale (Global action plan on Antimicrobial-resistance) incentrato sull’approccio integrato One Health, che mira a promuovere l’uso appropriato degli antibiotici in ambito umano, veterinario e ambientale. La stessa Oms ha dichiarato in passato che l’antibiotico-resistenza sarà la prima causa di morte nel 2050 se non ci saranno inversioni di tendenza.

Due anni dopo, nel 2017, la Commissione europea ha adottato il Piano d’azione europeo One Health (A european One Health action plan against antimicrobial resistance), con il duplice obiettivo di ridurre il divario tra gli Stati membri per quanto riguarda l’uso degli antibiotici e di incoraggiare l’adozione e l’attuazione di piani nazionali di contrasto.

Nel vertice dei ministri delle Finanze dei paesi del G7 riunitisi a giugno 2021 nel Regno Unito è stata sottolineata l’importanza di rafforzare la preparazione degli Stati ad affrontare le minacce per la salute globale, come quella della pandemia da SARS-CoV-2 e quella più silenziosa della resistenza antimicrobica (Amr). Si è parlato dunque di minaccia silenziosa e globale dalle conseguenze sanitarie ed economiche a lungo termine causata dalla resistenza antimicrobica.

Gli organismi internazionali intendono adottare azioni specifiche e strategie appropriate per preservare gli antibiotici essenziali esistenti e per rafforzare la ricerca e lo sviluppo di antibiotici nuovi, facilitando l’accesso al mercato anche nei Paesi a basso e medio reddito.

Una minaccia globale e silenziosa

I batteri, anche quelli resistenti, non conoscono confini geografici, né barriere di specie, ed è per questo che il fenomeno dell’antibiotico-resistenza rappresenta una minaccia globale. L’uso eccessivo o non appropriato degli antibiotici induce lo sviluppo di nuove resistenze non solo direttamente nei microrganismi, ma comporta un rischio anche per il possibile rilascio nell’ambiente di residui di questi medicinali, che possono così contaminare acqua, suolo e vegetazione. Questi residui continuando a essere attivi nell’ambiente, inducendo una pressione selettiva nei confronti dei batteri che comunemente vi abitano.

Quando evitare gli antibiotici

Gli antibiotici sono medicinali efficaci esclusivamente nel contrastare le malattie causate da batteri.

Non sono quindi utili per curare infezioni virali, come ad esempio il raffreddore o l’influenza. Mal di gola e raffreddore non richiedono l’utilizzo degli antibiotici, in quanto gli agenti eziologici delle sindromi influenzali e simil-influenzali sono virus, verso i quali gli antibiotici non hanno alcun effetto.

L’uso responsabile degli antibiotici è uno dei comportamenti sani per prevenire o limitare la diffusione delle infezioni. Bisogna utilizzare gli antibiotici solo in caso di prescrizione medica e soltanto nel modo appropriato.

Anche nel settore veterinario è necessario evitare il “fai-da-te” e attenersi scrupolosamente al dosaggio e alla durata del trattamento antibiotico prescritto dal medico veterinario, e lavarsi le mani prima e dopo il contatto con un animale o il mangime.

Un uso scorretto degli antibiotici potrebbe portarci indietro nel tempo, quando gli antibiotici non esistevano e le malattie infettive avevano frequentemente un esito fatale.

Gli antibiotici sono consigliabili in particolare durante la stagione invernale.

I comportamenti per prevenire le infezioni

Per prevenire infezioni, possiamo impegnarci anche nell’adozione di comportamenti adeguati, quali:

  • L’igiene delle mani

Le mani sono un ricettacolo di germi, alcuni dei quali risiedono normalmente sulla cute senza creare danni, altri invece sono responsabili di infezioni e malattie. Le nostre mani, quindi, toccando altre persone, animali, superfici, oggetti vari, possono essere contaminate da vari tipi di microrganismi, e alcuni di questi possono essere patogeni per gli esseri umani e/o per gli animali con cui veniamo in contatto.

  • Quando e come lavare le mani

Lavare sempre le mani con acqua e sapone prima di manipolare gli alimenti, cucinare e mangiare, prima di rimuovere le lenti a contatto, prima e dopo l’utilizzo dei servizi igienici o del cambio del pannolino dei neonati e negli anziani, dopo aver viaggiato sui mezzi pubblici, dopo aver maneggiato la spazzatura o essere stati a contatto con animali e mangimi o le loro lettiere, prima e dopo essere entrati in una struttura sanitaria, dopo aver utilizzato i mezzi di trasporto pubblici. Soprattutto nel contesto epidemico attuale, con il Covid-19 ancora circolante in Italia come anche in molti altri Paesi del mondo, è indispensabile igienizzare frequentemente le mani.

Quando non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare un gel idroalcolico, che è altrettanto efficace per igienizzare le mani.

  • La vaccinazione

Anche la vaccinazione contro le malattie infettive rappresenta uno dei modi per prevenire le infezioni sia nelle persone che negli animali.

In caso di tosse e starnuti si raccomanda di utilizzare un fazzoletto possibilmente usa e getta, oppure, in sua assenza, l’incavo del gomito, in modo da non contaminare le superfici e le persone a noi vicine.

Come usare gli antibiotici per gli animali da compagnia

Anche l’utilizzo inappropriato e, in alcuni casi, indiscriminato di antibiotici e la cattiva abitudine da parte di alcuni proprietari di non rispettare scrupolosamente le prescrizioni del medico veterinario, può facilitare la diffusione della resistenza antimicrobica.

La propagazione di microrganismi resistenti è favorita, inoltre, dalla crescente condivisione di abitudini e ambienti tra animali da compagnia (pets) e proprietari. Bisogna infatti tenere a mente che i batteri resistenti e i geni di trasmissione della resistenza non riconoscono barriere e possono passare dall’animale alle persone e viceversa.

Anche nel caso degli animali, dobbiamo ricorrere agli antibiotici soltanto sulla base della prescrizione del medico veterinario, che dovrà essere poi seguita in maniera corretta, rispettando i tempi delle somministrazioni e la durata della terapia.

Quali controlli ci sono sull’uso degli antibiotici negli allevamenti?

L’antibiotico-resistenza viene spesso associato agli allevamenti intensivi. Il ministero della Salute ha più volte provato a smentire questa associazione.

Eppure sappiamo che in Italia, fino a due anni fa, un buon 70% degli antibiotici venduti sul territorio nazionale erano destinati agli animali (qui i dettagli). Abiamo anche una lista dei farmaci che non si possono utilizzare negli allevamenti.

Il Salvagente poi recentemente ha mandato in laboratorio 24 petti di pollo e in sette campioni sono risultati contaminati da salmonella Infantis, un batterio resistente agli antibiotici. Segno che seppur in calo, l’uso smodato nel tempo di antibiotici negli allevamenti lo stiamo pagando ora.

Ministero Salute: “Allerta su batteri multi-resistenti”

Il ministero spiega che la situazione sta peggiorando con l’emergere di nuovi ceppi batterici resistenti a più antibiotici contemporaneamente (noti come batteri multi-resistenti), soprattutto negli ospedali. In particolare, i batteri resistenti agli antibiotici di ultima linea limitano fortemente le opzioni di trattamento per i pazienti infetti. Questi batteri possono addirittura diventare resistenti a tutti gli antibiotici esistenti, con la conseguente assenza di terapia efficace per l’eventuale paziente.

Senza antibiotici efficaci potremmo tornare all’era pre-antibiotica, quando i trapianti di organi, la chemioterapia per il cancro, la terapia intensiva e tutte le altre procedure mediche, incluse alcune cure odontoiatriche, non sarebbero più possibili senza l’insorgenza di infezioni anche gravi. Le malattie batteriche si diffonderebbero e, non potendo più essere curate, causerebbero la morte.

Prima della scoperta di antibiotici, migliaia di persone sono morte per malattie batteriche, come polmonite o infezione a seguito di intervento chirurgico.

Poiché la resistenza è in aumento e pochi nuovi antibiotici sono stati scoperti e commercializzati negli ultimi anni, il problema della resistenza agli antibiotici è oggi una grave minaccia per la salute pubblica globale e per quella di ogni individuo.