Ecco alcune indicazioni pratiche per la scelta del ciuccio e per un utilizzo in piena sicurezza
Esistono molte false credenze legate allo sviluppo del bambino. Uno di questi miti è legato al ciuccio per neonati. Il ciuccio fa bene o fa male? A che età è opportuno abbandonare il ciuccio?
Per rispondere a questi, e altri interrogativi, i pediatri ospedalieri hanno elaborato una serie di linee guida per l’utilizzo del ciuccio in sicurezza.
I medici della Mater Dei e dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù hanno smontato molte fake news legate al ciuccio, detto anche succhietto.
Quando si può abbandonare il ciuccio?
L’Oms,Organizzazione mondiale della sanità, consiglia di non utilizzare né ciuccio né tettarelle nei primi giorni di vita del bambino, per non interferire sull’avvio dell’allattamento al seno, anche perché il meccanismo di suzione è completamente diverso. Per suzione durante l’allattamento s’intende l’atto che compie il neonato per succhiare il latte materno, ossia l’ingestione di liquido attraverso aspirazione con la bocca. Quindi i due processi di suzione (allattamento e ciuccio) andrebbero distinti nei primi giorni del nascituro.
Gli esperti concordano sul fatto che le fasi più delicate per l’utilizzo del ciuccio siano 2:
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- I primi giorni di vita;
- La fase di abbandono del ciuccio.
A cosa serve il ciuccio?
Prima di capire quando si può abbandonare il ciuccio cerchiamo di focalizzarci sull’utilità stessa di questo strumento pratico, e non solo.
I pediatri spiegano che nei primi 2 anni di vita il bambino tende a portare sempre qualcosa alla bocca, che siano oggetti o dita. Per loro è un modo naturale per conoscere il mondo. Il “portare alla bocca” acquista una funzione esplorativa: l’esplorazione orale diventa per il bambino la modalità preferita con cui scoprire e conoscere le caratteristiche degli oggetti che lo circondano. In questo periodo il ciuccio, la cui forma ricorda quella del capezzolo materno, acquista la funzione di calmare il bambino.
Ottenere conforto attraverso un altro oggetto, rispetto al seno materno, ma che comunque lo ricorda, aiuta il bambino a separarsi dalla figura materna e a procedere verso una prima forma di autonomia personale. Il ciuccio può essere la prima forma di emancipazione dalla necessaria “dipendenza” materna.
Quando si può abbandonare?
Una volta compresa l’utilità di questo strumento, sembra più chiaro che il ciuccio andrebbe lasciato in maniera graduale e concordata con il bimbo stesso, tra i 6 mesi e il primo anno di vita. Questo tempo è solo indicativo. Infatti, i pediatri del Bambin Gesù però chiariscono: se l’abbandono tarda non facciamone un dramma!
La conoscenza del mondo è come un viaggio esplorativo, che può richiedere tempi e modalità personali e differenti.
Come deve essere l’abbandono del ciuccio
L’abbandono del ciuccio rappresenta una delle tappe centrali della crescita nel bambino, nel corso della prima infanzia. Abbiamo detto che il ciuccio andrebbe gradualmente abbandonato tra i 6 e 12 mesi di vita, anche per ridurre il rischio di andare incontro a otiti. Ma il passaggio può avvenire in maniera spontanea anche attorno ai 2-3 anni.
Tuttavia, così come è importante separare il ciuccio dalla fase della suzione nei primi giorni in cui il bambino viene alla luce, è consigliabile prestare attenzione anche al momento in cui iniziare a fare a meno del ciuccio. Infatti, è importante evitare la concomitanza di periodi particolari, caratterizzati da cambiamenti significativi nella vita del bambino, come ad esempio il suo ingresso all’asilo, la nascita di una sorellina o un fratellino, il trasferimento in una nuova abitazione.
Il bambino in genere non va confuso. Inoltre, nella fase di abbandono del ciuccio è necessario procedere in maniera graduale, evitando stress e forzature, cercando di limitarne l’uso nel corso della giornata.
Il dialogo tra genitore e figlio passa anche da questi piccoli, ma fondamentali processi di cambiamento della vita. Perciò sarebbe corretto coinvolgere direttamente il bambino nella fase dell’abbandono del ciuccio. Può essere d’aiuto in questo delicato passaggio. Ai genitori spetta il compito di incoraggiarlo attraverso lodi e gratificazioni. Il bambino si sentirà coinvolto, più responsabile; ne gioverà anche la sua autostima.
Se il bambino piange…
… diamogli il ciccio! Questa è una falsa convinzione, spesso indottrinata da amici, parenti, condizionamenti esterni. Non è detto che il bambino stia piangendo perché vuole il ciuccio. Possono essere tante le ragioni per cui un neonato piange. Può dipendere dal cambio del pannolino, dal sonno, dalla fame, dalla paura. Non avendo ancora il dono della parola, il pianto è l’unico modo che il neonato ha per comunicare con il resto del mondo. Cercare di capire perché sta piangendo serve a trovare la soluzione adatta. In particolare, nei primi giorni di vita.
Meglio il ciuccio o il dito in bocca?
Alcuni pediatri sostengono che un ciuccio sia preferibile al dito in bocca. Tra l’altro è molto più facile da togliere come vizio alla giusta età. Quando si inizierà a togliere il ciuccio ci saranno momenti di tensione. Ma il piccolo troverà molto più facilmente un altro metodo per rilassarsi. Spesso con un pupazzetto o una copertina.
Il ciuccio può far male?
Dipende. A volte, l’utilizzo del ciuccio, specie se prolungato oltre il necessario, può avere degli svantaggi. I pediatri del Bambin Gesù hanno elencato le problematiche più frequenti legate a un utilizzo del ciuccio per troppo tempo, o quando viene associato ad altre attività differenti, come l’allattamento:
- Problemi legati all’allattamento
Nelle prime settimane di vita l’uso del ciuccio può interferire con l’alimentazione, in quanto il neonato impara solo ad aspirare, senza fare movimenti con i muscoli della bocca, necessari per alimentarsi.
- Problemi legati alla salute dentale
L’uso prolungato del ciuccio può compromettere il corretto sviluppo della bocca e della dentizione, deformando il palato e creando problemi di malocclusione.
- Problemi legati al linguaggio
L’uso prolungato del ciuccio può comportare difficoltà nella corretta articolazione delle parole.
- Trasmissione di malattie
Il bambino che utilizza il ciuccio è più incline a contrarre malattie e infezioni, specialmente quando inizia la frequenza a scuola, dal momento che spesso il ciuccio non si mantiene pulito e può divenire un ricettacolo di germi.
- Insorgenza di otiti
Il prolungato utilizzo del ciuccio, come quello del biberon, favorisce la comparsa di otiti.
Il ciuccio rovina bocca e denti?
I ciucci di nuova generazione sono studiati secondo criteri utili per non danneggiare la crescita dei denti o lo sviluppo del palato. In particolare, vengono realizzati per seguire la crescita del volto e del palato. Questo perché il movimento di suzione della lingua favorisce la crescita delle ossa della mascella.
Il ciuccio può essere pericoloso?
In passato è stata segnalata l’allerta europea per il ciuccio Nuby da 0 a 6 mesi. Si segnalava il rischio che la parte di plastica potesse rompersi e le piccole parti potessero soffocare il neonato. Le autorità europee hanno ordinato al produttore e importatore di distruggere il prodotto.
In quello stesso periodo il sistema di allerta rapido europeo ha segnalato il ritiro dal mercato di un laccio per il ciuccio di Tommee Tippee per rischio soffocamento/strangolamento. Il cordino, infatti, era molto lungo, rischiando di strangolare il bambino.
Come deve essere un ciuccio sicuro
La normativa Ue stabilisce le regole per la fabbricazione di questo tipo di prodotti e fissa con chiarezza gli standard di qualità, per garantire la sicurezza e la salute dei bambini. I consumatori dovrebbero perciò verificare gli standard e la certificazione di qualità europea. Così come avviene per i giocattoli.
Un ciuccio sicuro deve possedere le seguenti caratteristiche:
- I ciucci non possono avere parti smontabili che un bambino possa inghiottire. Tutte le parti che compongono un ciuccio, devono essere perfettamente unite, per evitare che possano distaccarsi.
- I ciucci devono rispettare integralmente la normativa europea.
- I ciucci non possono avere spigoli, e i profili devono essere tondeggianti, per evitare che il bambino posso tagliarsi o ferirsi.
- La parte di contatto fra la bocca del bambino ed il ciuccio, deve avere almeno due fori di ventilazione con un minimo di 4 millimetri, nell’ipotetico caso che il bambino possa inghiottire il ciuccio, e rimanendo bloccato nella gola possa circolare l’aria, senza creare un effetto tappo.
- Le tettarelle dei ciucci devono essere composte con materiali flessibili, e non devono superare i 30 millimetri di longitudine massima.
- I ciucci devono contenere nella loro confezione, istruzioni e avvertenze per l’uso.
La catenella del ciuccio deve:
- avere una lunghezza massima di 22 centimetri;
- essere composta di materiali sicuri. Le parti metalliche utilizzate possono essere in acciaio inossidabile, prive di nichel e di anti-ruggine. Le clip devono avere fori di ventilazione. I cordoni devono essere a prova di saliva, non stringono e hanno una resistenza allo strappo di almeno 25 kg.
Le migliori caratteristiche
I ciucci stanno migliorando grazie alla ricerca e allo sviluppo delle recenti tecnologie. Si tratta di prodotti che non provocano irritazioni e arrossamenti delle pelli più delicate. Tettarella e mascherina in silicone morbido per un maggior comfort, adattabili e leggeri. Con tettarelle ortodontiche in silicone, per non causare problemi ai denti. Tettarelle anatomiche per un corretto sviluppo del cavo orale e una corretta respirazione fisiologica.
Ritroviamo anche ciucci corredati di scatolina per la sterilizzazione, dettaglio importante per preservare l’igiene. O con pulsante ergonomico facile da afferrare.
Infine, ciucci che accompagnano i piccoli nel magico mondo dei sogni: ce ne sono diversi che si illuminano di notte anche per consentire al bambino di ritrovarlo facilmente al buio.