La contaminazione delle falde acquifere da parte di pesticidi nel nostro paese continua a crescere. Addirittura, nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 55,1% dei punti controllati. A dirlo è il nuovo rapporto nazionale pesticidi nelle acque di Ispra, basato sui dati 2019-2020. L’istituto chiede anche di considerare l’effetto cocktail
La contaminazione delle falde acquifere da parte di pesticidi nel nostro paese continua a crescere. Addirittura, nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 55,1% dei punti controllati (“Solo il 23,3% nelle acque sotterranee). A dirlo è il nuovo rapporto nazionale pesticidi nelle acque di Ispra, basato sui dati 2019-2020.
Crescono nell’ultimo decennio
Nel biennio 2019-2020 sono stati analizzati oltre 31mila campioni alla ricerca di 406 sostanze. Nonostante il decremento dei controlli effettuati nel 2020, si osserva un generale andamento di crescita nell’ultimo decennio. Complessivamente migliora l’efficacia del monitoraggio, permane, tuttavia, una disomogeneità fra le regioni del nord e quelle del centro-sud, dove però le indagini sono generalmente meno rappresentative, sia in termini di rete, sia in termini di sostanze controllate.
La differenza tra Nord e Sud risente della diversa quantità di monitoraggi
Durante l’indagine sono state trovate 183 sostanze diverse, rappresentate per la maggior parte da erbicidi. “Le concentrazioni misurate sono in genere frazioni di µg/L (parti per miliardo), ma gli effetti nocivi delle sostanze si possono manifestare anche a concentrazioni molto basse” spiega il rapporto. Il risultato complessivo indica un’ampia diffusione della presenza di pesticidi. Se è vero che nel Nord del Paese la presenza dei pesticidi risulta più elevata di quella media nazionale, arrivando a interessare il 67% dei punti delle acque superficiali e il 34% delle acque sotterranee, come già segnalato, deve essere tenuto presente che questo dipende anche largamente dal fatto che le indagini sono generalmente più rappresentative. E questo perché nel tempo, il monitoraggio è diventato più efficace e si è concentrato in modo particolare nelle aree dove è più probabile la contaminazione.
Le sostanze più rilevate
Nelle acque superficiali, 561 punti di monitoraggio (30,5% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti ambientali. Le sostanze che più spesso hanno determinato il superamento sono: gli erbicidi glifosato e il suo metabolita Ampa, metolaclor e il metabolita metolaclor-esa, imazamox, esaclorobenzene e nicosulfuron, tra i fungicidi azossistrobina, dimetomorf, carbendazim e metalaxil. Nelle acque sotterranee, 139 punti (il 5,4% del totale) hanno concentrazioni superiori ai limiti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono: i metaboliti metolaclor-esa e atrazina desetil desisopropil, gli erbicidi bentazone, glifosato e Ampa e imazamox, l’insetticida imidacloprid e il fungicida metalaxil.
Sforamenti più frequenti in superfice
È stata, inoltre, analizzata la frequenza di superamento degli standard di qualità ambientale, che tenendo conto dei livelli di tossicità, meglio rappresenta il rischio derivante dall’inquinamento da pesticidi. E purtroppo, la frequenza di pesticidi nei punti di monitoraggio e nei campioni complessivamente aumenta nel periodo 2011-2020. L’incremento è più pronunciato per le acque superficiali dove, nel 2020, la frequenza di ritrovamenti nei campioni raggiunge il valore massimo del 57,2%. Nelle acque superficiali, invece, la frequenza del superamento degli standard, ha un aumento regolare, raggiungendo il valore massimo nel 2020 (30,5%). Le sostanze che maggiormente contribuiscono a determinare i superamenti sono il glifosato e il metabolita Ampa.
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Diminuiscono le sostanze trovate, anche a causa delle revoche commerciali
L’indicatore è pressoché stabile nelle acque sotterranee, con valori intorno al 5%. La possibile spiegazione va ricercata nelle dinamiche lente del comparto, in particolare, delle falde profonde. La frequenza di ritrovamento delle sostanze ha un andamento crescente fino al 2018 sia nelle acque superficiali che sotterranee. La tendenza decrescente dell’ultimo biennio si spiega probabilmente col fatto che gran parte dei pesticidi dell’elenco di priorità sono fuori commercio e quella misurata è il residuo di una contaminazione storica. Al declino dei ritrovamenti totali inoltre contribuisce la revoca nel 2020 di due delle sostanze fino a quella data ancora in vendita e tra le più ritrovate, clorpirifos e diuron, mentre il trend delle singole sostanze evidenzia incrementi spesso correlati all’affinamento del monitoraggio. “Dal 2011 al 2020 si è verificata una sensibile diminuzione delle quantità messe in commercio, indice di un più cauto impiego delle sostanze chimiche in agricoltura, dell’adozione di tecniche di difesa fitosanitaria a minore impatto e dell’aumento dell’agricoltura biologica” scrive Ispra. Diminuiscono anche le vendite di prodotti fitosanitari per unità di superficie agricola utilizzata, la media nazionale corrisponde a 4,5 kg/ha.
Effetto cocktail, Ispra: ripensare la valutazione basata sulla singola sostanza”
Nelle acque., trovato un un numero medio di 4,3 sostanze e un massimo di 31 sostanze in un singolo campione. Il rapporto fa un passaggio che rimanda al problema dell’effetto cocktail: “Si deve, pertanto, tenere conto che l’uomo e gli altri organismi sono spesso esposti a miscele di sostanze chimiche, di cui a priori non si conosce la composizione, e che lo schema di valutazione basato sulla singola sostanza non è adeguato. È necessario prendere atto di queste evidenze, confermate a livello mondiale, con un approccio più cautelativo in fase di autorizzazione”.
Inoltre, Ispra sottolinea come rimanga ancora, tuttavia, una disomogeneità fra i monitoraggi nelle regioni e la necessità di inserire nei protocolli regionali alcune sostanze che, ove cercate, sono responsabili del maggior numero di casi di non conformità, quali per esempio glifosate, imazamox, nicosulfuron e carbendazim.