L’acqua potabile pubblica contiene la giusta quantità di sali minerali, ma è anche la più adatta per i bambini? Valutiamo tutti i pro e i contro
L’acqua pubblica potata deve essere adeguatamente trattata, prima dell’immissione nelle reti cittadine. Questo perché in natura, l’acqua, anche la più pura, può contenere virus, protozoi ed elementi potenzialmente patogeni, oltre a solfati, nitrati e metalli pesanti. Prima di girare il rubinetto dunque, sappiamo che l’acqua potabile è stata precedentemente sottoposta a severi controlli periodici.
Ma l’acqua del rubinetto è sicura anche per i bambini? Per loro è meglio l’acqua in bottiglia? E come la mettiamo con l’acqua dura, ossia quella ricca di calcare?
Molti genitori preferiscono acquistare l’acqua in bottiglia per i propri bambini, poiché ritenuta più sicura o priva di calcare. Ma prima di rispondere a questa domanda cerchiamo di cogliere i numeri che stanno a monte di questo grande business dell’economia industriale e consumistica.
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Il grande business dell’acqua in bottiglia
A monte ci stanno le sorgenti. I colori catturano gli sguardi smarriti dei supermercati. C’è l’acqua che fa fare tanta plin plin. C’è quella microbiologicamente pura. A volte avvertiamo davvero la sensazione di poter tendere la mano verso la vetta di una montagna per assetarci direttamente alla fonte. Ci sentiamo puri e al sicuro.
Ma il marketing sfrutta abilmente l’arte del packaging per trasportarci, attraverso l’acqua, verso mondi che dalle nostre strade inquinate di città possiamo solo immaginare con la fantasia.
La realtà è che dietro quella trasparenza e purezza ci sono grandi numeri che, in un momento così drammatico della storia e dello spreco, fanno pensare. I grandi affari sull’acqua lo fanno le aziende imbottigliatrici. Parliamo di un giro d’affari stimato in oltre 10 miliardi di euro all’anno ma che produce grandi guadagni grazie ai canoni concessionari irrisori per dare forma a un liquido che è bene pubblico. Le aziende dell’acqua pagano appena 1 millesimo di euro al litro, 250 volte meno del prezzo che i cittadini pagano per una bottiglia.
Italia prima in Europa per acqua potabile
La buona notizia è che, dai dati del 2022, l’Italia risulta essere il Paese europeo con il primato di consumo di acqua potabile. Si parte da circa 150 litri al giorno a persona per superare i 240 litri. Abbiamo una disponibilità di acqua impressionante, nonostante le perdite delle tubature degli acquedotti che si aggirano in media attorno al 40%. Una fonte quasi inesauribile che copre oltre il fabbisogno giornaliero.
L’acqua del rubinetto fa male ai bambini?
La risposta è: no. Se il problema è il calcare presente nell’acqua, ossia il carbonato di calcio, o il magnesio, sappiamo che questi sono sali presenti nell’acqua. E un’acqua troppo dura e ricca di calcare può danneggiare circuiti e tubature, quindi elettrodomestici. Può avere conseguenze sugli abiti, sulla pelle, sui capelli e sui sanitari. Ma non fa male all’organismo.
Un’acqua calcarea e dura non fa male nemmeno ai bambini. Che il calcare faccia male all’organismo, reni compresi, è un falso mito diffuso dalla notte dei tempi. Per saperne di più sui calcoli renali vi suggeriamo la lettura di questo articolo.
In ogni caso gli studi hanno dimostrato che il calcare presente nell’acqua non ha conseguenze sulla salute.
Problemi di pelle e cattivo odore dell’acqua potabile
L’acqua del rubinetto può rappresentare un problema per i bambini e adulti con problemi di pelle. Quando, per esempio, si ha una propensione all’acne. Per questa tipologia di patologie si può intervenire con delle creme apposite da applicare sulla pelle dopo la doccia.
Il cattivo odore può essere risolto con acqua e limone. Una fonte di salute anche per la prevenzione dei calcoli renali.
Spesso, per migliorarne il sapore è sufficiente farla scorrere di più prima di raccoglierla. Infine, può essere utilizzata anche per lavare i biberon.
Acqua del rubinetto ai bambini: pro e contro
I pro:
– Non fa male e non causa calcoli renali;
– La troppa durezza e la presenza di nitrati può essere risolta con l’utilizzo di caraffe filtranti;
– Economica e amica dell’ambiente.
I contro:
– Possibile retrogusto di cloro (si risolve con filtraggi che vanno scelti con cura e anche con l’aggiunta di limone);
– I filtri richiedono una manutenzione annuale da mettere in conto;
– Può rilasciare sostanze metalliche dalle tubazioni. Anche possibile proliferazione batterica in presenza di serbatoi non puliti e depositi calcarei. Fondamentale è la manutenzione;
– Se troppo calcarea può danneggiare elettrodomestici, indumenti, apparecchi;
– Il calcare può avere conseguenze sulla pelle, da trattare con apposite creme.