“I soldi sono importanti ma la vera vittoria è aver contribuito alla rimozione dal mercato di prodotti a base di glifosato. Il cancro ci ha stravolto i nostri progetti di vita: avevamo in mente tante cose da fare insieme e adesso non possiamo portarli a termine per i limiti del nostro fisico”. Alva e Alberta Pilliod hanno usato Roundup per circa 30 anni e a distanza di pochi anni è stato loro diagnosticato un tipo di cancro molto simile. Ad agosto scorso la Corte d’appello del primo distretto di San Francisco ha confermato un risarcimento pari a $ 87 milioni alla coppia di Livermore: i giudici hanno chiaramente affermato che la responsabilità della loro malattia era tutta di Monsanto così come aveva stabilito il giudice in primo grado.
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Una sentenza storica non solo per l’importo economico ma anche per il fatto che è stato in quella occasione che Bayer (che oggi è proprietaria del marchio RoundUp) ha annunciato che non venderà più il suo erbicida a base di glifosato a partire dal 2023. “Era quello che volevamo” ha commentato la coppia.
“Non possiamo uscire e viaggiare come avremmo voluto a causa dei limiti fisici. Ci sono molte cose che non possiamo più fare”, ha detto Alva Pilliod.
“Un viaggio in treno attraverso il Canada, la navigazione e la visita ai figli e ai nipoti che vivono in diverse parti degli Stati Uniti erano sulla lista delle cose da fare in pensione” ha aggiunto la donna.
I giudici della corte d’appello hanno affermato che la Monsanto ha cercato di distorcere la scienza sul fatto che il principio attivo di Roundup, il glifosato, possa causare il cancro negli esseri umani, e ha mostrato “sconsiderato disprezzo per la salute e la sicurezza della moltitudine di consumatori ignari che ha tenuto all’oscuro”.
Di storie come quella di Alva e Alberta Pilliod ce ne sono diverse, alcune ferme nei tribunali statunitensi, altre già passate in giudicato: abbiamo qui raccontanto quella di Edwin Hardeman che, nel 2016, fu il primo a denunciare Monsanto.