A colpo d’occhio l’offerta era di quelle imperdibili per genitori di bambini piccoli e appassionati di Harry Potter: il castello di Hogwarts della Lego a soli 39,99 euro, con uno sconto del 70% sul prezzo di mercato (e in realtà sul sito ufficiale il suo valore normale è anche maggiore, 399,00 euro). Insomma, un affarone, quasi inspiegabile, ma l’immagine che appare sul post pubblicitario sulla bacheca Facebook di tanti utenti mostra proprio la confezione originale, e l’offerta arriva da “Lego shopping”, con tanto di logo ufficiale della popolare azienda che vende i mattoncini componibili. Cliccando sull’immagine si finisce sull’homepage di un sito che è uguale in tutto e per tutto al portale ufficiale all’indirizzo lego.com.
I particolari sospetti
Ma la pagina in cui arriviamo, ci insospettisce: tutti i prodotti sono stra-scontati e un timer scandisce che mancano solo 8 ore alla fine della promozione. È la classifica tecnica per spingere il consumatore a comprare d’impulso. Altri aspetti ci fanno sospettare la truffa: Sul sito non è indicato il proprietario della pagina. Non ci sono indirizzi indicati, solo una generica mail: [email protected] (normalmente dopo la chiocciolina è segue il dominio del sito, che qui dovrebbe essere lego.com). E inoltre, l’indirizzo stesso del sito è molto sospetto: es.brkhomeeu.cc. Non c’è nessun riferimento alla parola Lego.
Cosa dicono i siti che stanano le “scam”
Facciamo una ricerca sui portali specializzati in rintracciare le truffe sul web e troviamo che Scamdoc.com gli assegna un 2% di affidabilità , con queste motivazioni: Il nome di dominio è molto recente (meno di 6 mesi); La creazione del nome a dominio è piuttosto recente; Dominio dell’aspettativa di vita breve. Il sito risulta registrato lo scorso marzo, a Phoenix (Usa), è impossibile risalire al nome di chi l’ha registrato. Anche il sito specializzato Wisdom ganga fa una lunga disamina del sito per spiegare perché lo ritenga una probabile truffa. E in più, spiega come è possibile che rispetto ai vecchi siti di truffe, i nuovi portali che ingannano il consumatore riescano a rimanere in piedi anche per mesi.
Come funzionano le nuove truffe
“I siti di prima non fornivano mai il prodotto per il quale società come PayPal rimborsavano completamente il cliente. Ma ora, i truffatori inviano il prodotto ma non il prodotto corretto. Così facendo le banche online presso cui si ha la carta di credito o PayPal non sono in grado di rimborsare i soldi delle persone. E se contatti il sito Web della truffa o ignorano la tua mail o rispondono in genere “Abbiamo consegnato il prodotto sbagliato per errore”. A quel punto offrono poche opzioni ai loro clienti. Per prima cosa, rispedire indietro il prodotto. Ma spesso non conviene perché le spese del corriere sarebbero molto superiori al costo del prodotto stesso. Oppure propongono un rimborso del 5-7% dei soldi spesi. Terzo, ti offrono maggiori sconti sugli acquisti futuri. “Così non puoi presentare reclamo alla banca o PayPal contro il sito web. Semplicemente perché ti stanno offrendo diverse opzioni” spiega il sito specializzato, “L’unico scopo dei siti truffa è farti perdere tempo in modo da non poter presentare un reclamo contro di loro entro la scadenza stabilita per legge”. Dunque, paradossalmente, in siti del genere se non ricevi il prodotto, sei fortunato poiché le tue possibilità di ottenere uno storno di addebito sono molto alte. In ogni caso, esistono i database di siti acclarati come truffaldini. Eccone una da consultare in caso di dubbi, prima dell’acquisto (ricordandovi che il sito che avete davanti potrebbe ancora non essere stato scoperto).
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Le responsabilità di Facebook
Tornando alla sponsorizzata del finto sito Lego, dopo aver consigliato ai consumatori di non fidarsi mai di sconti esagerati se non arrivano dal sito ufficiale del produttore, solleviamo una questione che crediamo centrale: il ruolo di Facebook in tutto ciò. Il portale ormai da anni colpito da polemiche e sanzioni per la gestione dei dati e per le scelte riguardo ai contenuti illeciti pubblicati sul social network, sorprende per le maglie larghe su pubblicità come queste. Basta pagare e inondare la bacheca di milioni di utenti con offerte sospette e probabili truffe? Sarebbe il caso di aumentare i controlli anche su questo fronte, così come sembra sia stato fatto su quello della diffusione di fake news e incitamento alla violenza su Facebook.