
Qual è il rapporto con la rete dei nostri figli? Quali opportunità e che rischi corrono, soli nel mare del web, come sono quasi sempre quando con il loro smartphone, col pc o col tablet navigano senza rete?
Test-Salvagente ha iniziato nel numero in edicola un viaggio in questa realtà, con un servizio sulle baby sitter digitali, ossia sulla tendenza molto forte in estate di lasciare i bambini a giocare con tablet, telefoni e simili. E ora ha deciso di condurre i genitori in un’inchiesta sugli aspetti più oscuri (ma non certo infrequenti) del web. Un viaggio in tre puntate che pubblichiamo da oggi per tre giorni consecutivi: internet e sesso, cyberbullismo, scuola e web, questi i temi che affronteremo.
PAURE DA AFFRONTARE
Vanno on line e si addentrano nella giungla di You Porn per curiosità ma anche per capire cosa è il sesso, e trovano qualcosa di costruito per sembrare iper-reale ma che di reale non ha nulla, come accade nei cosiddetti “gonzo movies”. E che può danneggiare molto la formazione della loro identità sessuale e affettiva. Se si considera inoltre che il 90% dei pre-adolescenti possiede uno smartphone – secondo un’indagine condotta dalla Società italiana di pediatria – si può capire quanto siano alti i rischi che i ragazzi siano danneggiati.
Nessun catastrofismo, ma molta attenzione al fenomeno e alle risposte che il mondo degli adulti dovrebbe dare, il messaggio degli esperti: fondamentale costituire una rete di protezione adatta ad arginare le paure terribili che certe visioni suscitano nei giovanissimi. E a proteggerli da fenomeni come l’adescamento on line o il sexting (condivisione di messaggi di testo e visivi a sfondo erotico).
Ne è certa Ilaria Bonato, antropologa e pedagogista che si occupa dell’influenza della pornografia nell’immaginario dei giovanissimi. Perché se è vero che “l’immaginario è un’esigenza da non censuare, è altrettanto vero che è fondamentale avere gli strumenti per decodificarlo”.
IL PRIMO APPROCCIO? A 9 ANNI
Bonato ha somministrato 600 questionari a ragazzi del terzo anno della media inferiore e del primo
Importante abbattere una convinzione: la pornografia con cui i ragazzini hanno a che fare oggi non ha niente a che vedere con quella dei loro genitori, fatta di giornaletti nascosti sotto al letto o di film sdoppiati tra amici. Questo tipo di pornografia, offerta sul web è cruda, iper-reale e per questo pericolosa. Le riprese vengono fatte ‘in soggettiva’ in modo che chi guarda il video si sente protagonista: se si aggiunge la possibilità, già diffusa in Giappone, di utilizzare i caschetti per al realtà virtuale, il risultato è che si interagisce col video muovendosi fisicamente.
“GUARDO PER IMPARARE”
“I ragazzi in questo modo si intimoriscono, si sentono inadeguati e costruiscono un rapporto con la sessualità errato”, spiega Bonato. Infatti, benché dichiarino in larga percentuale che il sesso e la pornografia non sono la stessa cosa, poi, la confusione resta: “Il porno è diverso dal sesso perché lì vieni filmato e le donne fanno cose che nel sesso vero non puoi fare”, la risposta disarmante di ragazzino di terza media. Le emozioni è come se non esistessero, insomma. Ma non per le ragazze, spaventate da questa assenza e dal ruolo di ‘dominata’ della donna. Aggiunge poi il ragazzino – e l’esito dei questionari dimostra che la condizione è diffusa: “Io comunque guardo video porno per imparare qualcosa sul sesso”.
LA MALA-EDUCAZIONE

Ed effettivamente non è ‘normale’ per niente. “Come adulti dobbiamo preoccuparci di rispondere a bisogni di fronte ai quali facciamo finta di niente”, scandisce Bonato. Il consumo non decodificato di pornografia non aiuta il giovane uomo a gestire le proprie emozioni – difficili da esternare in una società che lo vuole ‘duro’- ma piuttosto incrementa il suo stato di eccitazione che può portare a dipendenza, come ha più volte sottolineato nei suoi libri Alberto Pellai, psicologo che lavora con adolescenti e come dimostrano gli studi di neuroscienza.










