
Nei dati del 2024 della “Dirty dozen”, la sporca dozzina di frutta e verdura britannica contaminata da residui multipli di pesticidi, primeggiano pompelmi e uva: in più di 9 campioni su 10 un cocktail di chimica
La nuova edizione della Dirty Dozen, l’analisi annuale di PAN UK sui residui di pesticidi negli alimenti venduti nel Regno Unito, preoccupa consumatori e ricercatori. Secondo i dati raccolti dal governo britannico e rielaborati dall’organizzazione, alcuni prodotti arrivano a contenere residui multipli di pesticidi in oltre il 90% dei campioni analizzati.
Pompelmi e uva in cima
Nella lista 2024, i pompelmi risultano contaminati in quasi tutti i campioni (99%). Seguono
l’uva (90%), i lime (79%) e le banane (67%). Ma anche prodotti considerati più “sicuri”, come peperoni dolci, meloni, funghi o broccoli, mostrano la presenza di mix di sostanze chimiche.
La particolarità della Dirty Dozen è proprio il focus sui “cocktail di pesticidi”: residui multipli presenti sullo stesso alimento, un fenomeno sempre più comune e che sfugge ai controlli ufficiali, basati su limiti fissati per singola sostanza attiva. Una metodologia che, secondo PAN UK, non tiene conto del potenziale effetto sinergico tra composti chimici diversi.
Un’altra criticità riguarda la selezione dei prodotti da analizzare: ogni anno il governo britannico cambia la lista dei campioni, rendendo difficile costruire trend affidabili nel tempo. Per questo PAN UK ha elaborato una lista cumulativa basata sugli ultimi cinque anni, dove compaiono nuovamente agrumi, fragole, uva, erbe aromatiche e insalate confezionate.
L’ombra dei Pfas e degli interferenti endocrini
Il rapporto mostra anche la presenza trasversale di sostanze particolarmente problematiche: interferenti endocrini, potenziali cancerogeni, sostanze non approvate nel Regno Unito e perfino 12 PFAS, i “forever chemicals” che resistono all’ambiente per decenni.
Nel 2024, tutti i campioni di frutta e verdura analizzati contenevano almeno una delle 123 sostanze attive rilevate.
Pane nel mirino: clormequat nel 97% dei campioni
La sezione più sorprendente riguarda il pane. Su 216 campioni analizzati, quasi tutti contenevano clormequat, un regolatore di crescita vegetale associato — secondo alcune evidenze — a possibili rischi riproduttivi. Nel 47% del pane e nel 30% delle farine sono presenti residui multipli. Il glifosato compare nel 28% dei campioni.
Rispetto al 2013, quando il fenomeno riguardava il 25% dei pani, i dati mostrano un incremento significativo.
Una filiera che chiede risposte
Per PAN UK, la situazione richiede un cambio di rotta: strategie di riduzione dei pesticidi, supporto agli agricoltori nella transizione verso alternative non chimiche e controlli più coerenti nel tempo. L’organizzazione lavora anche con i supermercati britannici per limitare l’impatto dei pesticidi nelle filiere globali.
La Dirty Dozen 2024 è una fotografia nitida di una realtà difficile da ignorare: la presenza di residui multipli negli alimenti non è più un’eccezione, ma la norma.











