L’antibiotico-resistenza uccide più di influenza, Hiv e tubercolosi: oltre 35mila morti ogni anno in Europa

ANTIBIOTICI

Ogni anno in Europa oltre 35mila persone muoiono per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. Numeri che superano i decessi per influenza, tubercolosi e Hiv messi insieme. Una minaccia sanitaria in crescita, come attestano i dati diffusi oggi dall’Ecdc 

Una pandemia silenziosa, ma globale, che ci riguarda tutti da vicino. È quella dell’antimicrobico-resistenza che oggi, in occasione della Giornata europea per l’uso consapevole degli antibiotici 2025, ci richiama all’attenzione con i dati allarmanti diffusi dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). Ogni anno in Europa oltre 35mila persone muoiono per infezioni causate da batteri resistenti agli antibiotici. Numeri che superano i decessi per influenza, tubercolosi e Hiv messi insieme. E che rivelano una minaccia sanitaria silenziosa ma in crescita.

In Italia consumi troppo alti, Europa lontana da obiettivi 2030

Come rivelano i dati, il consumo di antibiotici in Europa continua a salire, soprattutto quelli ad ampio spettro e i cosiddetti “Reserve”, le molecole di ultima linea da usare solo in caso di infezioni multiresistenti. Parallelamente aumentano anche le infezioni resistenti, dimostrando che gli impegni presi dall’Ue per ridurre consumi e resistenze entro il 2030 sono, allo stato attuale, difficilmente raggiungibili. Ogni giorno negli ospedali europei un paziente su 14 contrae un’infezione associata all’assistenza sanitaria; in un caso su tre si tratta di microrganismi resistenti a terapie fondamentali.

Il nostro Paese continua a collocarsi sopra la media europea per uso di antibiotici: 22,3 dosi giornaliere per mille abitanti, il 10% in più rispetto alla media Ue. Il dato migliora lievemente rispetto al 2023, ma resta lontanissimo dal target 2030 (17,8 dosi).
A pesare è l’elevato ricorso alle molecole ad ampio spettro, che in Italia vengono prescritte più del doppio rispetto alla media europea. E la geografia dei consumi non cambia: Sud e Isole confermano il primato, con 19,2 dosi giornaliere per 1000 abitanti, nonostante una riduzione del 5,1% rispetto al 2023.
OsMed rileva che nel 2024 quasi 4 italiani su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici. I più colpiti? Bambini sotto i 4 anni, over 85 e – in modo più marcato – le donne, soprattutto per il trattamento delle infezioni urinarie.

Si riducono infezioni da Mrsa, aumentano quelle da Klebsiella pneumoniae

Sulle resistenze, il quadro è misto. L’Italia ha centrato in anticipo l’obiettivo sulla riduzione delle infezioni da Mrsa (Staphylococcus aureus meticillino-resistente), e mostra progressi sulle batteriemie da Escherichia coli. Peggiora invece la situazione per le infezioni da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi, tra le più pericolose: +10,2% rispetto al 2019.

L’Aifa annuncia diversi interventi e si illumina di blu per mantenere alta l’attenzione sul fenomeno che rischia di sfuggirci di mano. Dal 2025 entreranno nel Fondo per i farmaci innovativi 9 antibiotici “Reserve”, destinati alle infezioni multiresistenti e monitorati attentamente per garantirne l’appropriatezza d’uso. Il primo, l’associazione cefepime/enmetazobactam, è già stato approvato per colpire infezioni urinarie complicate e polmoniti nosocomiali.
Parallelamente, l’Agenzia investe sulla ricerca indipendente, con un nuovo bando da 20 milioni di euro dedicato all’antimicrobico-resistenza: nuove combinazioni terapeutiche, strumenti diagnostici rapidi, marcatori predittivi per rendere più mirati i trattamenti.
Il presidente dell’Aifa, Robert Nisticò, parla di “pandemia silente”, che in Italia provoca 12 mila morti l’anno e costa al Servizio sanitario nazionale 2,4 miliardi di euro. La soluzione, ribadisce, deve essere globale: un approccio One Health, che coinvolga medicina umana, veterinaria, agricoltura, ma anche comportamenti consapevoli da parte dei cittadini.

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Gli allevamenti intensivi hanno un grande impatto

A proposito di agricoltura e allevamenti, ricordiamo che sono due settori che incidono pesantemente sul fenomeno dell’antibiotico-resistenza. Ci sono diverse azioni messe in campo a livello europeo per ridurre l’uso di antibiotici negli allevamenti intensivi e dei pesticidi in agricoltura, ma siamo ancora molto lontani dal vedere dei risultati concreti.
Ad esempio la Commissione europea, con la strategia “Farm to Fork”, ha previsto una riduzione del 50% dell’uso di pesticidi e antibiotici negli allevamenti entro il 2030; inoltre dal 1° gennaio 2022 è stato introdotto l’obbligo del registro elettronico veterinario per monitorare le somministrazioni di antibiotici. Sempre nel 2022 sarebbe dovuto entrare in vigore il nuovo Regolamento Ue sui medicinali veterinari il Regolamento Ue sui medicinali veterinari che prevede una stretta sull’uso di alcune classi di antibiotici ad uso animale perché “indeboliscono” quelli usati negli uomini nel contrasto delle infezioni. Il regolamento stabilisce anche un principio innovativo per cui se il medicinale non è essenziale per la salute animale, non va usato e vanno individuate cure alternative. Peccato che il Regolamento sia stato rinviato al 2027 per dare alle aziende zootecniche più tempo per adeguarsi.