
L’ipertensione infantile è quasi raddoppiata in vent’anni, colpendo fino al 6% dei bambini. Obesità, sedentarietà e diete scorrette sono i principali fattori. Gli esperti chiedono criteri diagnostici uniformi e interventi urgenti di prevenzione
L’ipertensione non è più una malattia “degli adulti”. A confermarlo è la più ampia analisi mai condotta sul tema, pubblicata su The Lancet Child & Adolescent Health, che dipinge un quadro preoccupante: la pressione alta tra bambini e adolescenti è quasi raddoppiata nell’arco di vent’anni, trasformandosi in una vera emergenza di salute pubblica.
I numeri: dal 3% al 6% della popolazione under 19
Il team di ricerca (tra questi Peige Song della scuola universitaria di Medicina di Zhejiang, in Cina e Igor Rudan dell’Università di Edimburgo) ha analizzato 96 studi, coinvolgendo oltre 443mila bambini e adolescenti di 21 paesi. Dal 2000 al 2020 la prevalenza dell’ipertensione infantile è salita dal 3,4% al 6,5% nei maschi e dal 3% al 5,8% nelle femmine.
Nel complesso, si stima che il 4,28% dei giovanissimi soffra già di ipertensione quando valutati con misurazioni ripetute in ambulatorio, mentre il dato sale al 6,67% quando si utilizzano metodi che combinano misurazioni in studio e fuori dall’ambulatorio.
Un aspetto particolarmente rilevante è la distribuzione per età: i valori pressori aumentano progressivamente durante l’infanzia, raggiungono il picco intorno ai 14 anni e poi iniziano a calare. Un dato che sottolinea quanto l’adolescenza sia una “finestra critica” per l’identificazione precoce dei soggetti a rischio.
Cosa c’è dietro a questo boom
Lo studio evidenzia una correlazione netta: età, obesità e sedentarietà sono i principali fattori che spingono verso l’ipertensione.
Quasi un bambino su cinque – il 20% – con obesità risulta iperteso, contro meno del 3% dei coetanei normopeso. A pesare sono anche diete ricche di sale e zuccheri, scarsa attività fisica e troppe ore passate davanti agli schermi.
L’aumento dei casi non è uniforme: emergono differenze tra aree urbane e rurali, tra maschi e femmine e tra regioni del mondo, segno che l’ambiente e gli stili di vita giocano un ruolo decisivo.
Perché preoccuparsi: ipertensione oggi, malattie domani
La pressione alta in età pediatrica non è un episodio isolato. La letteratura mostra che l’ipertensione infantile tende a persistere nell’età adulta, aprendo la strada a patologie cardiovascolari, ictus, malattia renale e altre complicazioni.
Gli autori avvertono che senza interventi mirati l’ondata di ipertensione di oggi rischia di tradursi in una epidemia di malattie croniche nei futuri adulti.
Diagnosi e prevenzione: serve uniformità, e serve subito
Uno dei problemi messi in luce dalla meta-analisi è l’eterogeneità dei criteri diagnostici. L’uso di metodi diversi — misurazioni in ambulatorio, ABPM, monitoraggio a domicilio — produce stime molto variabili.
Per questo i ricercatori sollecitano la definizione di criteri diagnostici armonizzati a livello internazionale, così da rendere i dati confrontabili e facilitare la prevenzione.
Sul fronte della prevenzione, il messaggio è chiaro:
- ridurre il sale e gli zuccheri nella dieta;
- aumentare l’attività fisica quotidiana;
- contenere la sedentarietà e lo screen-time;
- monitorare la pressione soprattutto in presenza di obesità o familiarità.









