
Cosa prevede la deregolamentazione voluta dal ministro Lollobrigida e invisa a 7 italiani su 10. Il Wwf lancia un appello contro un provvedimento pericoloso e la petizione “Stop caccia selvaggia”
Il WWF Italia ha lanciato una mobilitazione nazionale contro la bozza di riforma della legge sulla caccia, definita “ammazza-natura”, in preparazione negli uffici del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Il cuore della protesta è la petizione “Stop Caccia Selvaggia”, che chiede al governo Meloni di fermare un disegno di legge considerato pericoloso per la biodiversità, gli ecosistemi e la sicurezza pubblica.
Il provvedimento contestato riscriverebbe in modo radicale la legge 157 del 1992, che regola l’attività venatoria in Italia, e andrebbe – secondo le associazioni ambientaliste – a violare apertamente l’articolo 9 della Costituzione, che tutela il paesaggio, l’ambiente e la biodiversità.
Caccia ovunque e sempre: cosa prevede la bozza
La bozza della riforma, secondo quanto trapelato, aprirebbe la strada a una liberalizzazione senza precedenti della caccia. Verrebbero legalizzate battute notturne, autorizzate attività venatorie durante la stagione riproduttiva, e si potrebbe sparare anche in aree demaniali fino ad oggi interdette, come spiagge e foreste. Inoltre, aumenterebbe il numero di specie cacciabili e si introdurrebbe l’uso massiccio di richiami vivi: uccelli catturati e tenuti in gabbie anguste per attrarre altri esemplari, in una spirale di crudeltà e sfruttamento.
Le conseguenze? Rischi per chi frequenta la natura, per l’ambiente (aumenterebbe l’inquinamento da piombo) e per la fauna, con particolare pericolo per le specie già vulnerabili. I controlli si farebbero più complessi, lasciando campo libero a bracconieri e trafficanti di fauna selvatica, spiega il WWF. Non è esclusa, avvertono le associazioni, una nuova procedura d’infrazione da parte dell’Unione Europea.
L’opinione pubblica dice no: il sondaggio della Lipu
A dimostrare quanto questa proposta sia lontana dalla sensibilità degli italiani è il sondaggio Swg commissionato dalla Lipu e presentato il 26 maggio durante la sua Assemblea dei Soci. Il 69% degli intervistati si dice favorevole a una riforma che aumenti le tutele ambientali, mentre solo lo 0,9% sposa una linea di deregolamentazione a favore dei cacciatori. Appena l’1,4% ritiene che la normativa attuale sia troppo restrittiva.
“I dati parlano chiaro – ha commentato il presidente della Lipu Alessandro Polinori –. La caccia è sempre meno parte della cultura diffusa e cresce invece il rispetto per la natura. Il rapporto è di 70 a 1 a favore della tutela ambientale”. La Lipu ha annunciato l’invio dei dati alla premier Giorgia Meloni e ai ministri Lollobrigida e Pichetto Fratin, invitandoli a tenere conto dell’umore del Paese prima di proseguire su questa strada.
La replica del ministro Lollobrigida
Alle proteste ha replicato con una nota il ministro Lollobrigida, minimizzando i risultati del sondaggio: “Per come è stato posto il quesito, sorprende che non sia il 100% contrario. C’è stata una battaglia mediatica basata su un testo non definitivo e su informazioni fuorvianti. Anche io sarei contrario a sparare in spiaggia se me lo si chiedesse in quei termini”. Il ministro ha assicurato che l’intervento normativo sarà “equilibrato” e si svolgerà in sede parlamentare, nel rispetto della Costituzione. E ha lanciato una frecciata alle opposizioni: “Fa sorridere che partiti che chiedevano di riformare la 157 ora la difendano integralmente”.
Non si protesta contro le doppiette
Il WWF denuncia inoltre che nelle bozze circolate si ipotizzano sanzioni sproporzionate contro la protesta civile, con multe più salate per chi manifesta che per chi infrange la legge sulla caccia. Un segnale, secondo l’associazione, di un approccio autoritario che punta a zittire le voci dissenzienti.
“Questa riforma riporta l’orologio della tutela della natura indietro di 30 anni – si legge nell’appello del WWF –. È una proposta che premia una piccola minoranza armata e rumorosa, e danneggia il diritto di tutti a vivere in sicurezza il nostro patrimonio naturale”.
La petizione è già attiva e punta a raccogliere migliaia di firme per bloccare un disegno di legge che, se approvato, rischia di cambiare radicalmente il rapporto tra cittadini, natura e istituzioni.