
L’associazione di consumatori francesi Ufc-Que Choisir ha presentato una nuova denuncia contro Bmw, Mercedes, Toyota e Volkswagen per il caso degli airbag difettosi Takata. I primi richiami avevano riguardato auto Citroën e Stellantis
L’associazione di consumatori francesi Ufc-Que Choisir ha presentato una nuova denuncia contro Bmw, Mercedes, Toyota e Volkswagen per il caso degli airbag difettosi Takata. I primi richiami avevano riguardato auto Citroën e Stellantis, per cui l’associazione dei consumatori aveva presentato una prima denuncia lo scorso gennaio. In seguito a un nuovo decesso collegato all’attivazione di un airbag Takata difettoso avvenuta a fine marzo in Guadalupa a bordo di un veicolo Toyota, l’UFC-Que Choisir ha proseguito la sua azione legale.
Le accuse
I comportamenti denunciati sono gravi: pratiche commerciali ingannevoli, frode aggravata e messa in pericolo deliberato della vita altrui. Per i denuncianti alla base di questi reati ci sarebbero promemoria imprecisi, tardivi e insufficienti, sotto la sola pressione mediatica dello scandalo. “Sebbene la pericolosità degli airbag Takata sia nota da oltre 10 anni – scrive Que choisir – e nonostante la gravità e la comprovata natura del rischio (esplosione incontrollata con proiezione di frammenti metallici che possono provocare lesioni mortali, anche in caso di urti di lieve entità), anche questi produttori, sotto la pressione dei media e delle autorità competenti, hanno aspettato di trovarsi ‘con le spalle al muro’ per prendere provvedimenti. La loro risposta, in particolare per quanto riguarda le informazioni fornite ai consumatori, è stata tardiva, volutamente opaca e incompleta”.
Le mosse tardive delle case automobilistiche
Ad eccezione della Volkswagen (che attenderà fino al 14 febbraio 2025 per adeguarsi, ma senza una campagna di informazione pubblica), spiegano i denuncianti, nessuna misura di richiamo con meccanismo “stop-drive” (con immobilizzo del veicolo) è stata attuata sul territorio francese, prima dell’ingiunzione del Ministro responsabile dei Trasporti e del decreto ministeriale del 9 aprile 2025, sebbene campagne simili siano state lanciate nel 2014 ad esempio in Canada (in particolare dalla Bmw); Una misura di richiamo “semplice” registrata sul territorio francese per Mercedes (nel 2020) e Toyota (nel 2022), e per un numero molto limitato di modelli (marca/anno) rispetto ai veicoli attualmente elencati sul sito ministeriale come equipaggiati con airbag Takata; L’emissione di avvisi di richiamo, dal 2020 al 2024, con messaggi imprecisi o addirittura che minimizzano la natura del difetto dell’apparecchiatura e/o il rischio associato per il consumatore (esempio: menzione di un “effetto protettivo previsto dell’airbag” che potrebbe quindi non essere “pienamente garantito” e comportare semplici rischi di “lesioni”).
Un elenco più ampio
Inoltre, nonostante questa serie di semplici avvisi di richiamo emessi per il territorio francese, l’elenco dei veicoli interessati da ciascuno di questi produttori è in realtà oggi molto più ampio, secondo il sito web del mnistero dei Trasporti (marche/modelli/anni che non sono mai stati interessati da nessuno di questi avvisi). “Quel che è peggio è che sembra che alcuni di questi produttori abbiano continuato a equipaggiare i loro veicoli con airbag Takata fino al 2017, o addirittura fino a giugno 2020 (per alcuni modelli Seat), nonostante fossero già in corso campagne di richiamo presso diversi operatori” scrive l’associazione dei consumatori.
La richiesta di una commissione parlamentare d’inchiesta
Secondo Marie-Amandine Stévenin, presidente dell’UFC-Que Choisir: “Ogni attore e ogni professionista deve ora agire e rispondere delle proprie mancanze in questo scandalo. Milioni di automobilisti sono stati e rimangono esposti a un rischio mortale tanto insospettato quanto sconsiderato, senza che questi produttori abbiano mai preso l’iniziativa o si siano assunti la responsabilità di informare i consumatori in modo normale e imparziale. Questo non può rimanere impunito”. Considerata la portata dello scandalo e in seguito all’ennesima morte, l’UFC-Que Choisir ribadisce la sua richiesta di creazione di una commissione parlamentare d’inchiesta, in modo che le indagini trasversali possano fare piena luce sulle responsabilità assunte e sulle carenze, sia amministrative che legislative o normative, che devono essere corrette.