L’Ue stringe le maglie sui controlli e sulle procedure del congelamento del tonno, per proteggere i consumatori da frodi alimentari e rischi sanitari, primo fra tutti la presenza di istamina che può causare la sindrome sgombroide.
La Commissione europea ha recentemente proposto una revisione importante delle norme che disciplinano il congelamento del tonno pescato in mare aperto, con particolare attenzione al processo di congelamento in salamoia. Le nuove regole si sono rese necessarie dopo una serie di controlli ufficiali effettuati dalle autorità nazionali, nonché audit della Commissione stessa, che hanno portato alla luce gravi carenze nella catena produttiva e distributiva di questo pesce altamente consumato.
Le frodi sul falso fresco
Le norme attuali prevedono che le imbarcazioni congelatrici dispongano di attrezzature sufficienti per congelare rapidamente e in modo continuo il tonno, raggiungendo una temperatura interna massima di -18 °C. Inoltre, devono disporre di impianti frigoriferi capaci di mantenere costante tale temperatura durante lo stoccaggio nelle stive. Tuttavia, quando il tonno è destinato alla conservazione e viene congelato in salamoia, è consentita una temperatura massima di -9 °C. Questa pratica ha portato però ad abusi, con alcuni operatori che hanno venduto tonno congelato in salamoia a temperature superiori, facendolo passare per fresco grazie all’aggiunta fraudolenta di additivi coloranti. Questa frode non rappresenta solo un inganno per il consumatore, ma genera anche un serio rischio per la salute, aumentando pericolosamente il contenuto di istamina nel prodotto finale.
Il rischio istamina
L’istamina è una sostanza che si forma rapidamente nel pesce mal conservato, soprattutto in specie come il tonno e lo sgombro, e può causare gravi reazioni allergiche e avvelenamento alimentare, noto appunto come sindrome sgombroide. Questo pericolo è stato confermato da numerosi avvisi provenienti dal Sistema di Allerta Rapido per Alimenti e Mangimi (RASFF) dell’UE, che ha ripetutamente denunciato livelli eccessivi di istamina in lombi di tonno trattati con additivi per farli sembrare freschi.
Per rispondere a questa emergenza sanitaria e commerciale, la Commissione europea ha deciso di stabilire nuove condizioni più stringenti per il congelamento in salamoia, fissando a -18 °C la temperatura massima consentita anche per questo processo. Inoltre, è previsto che le imbarcazioni congelatrici effettuino un monitoraggio continuo e elettronico della temperatura della salamoia, registrando i dati che dovranno essere prontamente disponibili durante i controlli ufficiali.
Coreani contrari, europei a favore
La proposta normativa ha ricevuto finora un’accoglienza positiva da parte degli operatori del settore europeo. Europêche, associazione rappresentativa dei pescatori UE, ha dichiarato il suo sostegno alla riforma, sottolineando come questa rappresenti un passo avanti verso condizioni eque tra flotte europee e quelle extra-UE, spesso soggette a controlli meno rigorosi.
Non mancano però preoccupazioni da parte di alcuni attori internazionali, come la Korea Overseas Fisheries Association, che rappresenta oltre 50 aziende di pesca d’altura coreane. Quest’ultima ha espresso timori sul possibile impatto economico delle nuove regole, chiedendo chiarimenti sulla fattibilità tecnica del monitoraggio continuo della temperatura dalla terraferma. Inoltre, l’associazione coreana ha richiesto ulteriori dettagli sui requisiti per il piano di validazione obbligatorio previsto dalle nuove regole, che dovrebbe dimostrare la correlazione precisa tra la temperatura della salamoia e quella interna del pesce.
Attualmente, le navi coreane operano con standard che prevedono il raggiungimento di una temperatura interna inferiore a 0 °C entro 24 ore dall’inizio del congelamento in salamoia e di -18 °C entro 96 ore. L’associazione chiede alla Commissione UE conferma sulla conformità di queste procedure alle nuove regole proposte, in modo da evitare impatti negativi sull’esportazione verso il mercato europeo.