
Condannato in primo grado a 1 anno e 4 mesi Giuseppe Giustacchini, amministratore della Wte, per traffico illecito di rifiuti. Nel 2021 erano scattati i sequestri per dopo una maxi inchiesta sullo sversamento di fanghi tossici in Nord Italia
Condannato in primo grado a 1 anno e 4 mesi Giuseppe Giustacchini, amministratore della Wte, per traffico illecito di rifiuti. Nel 2021 erano scattati i sequestri per dopo una maxi inchiesta sullo sversamento di fanghi tossici in Nord Italia. A emettere la condanna, con pena sospesa, il gup Angela Corvi, dopo un rito abbreviato, partendo da una richiesta di 4 anni dal pm Teodoro Catananti. L’accusa era di aver sparso, tra gennaio 2018 e agosto 2019, 150 mila tonnellate di fanghi ritenuti tossici su 3 mila ettari di campi in 78 paesi del nord Italia tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Per questo erano finiti sotto sequestro gli stabilimenti della Wte a Calvisano, Quinzano d’Oglio e Calcinato.
L’accusa
Secondo gli inquirenti, l’azienda veniva pagata per ritirare i fanghi prodotti da impianti pubblici e privati di depurazione delle acque reflue urbane ed industriali, e senza sottoporli al trattamento previsto e aggiungendovi un altro inquinante (l’acido solforico derivante da batterie esauste), li classificava come “gessi di defecazione” e li smaltiva su terreni agricoli.
Il giudizio
Come spiega il Corriere della Sera che riporta la notizia dell’esito del primo grado di giudizio, “Si è giocato tutto in punta di diritto. E cioè sulla legislazione di riferimento per la qualificazione giuridica del reato, quindi sulla classificazione dei gessi: rifiuti o meno. Certamente per il pm, visto il presunto livello di contaminazione, che secondo la difesa di Giustacchini, avrebbe però applicato erroneamente il Testo unico ambientale per la loro classificazione e non la normativa speciale di riferimento, secondo la quale, al contrario, i gessi in quanto fertilizzanti — per la Procura sarebbero stati invece spacciati per tali — furono sottoposti ai trattamenti previsti. E non ci sarebbe prova dello sforamento dei livelli di legge. Per il giudice, invece, si trattava proprio di rifiuti”.
Le condanne e le assoluzioni
Giustacchini è stato assolto per l’accusa di traffico di influenze illecite (dallo stesso reato è stato prosciolto in udienza preliminare Luigi Mille, direttore dell’Agenzia Interregionale per il Fiume Po) e di creazione di discarica abusiva.
La Wte è stata condannata al pagamento di una sanzione amministrativa da 77.400 euro, e gli è stata revocata l’autorizzazione all’esercizio dell’attività di impresa, in via definitiva,ovviamente valida solo in caso di conferma della sentenza in terzo grado, e non immediatamente esecutiva.
La Wte dovrà ripristinare lo stato dei luoghi
La Wte è stata inoltre condannata a ripristinare, nel limite del possibile, lo stato dei luoghi contaminati. Emanuele Moraschini, presidente della Provincia di Brescia, che si era costituita parte civile, ha commentato ricordando che la vicenda “gravissima e per certi versi sconvolgente” ha portato “ad infittire i paletti normativi per la tutela dei terreni agricoli” Amareggiata la sindaca di Calcinato, comune interessato dagli sversamenti, Vincenza Corsini, che al Corriere dice: “Le sentenze si rispettano ma faccio davvero fatica a sentirmi soddisfatta da questa sentenza, visto quello che per anni il mio paese e i suoi abitanti hanno patito”.
Fanghi tossici: la questione ancora aperta
Un problema, quello dei fanghi da depurazione tossici che esiste anche in Italia. Nel 2018, il decreto-Genova, approvato il primo governo Conte ha consentito l’utilizzo di fanghi di depurazione industriali come fertilizzanti. Su questo, il Salvagente sin da allora ha condotto una battaglia ferma, tanto da aver lanciato una petizione al presidente del Consiglio e ai ministri competenti. Una petizione che ha già raccolto oltre 132mila firme e che può ancora essere firmata e sostenuta. Lo scandalo Wte ha portato la Regione Lombardia ad introdurre una norma che vietò lo spandimento di fanghi in quelle zone ricche di reflui zootecnici e poi a scriverne una per assimilare i “gessi di defecazione” ai fanghi, visto che per la normativa nazionale risultavano fertilizzanti grazie all’aggiunta di acido solforico e calce.