Il rapporto congiunto delle Agenzie Europee: l’uso diffuso di fungicidi azolici in agricoltura aumenta la resistenza dell’Aspergillus ai trattamenti antifungini
Dopo la resistenza agli antibiotici in buona parte legata all’abuso negli allevamenti intensivi ora arriva un allarme legato all’uso dei pesticidi in agricoltura che potrebbe rendere inutili le curedi altri farmaci.
Un recente rapporto congiunto delle cinque principali agenzie europee per la salute e l’ambiente – EFSA, ECDC, EMA, ECHA e AEA – con il supporto del Centro Comune di Ricerca (CCR) della Commissione Europea, evidenzia che l’uso estensivo di fungicidi azolici, soprattutto in agricoltura, può incrementare il rischio che i funghi Aspergillus sviluppino resistenza ai trattamenti antifungini essenziali in medicina.
I medicinali azolici sono fondamentali per il trattamento dell’aspergillosi, un’infezione grave causata dal fungo Aspergillus. Tuttavia, l’uso diffuso di queste sostanze al di fuori della medicina umana, in particolare in agricoltura contribuisce al rischio che l’Aspergillus sviluppi resistenza agli azoli, rendendo le terapie meno efficaci.
Le sostanze azoliche sono ampiamente utilizzate nei prodotti fitosanitari per controllare le malattie fungine in agricoltura e orticoltura, come medicinali veterinari per il trattamento delle infezioni fungine negli animali, come biocidi nei preservanti del legno, come prodotti chimici industriali e nei cosmetici. L’esposizione a determinati ambienti in cui vengono utilizzati o sono presenti fungicidi azolici, come i rifiuti agricoli e orticoli e il legname fresco di taglio, potrebbe aumentare il rischio di infezione da Aspergillus resistente agli azoli.
Bernhard Url, direttore esecutivo ad interim dell’EFSA, ha dichiarato: “L’uso di fungicidi azolici in agricoltura e in altri settori al di fuori della medicina umana, con il loro impatto sulla resistenza agli antifungini, evidenzia la necessità cruciale di bilanciare prassi efficaci con la tutela della salute e dell’ambiente. L’approccio One Health ci consente di riunire competenze diverse per affrontare questa sfida e salvaguardare la salute pubblica per le generazioni future”.