Una nuova inchiesta di Report racconta come nonostante nel disciplinare del prosciutto di Parma Dop sia scritto chiaramente che almeno il 50% del mangime per gli allevamenti debba provenire dal territorio, l’organismo di controllo Csqa, già sospeso in passato, si fida delle autocertificazioni senza controllare sul campo
Una nuova inchiesta di Report racconta come nonostante nel disciplinare del Prosciutto di Parma Dop sia scritto chiaramente che almeno il 50% del mangime per gli allevamenti debba provenire dal territorio, l’organismo di controllo Csqa, già sospeso in passato, si fida delle autocertificazioni senza controllare sul campo.
La puntata sugli allevamenti suini
La puntata che va in onda domenica 17 novembre, infatti, si occuperà di allevamenti suini, come spiega Salvagente Giulia Innocenzi che ha curato il servizio: “Partiremo con la peste suina africana, perché l’Italia è uno dei paesi più colpiti in Europa dalla peste suina africana, se le strategie del governo hanno fallito. Abbiamo immagini esclusive dal team investigativo di Food for Profit sugli abbattimenti, sia in Lombardia che in Piemonte, dove dimostriamo anche che ha continuato a lavorare la ditta dello scorso anno, quella che era finita nel question time a Lollobrigida sul perché venissero usati quei metodi di abbattimento con l’elettrocuzione, usati anche quest’anno. Poi il consorzio del prosciutto di Parma, il fatto che gli allevamenti che abbiamo mostrato lo scorso anno con tutte quelle criticità non siano stati radiati”.
I controlli sui mangimi
Come su accennato il mangime destinato ai maiali del Consorzio del Prosciutto di Parma, deve provenire integralmente, o almeno al 50%, dalla “zona geografica limitata”. Ma, secondo alcuni esperti consultati da Report, tra cui Dario Frisio, professore di Economia agraria all’Università di Milano, potrebbe non essere sufficiente. Un dato su tutti: le superfici a mais si sono dimezzate, in dieci anni sono andati persi circa mezzo milione di ettari di mais, di cui vengono importanti sei milioni e mezzo di tonnellate l’anno, tra cui anche una quota rilevante Ogm.
L’audio della conversazione tra la direttrice di Csqa e un allevatore
Tornando nello specifico ai mangimi per i maiali dalle cui carni si produrrà il prosciutto Dop di Parma, Report trasmette l’audio di una conversazione con le parole Maria Chiara Ferrarese, direttrice generale dell’organismo di controllo Csqa, che si occupa di controllare il rispetto del disciplinare. Ferrarese dice all’interlucotore, un allevatore: “Questa cosa non la dovete divulgare. Noi abbiamo praticamente omesso il controllo dell’alimentazione nel piano. Parlando con l’associazione abbiamo capito che è un grosso problema il requisito del 50% della materia prima e non vogliono che ci siano controlli nelle loro aziende. Ma attenzione: questa cosa il ministero non la sa tutta”.
Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente
I controlli solo sulle carte
Giulia Innocenzi spiega: “E infatti per controllare la correttezza dei mangimi il Csqa deve solo verificare che in allevamento ci sia “un documento” dove c’è scritto ‘mangime idoneo ai fini della produzione Dop’. Praticamente basta un’autodichiarazione per dare luce verde. Sempre Maria Chiara Ferrarese, infatti, dice: “L’allevatore quando riceve il mangime deve accertarsi che ci sia scritto ‘idoneo a Parma e San Daniele’ o similari eh”, e rafforza il concetto: “Quella frase lì copre tutto”. A confermare quanto mostrato da Report è anche un tecnico di allevamento sentito dalla trasmissione, secondo cui “I controlli sul mangime non li fanno. A noi – spiega – vengono controllati soltanto gli ingredienti, che le percentuali vengano rispettate, ma non la provenienza del mangime. Quindi il requisito sull’origine è farlocco”.
Confagricoltura: controlli ai mangimi assenti dal piano per volere del Mipaaf
Rudy Milani, presidenti Suinicoltori Confagricoltura spiega a Report: “I mangimifici non sono nel piano dei controlli perché non sono parte della catena che è sottoposta ai controlli della Dop. Il piano dei controlli è valutato dal ministero dell’Agricoltura”.
La non risposta di Lollobrigida
La giornalista di Report prova a chiedere un parere al ministro delle Politiche agricole, Francesco Lollobrigida, sui controlli di Csqa, ma il ministro ha preferito non rispondere, limitandosi a dire: “Se lei è a conoscenza di questioni che sono illegittime e illegali, spero che abbia fatto un esposto alla magistratura, che può intervenire”. Il Salvagente ha chiesto un’intervista a Maria Chiara Ferrarese, direttrice generale dell’organismo di controllo Csqa, per approfondire le accuse di Report, ma dall’Odc ci è stato risposto che non era disponibile.
La sospensione del Csqa nel 2022
Nel 2022, l’Icqrf, l’Ispettorato repressioni frodi del ministero delle Politiche agricole, aveva sospeso per 4 mesi l’ente di certificazione Csqa per “ripetute violazioni del Piano dei controlli” sul Prosciutto di Parma. Un’analogo provvedimento era toccato due prima fa al precedente certificatore della prestigiosa Dop: l’Istituto Parma qualità, che era stato prima sospeso dal ministero e poi “licenziato” dal Consorzio reo di non aver vigilato a sufficienza sui maiali fuori standard ottenute con genetiche danesi non ammesse dal disciplinare e avviati lo stesso alla stagionatura del Dop. Nel 2022, il Consorzio sosteneva la scelta “fortemente voluta” del Csqa e precisano che “l’attività di vigilanza dell’ente non si interrompe ma viene sorvegliata per 4 mesi da parte del ministero. Aspettiamo fiduciosi gli accertamenti che verranno svolti nei prossimi mesi”. Al centro delle contestazioni da parte della Repressioni e frodi (qui il decreto ministeriale della sospensione) Ci sarebbero stati i controlli svolti nel 2020. Dopo l’indagine interna, il ministero di Francesco Lollobrigida ha riconfermato il Csqa come ente controllore del Consorzio del prosciutto di Parma, e Maria Chiara Ferrarese è stata promossa a direttrice generale dell’ente.