Cargill sotto accusa: nella sua carne antibiotici riservati all’uomo

PFAS ANTIBIOTICI CARGILL

Un’inchiesta pubblicata sul Bureau of investigative journalism dimostra che gli allevamenti che forniscono carne alla Cargill utilizzano antibiotici che dovrebbero essere riservati all’uomo per evitare l’antibiotico-resistenza

Mentre i leader mondiali prendevano vaghi impegni a New York per contrastare la crescente minaccia della resistenza antimicrobica, il gigante alimentare statunitense Cargill è finito sotto accusa per aver macellato bovini contenenti residui di potenti antibiotici. Secondo i dati raccolti dal Bureau of Investigative Journalism (TBIJ), negli ultimi due anni le aziende agricole che forniscono carne a Cargill hanno continuato a utilizzare antibiotici considerati vitali per la salute umana dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Due anni fa, il TBIJ aveva già denunciato che Cargill, che rifornisce colossi come McDonald’s, acquistava carne da allevamenti che utilizzavano almeno cinque antibiotici critici per l’uomo. In quel momento, Cargill aveva dichiarato di voler evitare l’uso di antibiotici essenziali per la medicina umana, difendendo comunque l’uso di altri antibiotici nell’allevamento.

Stavolta, le indagini hanno individuato ben 12 tipi di antibiotici in uso, tra cui due tra i più importanti e classificati dall’OMS come “di massima priorità critica” (HP-CIA). Questi farmaci sono così fondamentali per la salute umana che l’OMS ha invitato gli allevatori a smettere di utilizzarli, poiché il loro impiego negli allevamenti potrebbe compromettere la loro efficacia nel trattamento di gravi infezioni batteriche.

Nuove regole, vecchi problemi

Nel 2023, la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti ha introdotto una nuova regola che richiede la prescrizione veterinaria per ottenere antibiotici per gli animali. Nonostante ciò, il controllo di come e quando somministrare gli antibiotici resta in mano agli allevatori, i quali devono assicurarsi che il farmaco sia completamente smaltito dall’animale prima della macellazione. Crystal Heath, veterinaria e fondatrice di OurHonor, un’organizzazione per il benessere degli animali, ha sottolineato come l’allevamento intensivo porti a un uso massiccio di antibiotici per evitare malattie dovute alle condizioni di confinamento degli animali. “Questo sarà sempre un problema finché continueremo a allevare animali in questo modo”, ha affermato Heath nel reportage du TbiJ firmato da Andrew Wasley e Marlowe Starling.

Il far west degli antibiotici

Nonostante alcune buone pratiche, l’uso degli antibiotici negli allevamenti statunitensi resta un problema. Secondo un’indagine recente del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, un quinto dei campioni di carne etichettata come “allevata senza antibiotici” conteneva residui di antibiotici. Alcune associazioni del settore continuano a difendere l’uso preventivo di antibiotici sugli animali, anche quando non sono malati, sostenendo che non ci sia molta sovrapposizione tra gli antibiotici utilizzati nell’allevamento e quelli destinati alla medicina umana. Questa posizione è in netto contrasto con quanto affermato dall’OMS, che ritiene che l’uso di antibiotici negli allevamenti contribuisca direttamente all’aumento della resistenza agli antibiotici nelle persone.

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

Cargill ha dichiarato di essere impegnata nella riduzione dell’uso di antibiotici umani nelle sue operazioni e catene di approvvigionamento, pur proteggendo la salute e il benessere degli animali. “Non vogliamo utilizzare antibiotici in agricoltura che siano anche clinicamente utilizzati per l’uomo”, ha dichiarato Daniel Czyz, microbiologo presso l’Università della Florida, che ha messo in guardia sui rischi della resistenza ai farmaci: “Una volta che una malattia sviluppa resistenza a un farmaco, è difficile o impossibile invertire il processo”.

Verso una soluzione globale

Per Czyz, la vera soluzione risiede in un approccio globale coordinato al problema della resistenza antimicrobica, come dimostrato dai recenti sforzi delle Nazioni Unite. “Non possiamo affrontare [la resistenza antimicrobica] in un posto se altrove viene trascurata”, ha dichiarato, evidenziando come la collaborazione internazionale sia l’unica via per evitare una crisi sanitaria globale.

La resistenza agli antibiotici è una minaccia che richiede un’azione concertata e immediata: mentre i leader mondiali si riuniscono per trovare soluzioni, resta fondamentale un maggiore impegno da parte delle grandi aziende alimentari e degli allevatori nel limitare l’uso di antibiotici, proteggendo la salute pubblica e l’efficacia di questi farmaci essenziali per il futuro.