Cannabis light, il Tar del Lazio sospende il decreto che metteva a rischio migliaia di posti di lavoro

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Il Tar del Lazio ha accolto l’istanza cautelare presentata da Imprenditori Canapa Italia contro il decreto del ministero della Salute che inserisce le composizioni orali contenenti Cbd nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti. Una misura che poterebbe alla chiusura di tanti rivenditori di cannabis light e prodotti affini

Il Tar del Lazio ha accolto l’istanza cautelare presentata da Imprenditori Canapa Italia contro il decreto del ministero della Salute che inserisce le composizioni orali contenenti Cbd nella tabella dei medicinali contenenti sostanze psicotrope o stupefacenti. Una misura che poterebbe alla chiusura di tanti rivenditori di cannabis light e prodotti affini. Il ricorso è stato portato avanti con l’assistenza degli Avvocati Dario De Blasi, Alberto Gava e Francesco (Prestige Legal & Advisory).

La sentenza

”Il Giudice amministrativo – spiega l’associazione di rappresentanza del settore – ha riconosciuto la fondatezza delle nostre argomentazioni, rilevando il grave ed irreparabile danno che l’applicazione del decreto comporta all’intero settore e ha deciso di sospenderne l’efficacia in attesa del giudizio di merito. Questa decisione rappresenta un’importante vittoria per il settore della Canapa industriale, che rischiava di subire gravi danni sociali, occupazionali ed economici. I giudici hanno ritenuto che l’applicazione del decreto avrebbe infatti potuto comportare per gli operatori economici significative ed irreparabili conseguenze, anche di natura penale, legate alla possibile contestazione di reati in materia di stupefacenti”.

Il parere dell’esperto sul Cbd

Nell’ambito del giudizio, anche attraverso la relazione tecnica a firma di Costantino Ciallella (già Direttore dell’istituto di medicina legale dell’Università La Sapienza di Roma), ha dimostrato come il Cbd non determini dipendenza psicofisica e non possieda effetti psicoattivi che possano giustificarne l’inclusione tra le sostanze stupefacenti. Il ricorso presentato da Ici, con il sostegno di Coldiretti Liguria ha ribadito che “il settore della canapa industriale, basato su principi di legalità e sicurezza, rappresenta un’opportunità economica significativa, specialmente per le aree rurali e le piccole e medie imprese agricole”.

L’emendamento approvato ad agosto

Lo scorso 1° agosto, la commissione Affari costituzionali e giustizia della Camera ha approvato tra gli emendamenti del ddl sicurezza, uno che equipara la cannabis light a quella considerata stupefacente. È stata ritirata invece la proposta della Lega che voleva vietare l’immagine della pianta di canapa per fini pubblicitari. Per Riccardo Magi, segretario di +Europa, si tratta di un “duro colpo al settore che vede migliaia di occupati e una filiera completamente italiana”.

La lunga guerra al cannabidiolo (naturale)

Prima della votazione sul Ddl sicurezza, il decreto del 27 giugno 2024, che inserisce le “composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis” nella tabella delle sostanze stupefacenti, era l’ultimo di una serie di provvedimenti e pareri istituzionali che hanno avuto inizio nel 2020. Già il 1° ottobre 2020, un decreto simile aveva cercato di aggiornare le tabelle contenenti le sostanze stupefacenti e psicotrope, includendo il Cbd nella sezione B della tabella dei medicinali, soggetto quindi a prescrizione medica non ripetibile. Tuttavia, l’entrata in vigore di questo decreto è stata sospesa il 28 ottobre 2020, a causa delle richieste di ulteriori approfondimenti tecnici da parte delle autorità sanitarie. Il 7 agosto 2023, un ulteriore decreto ministeriale è stato emesso per revocare la sospensione del 2020 e ripristinare l’inserimento del Cbd nella tabella B. Tuttavia, anche questo decreto, come dicevamo, è stato sospeso dal Tar del Lazio che ha accolto l’istanza cautelare di sospensione del decreto, rilevando che la motivazione del decreto “appare priva della richiesta integrazione istruttoria da parte del Consiglio Superiore di Sanità e non sufficientemente chiara in ordine ai concreti pericoli di induzione di dipendenza fisica o psichica”. In esecuzione dell’ordine del giudice, il ministero della Salute ha rinnovato l’istruttoria, inviando una nuova richiesta di parere sia all’Istituto superiore di sanità che al Consiglio superiore di Sanità. I pareri aggiornati hanno confermato la necessità di inserire il Cbd nella tabella B dei medicinali.

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