La Francia sta testando una sostanza repellente ai parassiti come alternativa ai neonicotinoidi vietati dall’Ue e agli insetticidi dannosi per le api e altri impollinatori
Il governo francese ha autorizzato ad aprile un soluzione di biocontrollo dei parassiti derivata da fonti naturali per contrastare i parassiti nelle coltivazioni, in alternativa ai neonicotinoidi vietati dall’Ue e ad altri insetticidi dannosi per api e altri impollinatori. La fraganza, a base di molecole profumate note come kairomones, è stata consentita su 500 ettari di campi di barbabietola da zucchero fino a metà agosto.
Il problema della definizione di biocontrollo
Come scrive Euractiv, che riporta la notizia, “sebbene questi metodi stiano guadagnando terreno nell’Ue, nel blocco manca una definizione comune di biocontrollo. L’ultimo tentativo di fornire una definizione giuridica è stato incluso nella proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi (Sur), un testo controverso votato dal Parlamento europeo lo scorso anno e ritirato dalla Commissione europea a febbraio”.
La start up
Il sostegno statale al prodotto di biocontrollo, sviluppato dalla start-up Agriodor con sede a Rennes, fa parte di un piano nazionale contro la malattia dell’ingiallimento della barbabietola, che ha devastato il raccolto di barbabietola da zucchero francese nel 2020. “I kairomoni sono molecole profumate che hanno un effetto repellente sugli afidi e possono ridurre i livelli di infestazione, ritardando così la necessità di trattamenti insetticidi”, ha spiegato in un comunicato stampa il ministero dell’Agricoltura francese. L’amministratore delegato di Agriodor, Alain Thibault, ha dichiarato a Euractiv che il prodotto potrebbe offrire agli agricoltori un’alternativa ai neonicotinoidi che uccidono le api, vietati nell’Ue dal 2018. L’acetamiprid è l’unico ancora autorizzato, ma la Francia, a differenza di altri Paesi Ue, ha vietato i prodotti contenenti tutti i tipi di neonicotinoidi. Intanto, anche in Svizzera sono in corso test sulla fragranza di biocontrolli per valutarne l’efficacia nell’agricoltura biologica.
Un iter lungo
Thibault punta a ottenere una nuova autorizzazione all’immissione in commercio di emergenza per il 2025. Una sentenza della Corte Suprema dell’Ue ha ricordato che, in linea di principio, la legislazione europea dà la priorità, ove possibile, ai metodi di controllo non chimici dei parassiti. Ma nonostante ciò, “le alternative di controllo biologico devono affrontare un processo di approvazione lungo e oneroso” ricorda Euractiv. Thibault ha affermato che la soluzione di Agriodor impiegherà dai sette ai dieci anni per ottenere l’approvazione alla commercializzazione nell’Ue, poiché deve seguire lo stesso percorso normativo dei pesticidi chimici. Ha sottolineato per tanto che l’attuale regolamento sta mettendo a dura prova l’innovazione del biocontrollo. Fino ad allora Agriodor dovrà fare affidamento sulle autorizzazioni “di emergenza” fino a 120 giorni concesse dai singoli Stati membri.
Fuori dall’Ue tempi più brevi
“Al contrario, secondo fonti del settore, i concorrenti agricoli – Stati Uniti, Brasile e Canada – approvano nuovi prodotti a base biologica entro uno o tre anni” continua Euractiv, a cui Thibault ha ricordato che la stessa molecola utilizzata per il repellente contro gli afidi si trova in prodotti come creme solari e gomme da masticare, poiché è approvata per alimenti e cosmetici ma non per uso agricolo.
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Anche il bio chiede adozioni più rapide
Anche il settore biologico dell’Ue, rappresentato dall’Ifoam, preme per agire, sottolineando la necessità di un nuovo quadro giuridico per consentire un’adozione più rapida di questi metodi, compresa una revisione del regolamento che disciplina la commercializzazione dei pesticidi.
Una vicenda analoga in Italia
La vicenda ricorda un po’ quella di Maurizio Polo, titolare di bioenologia 2.0, azienda di Oderzo che da 44 anni si occupa di ricerca in ambito enologico, che lo scorso anno aveva raccontato al Salvagente come avesse proposto alla Regione Veneto un prodotto interamente biologico alternativo al clorpirifos, ricevendo un secco no.