I trattori in presidio a Roma portano la voce dei piccoli agricoltori che faticano ad arrivare a fine mese. Non tutti i bersagli presi di mira da chi protesta però, sono giusficati, secondo Legambiente, che risponde alle 4 “fake news” più sentite in questi giorni, dai pesticidi al cibo sintetico.
I trattori in presidio a Roma portano la voce dei piccoli agricoltori che faticano ad arrivare a fine mese. Non tutti i bersagli presi di mira da chi protesta però, sono giustificati, secondo Legambiente, che risponde alle 4 “fake news” più sentite in questi giorni, dai pesticidi al cibo sintetico, nel suo Focus Fake news Protesta trattori.
I veri problemi da risolvere
“Le proposte dei trattori di queste settimane che culmineranno oggi a Roma – commenta Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ci raccontano del grande malessere e della profonda crisi che sta vivendo l’agricoltura, legati soprattutto agli effetti della crisi climatica, ai costi di produzione elevati e alla concorrenza sleale. Ma accusare il Green deal di voler affossare il mondo agricolo è incomprensibile visto che lo stesso Esecutivo, in assenza di una veloce transizione ecologica, nel piano di adattamento climatico stima al 2050 12,5 miliardi di euro all’anno di perdite del settore agricolo. Si rischia solo di far passare tante fake news, mentre le cause dei problemi agricoli sono altre”.
Il taglio dell’Irpef non basta
Secondo Ciafani, “il Governo Meloni dovrebbe evitare di alimentare la confusione e dimostrare più capacità di intervento, perché il taglio dell’Iperf per i redditi più bassi da solo non può bastare. Servono anche misure concrete a sostegno della transizione ecologica in agricoltura come snellire la burocrazia, garantendo assistenza tecnica e politiche a sostegno del reddito, incentivare l’agroecologia, premiando chi punta sui servizi ecosistemici, lo sviluppo delle rinnovabili per produrre energia, e approvando l’inserimento dei delitti delle agromafie nel codice penale per fermare l’illegalità e la concorrenza sleale del settore”.
Basta con i finanziamenti a pioggia, che vanno ai più grandi
“Il problema vero – aggiunge Angelo Gentili, responsabile nazionale agricoltura Legambiente – non è il Green deal ma la mancanza di reddito e la Politica Agricola comune che per decenni ha distribuito finanziamenti a pioggia e per ettaro, non premiando le buone pratiche ma le grandi aziende a vantaggio dei piccoli e medi agricoltori; infatti l’80% delle risorse è andato al 20% delle aziende”.
Le 4 fake news da smontare secondo Legambiente
Il Green Deal, frutto di un ambientalismo estremista, danneggia produttori e consumatori
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Falso. Il Green Deal è un programma ambientale progettato e creato allo scopo di agevolare i percorsi di decarbonizzazione ed è uno strumento necessario per contrastare gli effetti sempre più estremi dei cambiamenti climatici da cui derivano, tra le altre cose, gravi danni alle produzioni agricole. Dal Green Deal passa il futuro dell’agricoltura e non la sua fine. Mettere in discussione le strategie europee From farm to fork e Biodiversity 2030 – cardini del Green Deal – significherebbe mettere a rischio la sopravvivenza dell’intero settore agricolo e il futuro del Pianeta. La grave situazione economica in cui versano le aziende agricole (soprattutto di medie e piccole dimensioni) è legata a una politica comunitaria del passato che, per decenni, ha destinato l’80% delle risorse solo al 20% delle aziende, privilegiando le grandi e il metodo intensivo. L’unica soluzione per salvare l’agricoltura è liberarla dalla dipendenza della chimica e puntare sulla diminuzione degli input negativi idrici ed energetici. Accusare il Green Deal significa prendersela con l’unica alternativa possibile per salvarsi.
L’utilizzo dei pesticidi è indispensabile per salvare l’agricoltura
Falso. L’utilizzo di sostanze chimiche, non solo non garantisce di poter contare su una maggiore resa agricola o di salvaguardare le colture, ma è addirittura nocivo per la salute umana. I pesticidi, oltre a contaminare acqua, aria, suolo e cibo, generano resistenze nelle popolazioni di insetti, scatenando la necessità di trattamenti sempre più frequenti ed efficaci. A ciò si aggiungono gli squilibri legati al rapporto preda-predatore e la conseguente proliferazione di una specie su tutte le altre. Un ragionamento che vale non solo per gli insetticidi ma anche per gli antibiotici. Il loro sempre maggiore utilizzo negli allevamenti ha comportato, ad esempio, lo sviluppo di una pericolosa antibiotico-resistenza. Iniziative come il rinnovo per dieci anni all’utilizzo del Glifosato vanno ostinatamente nella direzione contraria a quella necessaria per salvare il settore agricolo. Il guadagno di oggi è la perdita di domani.
L’Europa obbliga a non coltivare il 4% dei terreni per speculare sul lavoro degli agricoltori
Falso. La deroga al vincolo di non coltivare il 4% dei terreni destinati a seminativo rischia di trascinare nel baratro gli agricoltori. La misura nasce allo scopo di favorire la difesa dall’erosione e dal dissesto idrogeologico, l’incremento della fertilità dei suoli e la tutela della biodiversità grazie ad aree incolte, siepi, boschetti, stagni e servizi ecosistemici. L’aiuto di insetti utili – come le api – è fondamentale per il raggiungimento di un equilibrio sano tra produttività e ambiente. La grave rarefazione della presenza degli insetti impollinatori – fondamentali per garantire biodiversità agricola e naturale – a cui stiamo assistendo è assai preoccupante. Il rapporto Ipbes-Ipcc spiega chiaramente che il 70% dei suoli europei contiene meno del 2% di sostanza organica. Dati sconvolgenti che fanno ben capire che, per continuare a coltivare, serve ripristinare la fertilità dei suoli.
L’Europa vuole sostituire i cibi tradizionali con quelli sintetici
Falso. Sgombriamo il campo da equivoci: la carne coltivata non è ancora disponibile in Europa e, dunque, in Italia. Al netto di ciò, è bene chiarire che, comunque, non potrebbe sostituire la carne prodotta da allevamento tradizionale ma solo aggiungere una nuova linea di mercato per i consumatori. Peraltro, l’Efsa, Autorità europea per la sicurezza alimentare, a oggi non ha ricevuto richieste di autorizzazione per quanto riguardala carne coltivata. La ricerca su questo segmento è, fortemente sostenuta dalle grandi aziende multinazionali della carne, evidentemente non interessate a ridurre i consumi di carni, ma ad espandere il loro business verso nuove filiere produttive e segmenti di mercato. Quello sui cibi sintetici è l’ennesimo strumento di distrazione di massa sapientemente utilizzato per mettere in ombra la necessità di un cambiamento dell’attuale modello di allevamento zootecnico intensivo e industriale. Benessere animale, sostenibilità ambientale, riduzione dell’impatto negativo su acqua, aria e suolo sono gli obiettivi verso cui tendere con celerità. Occorre poi lavorare sul fronte culturale per ridurre il consumo di carne, azione utile all’ambiente e alla salute, e scommettere in chiave agroecologica sul made in Italy fatto bene. Solo così sarà possibile salvaguardare gli ecosistemi, abbattere le emissioni, mettere sul mercato prodotti più salubri e garantire agli operatori del settore una maggiore competitività.