Che rischi pone il consumo di alghe, sempre più presenti nell’alimentazione anche dei popoli europei? Le autorità di Stoccarda hanno trovato che la quantità di iodio può variare notevolmente e arrivare anche a dosi preoccupanti. E le nostre prove mostrano contenuti non trascurabili di piombo e cadmio
Lo iodio è un elemento essenziale per il corretto funzionamento della tiroide, ma un’eccessiva assunzione può causare gravi problemi di salute. È quindi cruciale garantire un adeguato equilibrio nella dieta, soprattutto considerando che la carenza o l’eccesso di iodio possono portare a disfunzioni tiroidee e altri disturbi correlati.
Quanto iodio nelle alghe? Un rebus
Secondo le linee guida della Deutsche Gesellschaft für Ernährung (Società Tedesca di Nutrizione), gli adulti dovrebbero assumere quotidianamente tra i 180 e i 200 microgrammi di iodio. Tuttavia, i risultati delle analisi condotte dal Centro Pubblico Veterinario di Stoccarda hanno rivelato che molte alghe disponibili sul mercato superano ampiamente queste raccomandazioni, con alcuni campioni che presentano contenuti di iodio anche oltre i 5000 milligrammi per chilogrammo di prodotto secco.
In più, sottolinea l’autorità di Stoccarda, molte confezioni non forniscono informazioni chiare sul contenuto di iodio o sulle raccomandazioni di consumo. È quindi fondamentale, spiegano i dirigenti veterinari tedeschi, che i produttori rispettino rigorosi standard di etichettatura e forniscano indicazioni dettagliate sui rischi legati all’eccessiva assunzione di iodio.
Il Centro Pubblico Veterinario di Stoccarda ha anche esaminato le informazioni fornite dai produttori su siti web e pubblicità, rilevando numerose violazioni delle normative vigenti. In particolare, alcune informazioni promozionali suggerivano un consumo eccessivo di alghe senza avvertire adeguatamente i consumatori dei rischi per la salute.
La nostra prova sulle alghe Nori e Wakame
Il Salvagente, esattamente un anno fa, aveva fatto analizzare ai laboratori del Gruppo Maurizi l’alga Nori e la Wakame, due di quelle che stanno conoscendo sempre più successo anche sulle tavole italiane. La nori, utilizzata per il sushi, viene definita comunemente anche lattuga di mare, proprio per il suo aspetto in natura. Fa parte della Porphyra, una famiglia molto numerosa visto che conta ben oltre 100 esemplari.
La wakame (Undaria pinnatifida) è un’alga marina bruna che cresce tra i fondali rocciosi di Giappone, Corea e Cina. In Europa invece rientrano nella normativa sui “novel foods” ossia tra i nuovi alimenti.
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E i contaminanti?
Quali sono i potenziali contaminanti microbiologici e chimici che possono trovarsi in questi alimenti? Sono presenti allergeni alimentari dovuti a crostacei, molluschi e pesci?
Per rispondere a queste domande abbiamo chiesto ai laboratori del Gruppo Maurizi di effettuare uno studio sulle due tipologie di alghe.
Abbiamo acquistato 5 unità per ciascuna tipologia e tutti i prodotti sono stati testati per ottenere dei risultati scientificamente validi.
Il primo passo è stata la ricerca di microrganismi indicatori (enterobatteri), microrganismi patogeni (salmonella spp, listeria monocytogenes, vibrio spp), potenzialmente patogeni (stafilococchi coagulasi positivi, escherichia coli).
Il passaggio successivo, infine, è stato quello delle analisi chimiche su piombo, cadmio e mercurio.
Per questi contaminanti l’allarme era stato lanciato due anni fa dall’Anses, l’Agenzia francese di sicurezza alimentare, dopo che un monitoraggio della Direzione generale per la concorrenza, il consumo e il controllo delle frodi aveva trovato che quasi un quarto dei campioni di alghe commestibili analizzati presentavano concentrazioni di cadmio superiori al contenuto massimo di 0,5 milligrammi per chilogrammo fissato dal Consiglio superiore di igiene pubblica transalpino.
Cosa abbiamo trovato
Dal punto di vista microbiologico, nelle due tipologie di alghe analizzate non sono stati rilevati microrganismi patogeni e indicatori, indice di un prodotto sicuro e privo da contaminazioni.
Sotto l’aspetto chimico, il regolamento (CE) n. 1881/2006 della Commissione definisce i tenori massimi di arsenico, cadmio e piombo in diversi prodotti alimentari.
Fino a oggi non sono stati tuttavia definiti i tenori massimi di tali sostanze nelle alghe marine. L’agenzia francese per la sicurezza alimentare propone un contenuto massimo di cadmio di 0,35 milligrammi per chilogrammo di sostanza secca nelle alghe commestibili. Noi abbiamo rilevato 1,7 mg/kg di cadmio nelle Nori.
Il piombo, infine, è stato quantificato in 0,7 mg/kg per l’alga wakame e 0,2 mg/kg per l’alga Nori. Per gli organismi marini il regolamento 1881/2006 dà i seguenti valori: muscolo di pesce e cefalopodi 0,30, crostacei 0,50, molluschi bivalvi 1,50.
Infine è stata confermata l’assenza di allergeni per possibili contaminazioni da crostacei e molluschi.