L’arsenico inorganico è principalmente contenuto in cereali (soprattutto il riso) e prodotti a base di cereali e nell’acqua di diverse falde italiane in terreni vulcanici. L’Efsa ha rivisto le esposizioni e il livello di preoccupazione aumenta
La crescente esposizione umana all’arsenico inorganico presente negli alimenti sta sollevando serie preoccupazioni per la salute, con la possibile connessione al cancro della pelle, secondo le conclusioni dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). In uno studio di valutazione del rischio, gli esperti hanno individuato l’aumento dei tumori cutanei come l’effetto avverso più rilevante, sottolineando che la tutela contro il cancro della pelle potrebbe estendersi anche ad altri potenziali impatti negativi.
Dove si trova l’arsenico inorganico
Questo elemento chimico è un componente naturale della superficie della terra. Può presentarsi sia in forma inorganica (come elemento chimico o come alcuni sali di arsenico), che in forma organica, in composti generalmente meno tossici rispetto all’arsenico inorganico. Il gruppo di alimenti che secondo le stime dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) contribuisce maggiormente all’esposizione all’arsenico inorganico sono i cereali e i prodotti a base di cereali. Questi alimenti, come il pane e la pasta, contengono di norma poco arsenico, ma si tratta di prodotti di largo consumo che quindi incidono molto sull’assunzione. Il riso è un cereale che può contenere molto arsenico inorganico, ma è mediamente meno consumato in Europa. Anche l’acqua nelle zone di origine vulcanica è ricca di arsenico, l’ in forma inorganica e il contatto può avvenire in modo diretto, attraverso l’acqua potabile. Caso emblematico è la contaminazione nel viterbese che negli anni ha visto anche l’intervento della Ue visti gli elevati livelli di arsenico nell’acqua domestica.
Al contrario la forma organica – e dunque meno tossica – è presente in particolare in pesci, crostacei e molluschi.
Il margine di esposizione
L’EFSA utilizza il concetto di “Margine di Esposizione” (MOE) per valutare il rischio per i consumatori quando si tratta di sostanze genotossiche e cancerogene presenti involontariamente nella catena alimentare. Questo parametro rappresenta il rapporto tra la dose alla quale si osserva un effetto avverso misurabile e il livello di esposizione a una sostanza per una specifica popolazione. Un MOE più basso suggerisce un rischio maggiore, mentre un MOE più alto indica una minore probabilità di effetti dannosi.
Dati derivanti da studi umani indicano che un MOE di 1 o inferiore è correlato a un livello di esposizione all’arsenico inorganico potenzialmente associato a un aumento del rischio di cancro della pelle. Nell’adulto, i MOE risultano essere bassi, oscillando tra 2 e 0,4 per i consumatori medi e tra 0,9 e 0,2 per i consumatori elevati. Gli esperti hanno espresso una certezza del 69 percento che i consumatori elevati di arsenico inorganico possano presentare un rischio aumentato di sviluppare il cancro della pelle.
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Le conferme dell’allarme
I risultati di questo studio confermano le conclusioni di un precedente rapporto dell’EFSA datato 2009. In tale occasione, il Panel sulla Contaminazione nella Catena Alimentare dell’EFSA aveva determinato che la quantità minima di arsenico inorganico a rischio basso si collocava tra 0,3 e 8 µg/kg di peso corporeo al giorno.
In risposta a nuovi studi sugli effetti tossici, la Commissione Europea ha chiesto all’EFSA di aggiornare la sua valutazione, coinvolgendo attivamente gli stakeholder attraverso la consultazione della bozza di parere dell’Autorità .
Il Panel CONTAM dell’EFSA ha concluso che un’esposizione bassa o moderata all’arsenico inorganico può causare diversi tipi di cancro e altri problemi, come la morte fetale, malformazioni cardiache congenite, effetti neurosviluppamentali, malattie respiratorie, malattie renali croniche, riduzione del peso alla nascita e lesioni cutanee.
Gli studi epidemiologici hanno evidenziato un aumento del rischio di cancri della pelle, vescica e polmoni correlato all’assunzione cronica di arsenico inorganico attraverso la dieta o l’acqua potabile.
L’EFSA ha fissato un punto di riferimento di 0,06 µg/kg di peso corporeo al giorno, basato su uno studio caso-controllo sul cancro della pelle, che rappresenta una stima della dose più bassa associata a un aumento dell’insorgenza di questo tipo di cancro dopo esposizione all’arsenico inorganico.
Le stime dell’esposizione dietetica all’arsenico inorganico variano tra 0,03 e 0,15 μg/kg di peso corporeo al giorno per i consumatori medi e tra 0,07 e 0,33 μg/kg di peso corporeo al giorno per i consumatori europei a livello elevato.
Un’analisi del rischio dell’esposizione combinata ad arsenico inorganico e organico sarà disponibile entro il 2025. La comunità scientifica continua a monitorare attentamente la situazione per garantire la sicurezza alimentare e la salute pubblica.