Negli ultimi giorni, si è registrato un aumento significativo dei casi di bronchiolite nei bambini. A testimoniarlo anche i dati dell’Ospedale Bambino Gesù che ha voluto stilare un vademecum per saperne di più, riconoscerla e intervenire.
Di che cosa parliamo? La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio dei bambini di età inferiore ad un anno, con un picco di incidenza tra novembre e marzo.
Cause e fattori di rischio della bronchiolite
La bronchiolite, spiegano dall’Ospedale Bambino Gesù è spesso causata dal virus respiratorio sinciziale (VRS), ma anche altri virus come metapneumovirus, coronavirus e adenovirus possono essere responsabili dell’infezione. La trasmissione avviene principalmente per contatto diretto con le secrezioni infette, rendendo i bambini particolarmente vulnerabili. Alcuni fattori di rischio che aumentano la gravità della malattia includono la prematurità, l’età del bambino (inferiore a 12 settimane), cardiopatie congenite, displasia broncopolmonare, fibrosi cistica e immunodeficienze.
I sintomi
La bronchiolite inizia tipicamente con febbricola e rinite, seguite da tosse persistente e difficoltà respiratoria. Nei casi più gravi, potrebbero verificarsi episodi di pausa respiratoria prolungata, soprattutto nei bambini prematuri. La fase di contagio dura da 6 a 10 giorni, e la malattia si risolve generalmente in 7-12 giorni, ma può richiedere il ricovero ospedaliero, specialmente nei neonati.
Diagnosi e prevenzione
La diagnosi della bronchiolite è principalmente clinica, basata sui sintomi e sulla visita pediatrica. Tuttavia, in casi specifici, possono essere eseguiti accertamenti di laboratorio o strumentali. La prevenzione è fondamentale e può essere ottenuta attraverso semplici norme igieniche, come evitare il contatto con persone affette da infezioni delle vie aeree, lavare regolarmente le mani e favorire l’allattamento al seno.
Trattamento e cure
Per i bambini senza difficoltà respiratoria significativa, il trattamento può avvenire a domicilio sotto la supervisione del pediatra. Tuttavia, nei casi più gravi, può essere necessario il ricovero ospedaliero. Il trattamento domiciliare prevede frequenti lavaggi nasali, terapia aerosolica con soluzione ipertonica al 3% e, in alcuni casi, l’uso di broncodilatatori. Gli antibiotici non sono raccomandati, tranne che in casi specifici di coinfezione batterica.
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Quando ricorrere al ricovero ospedaliero
Il ricovero ospedaliero è consigliato in caso di cattiva ossigenazione, rifiuto dell’alimentazione e nei bambini con fattori di rischio aggiuntivi come prematurità, patologie croniche o immunodeficienze. Durante il ricovero, vengono somministrati trattamenti di supporto per garantire l’ossigenazione adeguata e l’idratazione, se necessario.