Nuovi Ogm senza etichetta? L’Italia spinge ma l’Europa dice no

ogm NUOVI OGM

Non è passata la proposta della presidenza del Consiglio Ue di deregolamentare i nuovi Ogm. Auspicata dal ministro Lollobrigida e Filiera Italia ha trovato un fermo no da molti paesi. Cosa avrebbe significato per i consumatori comunitari.

La corsa verso il cambiamento radicale – ma sarebbe più corretto dire lo stravoglimento – della politica europea nei confronti degli Ogm si è infranta contro il muro di una folta minoranza di blocco, costituita tra gli altri da Austria, Croazia, Slovacchia, Ungheria, Germania, Bulgaria, Grecia, Polonia, Romania, e Slovenia. La riunione del Consiglio dei ministri per l’Agricoltura di ieri, 11 dicembre, non ha infatti trovato la maggioranza necessaria per approvare la deregolamentazione proposta dalla presidenza del Consiglio Ue in mano alla Spagna per questo semestre, dei nuovi Ogm ottenuti con le New Genomic Techniques (NGT). Le preoccupazioni principali dei paesi che si sono opposti sono:

  • l’assenza della garanzia di poter separare le filiere biologiche da quelle Ogm per proteggerle dalla contaminazione;
  • la cancellazione della possibilità di restringere o vietare la coltivazione di Ogm sul territorio nazionale;
  • l’impatto dei brevetti che questi nuovi Ogm avranno in termini di concentrazione del mercato in poche mani

Nella riunione è emerso chiaramente che la proposta di compromesso non è accettabile per numerosi paesi. Serviva raggiungere una maggioranza qualificata – il 55% dei paesi membri che rappresentassero almeno il 65% dei cittadini europei – per dare il via libera. E così non è stato, rendendo più difficile arrivare alla deregolamentazione dei nuovi Ogm in questa legislatura. Un nuovo tentativo potrebbe essere fatto dalla presidenza spagnola proprio sotto Natale, il prossimo 22 dicembre, alla riunione degli ambasciatori Ue.

Lollobrigida e Filiera Italia non ci stanno

Una sonora sconfitta anche per l’Italia e per il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che si era fatto portavoce di una politica di apertura ai Tea fin dai suoi esordi al dicastero ribattezzato della sovranità alimentare.

Non l’ha presa bene neppure Filiera Italia, l’associazione tra industria alimentare e Coldiretti che per bocca del suo amministratore delegato Luigi Scordamaglia ha definito la decisione “un’occasione mancata che auspichiamo sia comunque solo rimandata”. “Senza la nuova genetica che le Tecniche di Evoluzione Assistita rappresentano, le future sfide di sostenibilità non potranno essere affrontate da un’Europa che prima richiede impegni verso la transizione verde – riduzione fitofarmaci, sfide climatiche – e poi si priva di strumenti fondamentali per proseguire nel percorso” afferma Scordamaglia.

“Liberi da Ogm”: non smantelliamo le vecchie conquiste

Opposta, comprensibilmente la reazione della Coalizione Italia Libera da Ogm, che raduna oltre 30 organizzazioni contadine, dell’agricoltura biologica, ambientaliste e dei consumatori, e ha accolto con soddisfazione il fallimento del tentativo della presidenza del Consiglio Ue. “Il nostro paese è stato per oltre vent’anni in prima fila nella difesa di una stretta regolamentazione dei prodotti dell’ingegneria genetica, rispettando il volere della maggioranza assoluta dell’opinione pubblica. Ha perfino promosso con successo, nel 2015, la modifica delle norme Ue per introdurre la possibilità di una moratoria nazionale sulla coltivazione di Ogm. Oggi invece lavora per smantellare queste conquiste e privare della possibilità di scelta i produttori e i consumatori, per immettere sul mercato nuovi Ogm non testati e brevettati senza meccanismi di salvaguardia e di trasparenza”.

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Cosa c’è dietro l’etichetta non più obbligatoria degli Ogm

Una liberalizzazione totale, come quella proposta dalla Commissione Ue e sostenuta da alcuni governi e da molti parlamentari europei, renderebbe per la Coalizione impossibile sia coltivare che scegliere prodotti liberi da Ogm. L’abolizione dell’etichettatura priverebbe infatti il consumatore della libera scelta, mentre la mancanza di tracciabilità e di severe misure di salvaguardia toglierebbe agli agricoltori ogni difesa dalla biocontaminazione dei loro campi. “Per le filiere Ogm free (e soprattutto per il biologico) sarebbe la fine, perché cadrebbe ogni garanzia di qualità” spiegano.

Chi ci guadagnerebbe

Non solo. Per l’ampio fronte che coinvolge consumatori, ambientalisti, agricoltori e mondo del biologico: “È noto che liberalizzare i nuovi Ogm porterebbe un vertiginoso aumento dei brevetti sul cibo e della concentrazione del mercato, già oggi dominato da Bayer-Monsanto, Corteva, BASF e Syngenta. Tuttavia, continua la falsa narrazione secondo cui la coltivazione di Ogm permetterà di ottenere piante resistenti al cambiamento climatico, meno bisognose di pesticidi e più produttive. Una retorica stantìa, evoluzione prevedibile di quella che negli anni Novanta dipingeva gli Ogm come soluzione contro la fame nel mondo”.