Allarme Anisakis nei pesci: “Serve più sorveglianza”

ANISAKIS

Scienziati cechi e slovacchi hanno rilevato una diffusa presenza del parassita Anisakis sia in aringhe surgelate che sottaceto. E anche quando i parassiti sono morti c’è il rischio di allergie. Per questo chiedono un’azione immediata e un monitoraggio più rigoroso delle autorità

 

In un’indagine recente in Slovacchia, è emersa la presenza di larve di Anisakis in numerosi campioni di pesce, sollevando serie preoccupazioni. L’Anisakis, un verme responsabile dell’anisakiasi, sembra diffondersi in modo esteso, tanto da spingere gli scienziati a richiedere un’azione immediata e un monitoraggio più serrato da parte delle autorità.

Lo studio, pubblicato nel numero di dicembre dalla rivista Emerging Infectious Diseases, mette in luce la mancanza di sorveglianza delle malattie causate da parassiti marini nei paesi senza sbocchi marittimi. La globalizzazione del commercio e l’aumento del consumo di pesce crudo hanno favorito l’emergere di malattie di questo genere anche in luoghi che fino a qualche anno fa non vivevano questi rischi.

I rischi maggiori dell’Anisakis

Il tipo di parassitosi più diffusa tra quelle dovute al consumo di pesce crudo è la parassitosi intestinale da anisakis.

L’anisakis è un parassita che vive nelle viscere del pesce. Quando il pesce muore e i suoi tessuti deperiscono, questo organismo migra nella carne, che è quella che poi mangiamo. Dalla carne il parassita si installa nell’intestino dell’uomo e genera un’infezione. Questa infezione provoca in chi la contrae forti dolori addominali, vomito e nausea, e può arrivare a ostruire l’intestino tenue.

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Infezione diffusa

L’indagine ha coinvolto l’analisi di 100 aringhe atlantiche surgelate e 18 pacchetti di aringhe sottaceto pronte all’uso. Quelle surgelate presentavano un’infezione diffusa, con 4.163 larve di Anisakis, seppur tutte morte. Tuttavia, gli scienziati sottolineano il rischio di reazioni allergiche anche da parassiti morti nei prodotti ittici contaminati.

Le larve di Anisakis sono state individuate anche nel 33% delle aringhe sottaceto, con un tasso di uno a nove parassiti per pesce. Per testare la sensibilizzazione delle persone, sono stati analizzati campioni di siero umano prelevati da 91 volontari che consumavano regolarmente prodotti ittici. Due campioni hanno mostrato sensibilizzazione, nonostante i pazienti non avessero sintomi clinici.

Il pericolo sensibilizzazione

A preoccupare è proprio la sensibilizzazione che può poi portare a reazioni allergiche (orticaria, angioedema), anche in chi mangia pesce cotto o dopo “abbattitura”. Nonostante in questi alimenti le larve vengano uccise, infatti, non viene distrutta la loro capacità allergenica. Sono stati addirittura segnalati anche casi di reazioni allergiche verso cibi che presentino soltanto gli antigeni di anisakis, come la carne di polli allevati con farine di pesce contaminate dal nematode.

Per evitare rischi del genere gli autori – provenienti dall’Istituto di parassitologia slovacca e dell’equivalente ceco oltre che dall’Università di Scienze Ceca – sottolineano l’urgenza di un monitoraggio più attento dei prodotti ittici destinati al consumo umano, evidenziando il rischio potenziale per le persone sensibili a queste larve.

Chi ne trova di più

L’articolo ha anche esaminato le recenti iniziative nel Regno Unito, dove il laboratorio nazionale di riferimento per l’Anisakis ha analizzato la letteratura scientifica del 2022 e 2023. L’analisi del Sistema Rapido di Allerta per Alimenti e Mangimi dell’UE ha rivelato 25 segnalazioni di Anisakis tra marzo 2022 e marzo 2023, con Italia e Spagna in cima alla lista dei segnalatori e con i prodotti della penisola iberica più interessati.

Infine, l’agenzia per gli standard alimentari del Regno Unito ha chiesto l’accreditamento di un metodo di pressatura UV per il rilevamento di Anisakis, sottolineando la necessità di standard elevati nella procedura di test. Questo metodo, che coinvolge la pressatura del materiale, la congelazione per uccidere le larve e l’osservazione sotto luce UV, è cruciale per garantire la sicurezza alimentare.