L’olio bio è migliore di quello convenzionale? Una ricerca apre il dibattito

OLIO BIO

Uno studio anticipato da TeatroNaturale apre il dibattito e ricorda che i parametri per la qualità dell’olio di oliva, biologico o meno, dipende soprattuto dalla varietà, dalle tecniche di coltivazione, dalla lavorazione e dalla conservazione

L’olio di oliva biologico è migliore di quello convenzionale? Una domanda che ricorre spesso visto anche lo “stacco” di prezzi dei prodotti bio e un certo marketing che ne esalta la salibrità. Non c’è ombra di dubbio che coltivare senza pesticidi di sintesi e favorire un ciclo naturale dei terreni e un diverso metodo di coltivazione favorisce la salute del nostro organismo. Ma siamo sicuri che è sempre così, specialmente quando parliamo di olio di oliva?

Alcune risposte possiamo trovarle in una ricerca spagnola di cui ne ha dato conto il portale specializzato TeatroNaturale diretto da Alberto Grimelli.

Si parte da una premessa doverosa: “I fattori agronomici, così come l’elaborazione, l’imballaggio e la conservazione, influiscono sulla qualità dell’olio d’oliva. La qualità dell’olio d’oliva prima dell’arrivo dei frutti al frantoio è influenzata dalla varietà, dalle tecniche di coltivazione e dalle condizioni ambientali dell’oliveto”. Dopodiche come sanno bene i nostri lettori e come tre test comparativi del Salvagente in 8 anni hanno insegnato il momento del confezionamento e della conservazione (specie a scaffale), influenzano tantissimo l’olio di oliva essendo un alimento “vivo” che viene influenzato dalle condizioni (luce, calore in primis) in cui si trova.

Considerando gli standard dell’agricoltura biologica, ci si può aspettare un’alta qualità degli oli d’oliva biologici“. Eppure, prosegue TeatroNaturale.it, “sono pochi i rapporti sulle caratteristiche qualitative, nutrizionali e organolettiche degli oli di oliva biologici in confronto a quelli convenzionali“.

Una ricerca spagnola, “sebbene non conclusiva per tutti gli areali e le varietà, colma questa lacuna. Sono stati esaminati due oliveti limitrofi, con varietà ed età di impianto uguali, condotti l’uno in maniera biologica e l’altro in convenzionale. Le olive sono state raccolte agli stessi indici di maturazione (colorimetrico, R.I. Indice di Jaen). Il processo di estrazione è stato identico“.

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I risultati? “I valori medi complessivi degli oli provenienti da olivi coltivati con metodi biologici hanno mostrato una qualità superiore, ad esempio un valore di acidità più basso, un indice di perossido più basso, una stabilità più elevata e un punteggio organolettico più alto“.

La presenza di polifenoli è stata simile in entrambi i tipi di olio, ma sono rimasti più elevati negli oli biologici per tutti i livelli di maturazione.

“Questo – prosegue TeatroNaturale – ha dato origine a grandi differenze tra i valori medi complessivi dei due oli. È quindi evidente che il metodo di coltivazione influenza la qualità chimica e organolettica dell’olio in senso positivo e non solo per l’assenza di residui di fitofarmaci nell’olio o nella maggiore sostenibilità ambientale della produzione”.

“Va ricordato – conclude il sito specializzato – però che i parametri chimici e organolettici possono essere influenzati da molti e diversi fattori agronomici e tecnologici. È così che un olio extravergine di oliva convenzionale può avere caratteristiche anche superiori a un olio biologico in termini di caratteristiche chimiche e organolettiche. La ricerca in questione fornisce però alcuni elementi interessanti”.