La resistenza di Big Pharma sul bando del biossido di Titanio

biossido di titanio
White pills or tablets through a magnifying glass. The concept of the study of medicines.

Vietato lo scorso anno negli alimenti in Europa, il biossido di Titanio rimane nei dentifrici (sempre meno) e soprattutto nei farmaci. Tra due anni la Commissione Ue dovrebbe prendere una decisione sulla presenza nei medicinali. Ma dalle industrie parte la pressione contro il bando

 

Perché il biossido di Titanio, bandito dagli alimenti perché considerato genotossico, dovrebbe far male quando viene assunto come alimento e non quando è presente in un dentifricio o in un farmaco?

È quanto si chiedono in molti dopo che nel 2022 questo colorante che assicura il tanto piacevole colore bianco è stato vietato in Europa come additivo alimentare.

Nessuna scusa per i dentifrici

Se fino a qualche tempo fa le aziende che producono prodotti per l’igiene orale rispondevano facilmente riparandosi dietro la convinzione che un dentifricio non viene ingerito, una ricerca molto recente realizzata dall’Università di Tolosa ha tolto ogni scusante ai produttori, dimostrando che viene assorbito dalla mucosa del cavo orale con gli stessi rischi, dunque, di quelli che l’Europa ha definito inaccettabili per gli alimenti.

Ancor meno comprensibile, poi, è la sua presenza ammessa nei farmaci, dove alle convinzioni dell’Efsa (l’Autorità alimentare europea) si oppongono quelle dell’Ema, la corrispondente che si occupa di medicinali.

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Quest’ultima ha più volte dichiarato che la sua sostituzione nei farmaci non è cosa semplice.

Due anni per decidere sui farmaci

“Nessuno dei potenziali sostituti (carbonato di calcio o amido, per esempio) unirebbe tutte le qualità del biossido di titanio” è stata la conclusione delle aziende farmaceutiche che l’Ema ha fatto proprie senza avanzare alcun dubbio. In particolare – come spiega il magazine francese Que Choisir – quando si parla dell’utilità del TiO2 nella protezione dai raggi UV. Tuttavia, questo può essere facilmente ottenuto lasciando i farmaci nella loro scatola!

All’Agenzia europea per i medicinali è stato concesso fino al 2024, per una relazione che dovrebbe guidare l’Europa alla decisione l’anno successivo ma non sembra che le compagnie farmaceutiche abbiano particolare fretta.

Secondo la banca dati Thériaque (consultabile previa registrazione gratuita), sono 4.774 i medicinali che utilizzano questo eccipiente attualmente in commercio in Francia (e non c’è alcun dubbio che un numero molto simile sia distribuito in Italia). Ma Big Pharma si difende: “Lì il biossido di titanio non viene utilizzato per il gusto o il colore”, ha spiegato a 60 million de consommateurs Thomas Borel, direttore degli affari scientifici e della responsabilità sociale delle imprese di Leem (l’associazione delle industrie di farmaci francesi), “è un opacizzante che serve a stabilizzare i principi attivi proteggendoli dalla luce”.

“Servono studi lunghi”

I produttori devono quindi trovare un modo per rimuovere il biossido di titanio senza modificare la stabilità dei loro farmaci. Sono allo studio una decina di molecole: carbonato di calcio o magnesio, solfato di calcio, amido, ossido di magnesio, ecc. Ma per il momento, “nessuno di loro ha dimostrato la stessa stabilità del TiO2”, ha spiegato Thomas Borel.

“Ogni farmaco interessato deve quindi essere oggetto di un esame e di una valutazione individuale”, sintetizza un portavoce di Sanofi. Tanto più che nessuno sembra sapere, a priori, in quali specialità il biossido di titanio sia indispensabile o accessorio, sostituibile o insostituibile.

Eppure qualcuno è riuscito a fare a meno dell’E 171: è quanto è successo nelle compresse rivestite con film di Efferalgan dalle bustine da 200 mg di Doliprane.

Più in generale, Sanofi ha rimosso il biossido di titanio da tutte le formulazioni di Doliprane ad eccezione delle capsule.

Torniamo, dunque, alla domanda iniziale di questo articolo: perché togliere il TiO2 dai cibi e non dai farmaci?

La versione che arriva da Big Pharma è che trovare un sostituto sia un lavoro complesso, lungo… e costoso: si tratta di eseguire numerose prove e depositare una nuova pratica presso le autorità di regolamentazione. Qualcuno arriva a minacciare tensioni di approvvigionamento che un divieto troppo rapido potrebbe causare e perfino la scomparsa di farmaci prodotti in piccolissime quantità per i quali cercare un’alternativa al TiO2 non sarebbe redditizio…