Nonostante l’europarlamento abbia votato a favore del regolamento proposto da Bruxelles, l’assemblea, guidata da destra e moderati e su richiesta delle associazioni di categoria tra cui Coldiretti, ha bocciato i punti centrali, quelli che riguardano il ripristino delle aree verdi in aree agricole
Nonostante l’europarlamento abbia votato a favore del regolamento proposto da Bruxelles, l’assemblea, guidata da destra e moderati e su richiesta delle associazioni di categoria tra cui Coldiretti, ha bocciato gli articoli centrali, quello che riguardano il ripristino delle aree verdi in aree agricole.
Gli articoli bocciati
Nello specifico, tra gli emendamenti approvati quelli che annullano l’articolo 9 rispettivamente sulle misure a protezione degli insetti impollinatori e sugli impegni misurabili per il ripristino delle aree verdi nella zone agricole.
La misurabilità degli impegni in campo agricolo
L’articolo 9: nelle sue conclusioni del 23 ottobre 2020, il Consiglio ha riconosciuto che prevenire un ulteriore declino dell’attuale stato della biodiversità e della natura sarà fondamentale, ma non sufficiente a riportare la natura nelle nostre vite. Ha ribadito che occorre rafforzare l’ambizione sul fronte del ripristino della natura, come proposto nel nuovo piano dell’UE in materia che include misure volte a proteggere e ripristinare la biodiversità al di là delle zone protette. Il Consiglio ha inoltre dichiarato di attendersi una proposta di obiettivi di ripristino giuridicamente vincolanti, sottoposta a una valutazione d’impatto”. Come ha spiegato al Salvagente, Franco Ferroni, responsabile agricoltura di Wwf Italia, in sostanza, questo articolo prevedeva di istituire degli strumenti di misurazione precisi: “Il ripristino della natura negli agroecosistemi aveva come indicatori: 1) andamento delle popolazioni di uccelli negli ambienti agricoli; carbonio nel suolo (in pratica la % di sostanza organica) e la presenza di infrastrutture verdi nelle aziende agricole (in pratica la % delle aree EFA Ecological Focus Areas) che secondo la strategia UE biodiversità dovrebbe essere il 10% delle aree agricole entro il 2030. Su questi indicatori Copa-Cogeca ha alzato le barricate ottenendo alla fine lo stralcio dell’articolo 9 del regolamento”.
Accolta le richieste dell’agroindustria (che festeggia)
Soddisfatte invece le associazioni aderenti all’associazione che rappresenta le realtà nazionali, tra cui Coldiretti, Copa-Cogeca, che avevano manifestato proprio contro le “ingerenze” della normativa futura sulla gestione dei terreni agricoli.
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“Alla fine, tramite emendamenti sono stati apportati notevoli miglioramenti sui punti più critici da noi sin dall’inizio segnalati nella proposta di regolamento per il ripristino della natura” ha detto Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di FIliera Italia. E ha aggiunto: “ Ma rimane un parlamento di fatto spaccato in due che porterà al trilogo una posizione di Timmermans fortemente indebolita e che suggerisce un’urgente necessità di ripensare complessivamente la proposta” continua Scordamaglia.
Gli impegni su fiumi e centri urbani
Rimangono in piedi gli impegni relativi ai centri urbani, con l’obiettivo è di azzerare la perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030, aumentarli del 5% entro il 2050, con un minimo del 10% di copertura arborea in ogni città europea. Approvata anche la richiesta di impegno per i Paesi membri, che devono individuare le barriere fluviali da rimuovere per contribuire all’obiettivo orientativo, fissato dall’Ue nel 2020, di avere 25mila km di fiumi a flusso libero entro il 2030.
Si apre il negoziato del Trilogo
Adesso toccherà ai tre membri del Trilogo, Commissione, Consiglio e Parlamento Ue, negoziare sulla base delle rispettive proposte e trovare un accordo. “Non è escluso che si possa in parte reintrodurre alcune delle misure cassate, ma per essere onesti, il voto del Parlamento europeo peserà molto.