L’alimentazione nel bambino nefropatico

bambino nefropatico

L’alimentazione nel bambino nefropatico è fondamentale per la sua salute e per il futuro. Ecco cosa devono sapere e fare i genitori.

 

 

L’oncologo ed ex ministro della Salute, Umberto Veronesi, ha lasciato un’importante eredità per le generazioni future, in particolare nella cura dell’alimentazione che lega genitori e figli nei comportamenti e nell’educazione alimentare.

Il professore cercava di far comprendere quanto fosse importante l’educazione alla sana alimentazione sia nello sviluppo dei bambini sani, che in quelli con patologie.

“Se i genitori mangiano tanta verdura e sulla tavola la frutta non manca mai – sosteneva Veronesi – e se in casa i dolci non esistono, allora le tendenze alimentari dei bambini si orienteranno di conseguenza”.

A maggior ragione se i nostri figli soffrono di malattie. Ad esempio, nel bambino nefropatico l’alimentazione è fondamentale, e non solo nella prevenzione. Lo sostengono anche i pediatri e nutrizionisti dell’Ospedale Bambino Gesù:

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“I genitori dei bambini con malattie renali devono prestare particolare attenzione ad una alimentazione corretta e specifica”.

La presenza di microelementi e minerali come sodio, fosforo e potassio, può essere tanto indispensabile quanto dannosa. Ecco perché è importante la dieta nei bambini con problemi ai reni, adeguata a seconda della condizione (non tutte le malattie dei reni sono uguali) e del metabolismo personale.

 

Cosa devono mangiare i bambini con malattie ai reni

Il bambino nefropatico può accusare varie forme di patologie, in particolare:

 

·       Sindrome nefrosica infantile

Comporta accumulo di liquidi nei tessuti (il cosiddetto edema), una perdita di proteine nelle urine tale da ridurre il livello delle proteine stesse nel sangue, in particolare dell’albumina, con conseguente ipoalbuminemia. Aumenta anche la quantità di grassi nel sangue (iperlipidemia).

 

·       Insufficienza renale acuta

Si manifesta quando l’acqua e i residui tossici non vengono più eliminati in quantità sufficiente dai reni. Pertanto si accumulano nei liquidi dell’organismo e alterano la qualità di vita del bambino;

 

·       Insufficienza renale cronica

È la condizione più grave che si manifesta in 5 stadi, di gravità crescente. Nell’ultimo stadio l’alimentazione è fondamentale, poiché i reni non funzionano, ed è necessario eliminare dalla dieta il fosforo e attivare la vitamina D.

Cosa mangiare in caso di sindrome nefrosica infantile

In questa precisa condizione ai genitori viene raccomandato di escludere il sodio dall’alimentazione.

Gli esperti del Bambino Gesù consigliano ai genitori di far seguire al bambino una dieta equilibrata, così composta:

·       Normale quantità di proteine;

·       Poco sale (alimentazione iposodica);

·       Pochi grassi (dieta ipolipidica).

 

I cibi da evitare

Dunque, il sodio va eliminato, poiché il grado di gonfiore del bambino nefrosico è proporzionale alla quantità di sodio che si accumula nell’organismo. Questo significa riduzione e eliminazione, anche graduale:

·       Del sale da cucina;

·       Dei dadi per brodo (Contiene glutammato monosodico e altri sali – qui per saperne di più);

·       Del latte vaccino;

·       Del pane comune;

·       Dei latticini-formaggi;

·       Di tutti gli insaccati;

·       Degli alimenti conservati in genere;

·       Delle bevande sodate.

È importante capire che le diete possono variare da persona a persona, e magari è necessario cambiarle nel corso della malattia.

Inoltre, in questa condizione la terapia con farmaci cortisonici provoca l’aumento dell’appetito, perciò l’alimentazione del bambino dovrà essere particolarmente attenta all’introduzione di cibi con alto contenuto di calorie.

Cosa mangiare in caso di insufficienza renale acuta

Qui la situazione si complica. In questa condizione comincia a venire meno la regolare funzionalità dei reni, accompagnata da alterazioni dovute all’accumulo nell’organismo dei prodotti che si formano dopo l’assunzione di proteine e che non possono essere eliminati.

Dall’Ospedale Bambino Gesù viene raccomandato ai genitori un trattamento dietetico d’urgenza, che prevede una prescrizione ipercalorica con restrizione di liquidi, elettroliti e proteine.

I bambini devono coprire il fabbisogno di calorie e proteine (meglio quelle animali) raccomandato per età.

Inoltre, bisogna regolare la quantità di acqua e di elettroliti. Un eccessivo consumo di acqua e di potassio può mettere in pericolo la vita del bambino con insufficienza renale acuta.

 

Cosa possono mangiare

Sicuramente i cibi con poco, o assenza di fosforo, quali:

·       Olii vegetali;

·       Burro, strutto e margarina;

·       Conserve di pomodoro;

·       Marmellate;

·       Quasi tutte le verdure e i frutti.

Sono permessi frutti quali: amarene, ananas, fichi d’india, fragole, cachi, mandaranci, mele, mirtilli, pere, uva, frutta sciroppata e prugne.

Vanno bene anche il miele, lo zucchero e la marmellata, le gelatine di frutta, le bevande analcoliche (con moderazione).

Il fosforo si trova in quasi tutti gli alimenti proteici, pertanto bisogna rispettare le quantità prescritte di proteine giornaliere. Sono permessi alimenti quali: agnello, anatra, bovino, coniglio, pollo, vitello, aringa, calamaro, cernia, bastoncini, tonno, merluzzo, orata, polpo, seppia, sogliola, trota, albume d’uovo, legumi freschi, legumi in scatola, legumi secchi (se bolliti in abbondante acqua).

Si possono mangiare: pane, pasta, farine, riso e polenta (poiché contengono poco potassio). Invece pane e pasta integrali vanno consumati con moderazione.

 

Cosa non si deve mangiare

Nella condizione di insufficienza renale acuta i bambini non possono mangiare:

·       Carne di cavallo, maiale, tacchino;

·       Crostacei, gamberi, salmone;

·       Tuorlo d’uovo;

·       Formaggi;

·       Cacao e cioccolato;

·       Frutta secca;

·       Alimenti industriali e a lunga conservazione contenenti fosforo come sostanza “conservante”.

Sono vietati i seguenti frutti: albicocche, ananas, banane, ciliegie, cocco, cocomero, fichi, kiwi, melograno, melone, ribes.

 

Come cucinare i cibi

Anche la cottura è fondamentale per questa tipologia di nefropatia. Siccome il potassio è presente in quasi tutti gli alimenti, bisogna adottare modalità di cottura adeguate.

Un’accortezza particolare riguarda legumi e patate. Essendo alimenti ricchi di potassio, devono essere lessati in acqua molto abbondante.

Cosa mangiare in caso di insufficienza renale cronica

Il bambino in questa condizione va incontro a una riduzione progressiva e irreversibile del funzionamento dei reni. In questo caso i comportamenti alimentari sono ancora più determinanti per il suo stato di salute.

I genitori devono sapere che davanti a questa malattia, sono importanti:

·       Un adeguato apporto di calorie;

·       La regolazione dell’apporto proteico;

·       La stabilizzazione dei valori degli elettroliti (sodio e potassio);

·       Il controllo degli apporti di calcio e fosforo;

·       L’apporto idrico, quindi l’acqua da bere;

·       La supplementazione di vitamine.

I bambini che giungono in dialisi riportano una creatinina sotto 15 ml/min/1,73 mq. In questa condizione l’alimentazione deve essere normo-ipercalorica e normo-iperproteica, a seconda del trattamento dialitico, peritoneale o emodialisi. Anche l’assunzione di acqua viene raccomandata dall’esperto in base allo stato di salute.

Cosa mangiare dopo il trapianto del rene

Il trapianto del rene può essere la soluzione al problema cronico, tuttavia non esonera dalle responsabilità a tavola. È vero che i trapianti con esito positivo possono ripristinare la funzionalità renale, ma è altrettanto vero che i bambini dopo il trapianto devono seguire altre regole dietetiche raccomandate dai medici, soprattutto in relazione alla terapia con cortisonici. Di solito viene raccomandata una dieta libera ed equilibrata nei nutrienti, prestando maggiore attenzione alla quantità di calorie e di sodio, in particolare nei bambini con notevole aumento dell’appetito o ipertesi.

A prescindere dalle patologie o dal trapianto risolutivo, la prevenzione sin dalla tenera età può salvare la vita e il futuro del bambino, quando sarà adulto. Ecco allora come aiutare i piccoli (sia sani che nefropatici) a ridurre gradualmente il consumo di sale.

 

Come ridurre il sale già da bambini

Il progetto Cuore propone un percorso di cambiamento graduale per ridurre il consumo di cibi salati. Il ministero della Salute suggerisce anche alcuni comportamenti sani, a cominciare dalla tenera età. Ecco quali passi seguire:

·        Meno dolci e merendine significa anche meno sale

Andrebbero abituati sin da piccoli a riscoprire il sapore vero dei cibi, soprattutto nella fase della scoperta e della sperimentazione. Gli studi hanno dimostrato che i ragazzi golosi di salato consumano di conseguenza maggiori quantità di bevande gassate e zuccherate, che possono contribuire a un eccesso di peso;

·        Attenzione alla quantità di sodio riportata sulle etichette

Per l’alimentazione di bambini e adolescenti è meglio scegliere, fra gli alimenti industriali pronti, quelli a più basso contenuto di sodio, evitando aggiunte di sale nella preparazione dei cibi;

·        Riscoprire la varietà dei sapori

Il gusto tende ad abituarsi rapidamente ai cibi sempre meno salati. Il sale e i cibi salati vanno ridotti gradualmente, lasciando il posto ad altri sapori e odori, ai quali i bambini tenderanno ad abituarsi;

·        Le alternative al gusto salato

Alcuni sostituti del sale vanno bene e aiutano i bambini ad ampliare lo spettro dei sapori, introducendo nuovi e fondamentali nutrienti. Le migliori alternative sono:

·        Gomasio (Qui un approfondimento);

·        Aceto di mele;

·        Succo di limone;

·        Salsa di soia;

·        Più aglio e cipolla;

·        Lievito alimentare;

·        Spezie e erbe aromatiche;

·        Pepe nero;

·        Salsa di soia;

·        Alghe;

·        Miso;

·        Brodo vegetale.

Il professor Alberto Ritieni fa luce sulle tipologie di sale nella rubrica Miti Alimentari de il Salvagente (Qui per le risposte a domande e curiosità) . “Una dieta iposodica – osserva l’esperto – per quanto possa sembrare poco attraente nell’immediato, nel giro di 15-30 giorni resetta il nostro gusto che si abitua e si adatta per cui la sensazione di minore sapidità scompare. In conclusione, si tratta di scambiare un mese di sacrifici sensoriali in cambio di un futuro più roseo per le nostre arterie e il nostro sistema circolatorio”.