Flittene: cosa sono e come trattare le vesciche

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Una condizione dell’epidermide piuttosto comune è rappresentata dalle flittene, anche conosciute come vesciche o bolle: non si tratta di lesioni che dovrebbero destare particolare preoccupazione, seppur certamente molto dolorose.

In linguaggio tecnico si parla di flittene, ma la stragrande maggioranza di noi le conosce con il termine comune di vesciche: si tratta di un’elevazione dell’epidermide che nella maggior parte dei casi causa un dolore localizzato.

Dietro a questa condizione si possono nascondere diversi tipi di cause.

Cos’è una flittena

Può capitare con una certa frequenza di rendersi conto della presenza sulla pelle di piccole lesioni, spesso bene evidenti sul palmo delle mani e dei piedi (ma non è l’unica area corporea dove si possono manifestare). Non è da escludere che all’interno di questa piccola ferita possa essere presente anche del liquido sieroso o eventualmente del sangue.

Questo tipo di manifestazione cutanea si può presentare in diverse forme, a vari livelli di gravità, a seconda dei casi. Si tratta inoltre di una condizione causata da molte possibili cause diverse, per cui è necessario analizzare ogni singolo caso prima di poter proporre una terapia adeguata di guarigione per il paziente.

In generale, comunque sia, la comunità scientifica è concorde rispetto al fatto che si tratti di una lesione di II grado e che, come tale, possa comportare importanti fastidi e dolori al soggetto che ne è affetto, soprattutto se non dovesse essere curata in tempi rapidi.

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Quali sono le cause più comuni

La casistica rispetto alla manifestazione di una flittena è davvero molto ampia. In linea generale, è possibile comunque affermare che le cause principali della condizione sono legate a:

  • Le ustioni, che possono presentarsi sia in presenza di temperature molto alte, sia quando la temperatura esterna è estremamente bassa. Il tempo di insorgenza delle vesciche dipende in queste situazioni dal grado delle ustioni a cui si è soggetti. Se l’ustione è di secondo o ancor peggio di terzo grado una flittena spunta immediatamente.
  • Gli effetti di alcune sostanze chimiche: può capitare che la pelle venga a contatto con alcuni agenti in grado di generare reazioni cutanee come la dermatite da contatto. Questo è per esempio il caso quando la pelle entra in contatto con alcuni cosmetici, con solventi industriali, con detergenti ma anche con altre sostanze urticanti del tutto naturali (si pensi al veleno contenuto all’interno dei tentacoli delle meduse).
  • Le contusioni: a volte può capitare che ricevendo un colpo alcuni piccoli vasi che si trovano tra gli strati cutanei si rompano, generando appunto vescicole.
  • Le malattie della pelle: è il caso dell’eczema, dell’herpes zoster, della varicella o delle allergie da contatto. La presenza di vescicole può anche dipendere da patologie più rare come possono essere pemfigo, l’epidermolisi bollosa, la dermatite erpetiforme eccetera.

Lo scenario però più probabile e più conosciuto in generale è quello in cui possa spuntare una flittena a causa di uno sfregamento prolungato nel corso del tempo. La frizione si applica sovente a livello di mani e piedi, come risultato di movimenti piuttosto ripetitivi. Si tratta di uno scenario abbastanza comune quando la temperatura è più elevata e la pelle è umida (succede con una certa frequenza durante le lunghe camminate con scarpe chiuse acquistate di recente). È una condizione dolorosa e certamente da non prendere sotto gamba: è infatti possibile che le vesciche portino a complicazioni anche serie in particolar modo se compromettono la sensibilità o la circolazione.

Le malattie che possono essere associate alle vesciche

Si veda a questo punto un elenco, pur non del tutto esaustivo, delle patologie che possono in qualche modo essere collegate alla comparsa delle vesciche.

Una delle situazioni più comuni è quella dell’allergia da contatto. Anche chiamata dermatite allergica, si tratta di una reazione della cute legata alla vicinanza con sostanze chimiche o naturali (i cosiddetti allergeni) capaci di stimolare un particolare tipo di risposta da parte del nostro sistema immunitario. In questa situazione, si viene a creare un’infiammazione della pelle che genera rossori e relativo prurito. Gli allergeni possono anche essere resine, metalli, oli ed essenze di fiori e piante. Chiazze rosse, vescicole, croste, abrasioni e desquamazione sono tutti sintomi molto evidenti associati a questo tipo di condizione, che può essere confermata al 100% solo attraverso un patch test, uno specifico tipo di esame diagnostico effettuato sotto stretto controllo medico.

Un’altra condizione diffusa in grado di generare bolle a livello cutaneo è il Fuoco di Sant’Antonio. L’eruzione cutanea, anche chiamata varicella zoster, appartiene alla famiglia dei virus herpes ed è possibile che si riattivi anche a diversi anni di distanza in un paziente che precedentemente aveva contratto la varicella. In questo caso si presenta un’eruzione cutanea particolarmente dolorosa simile a una placca allungata, che si può presentare in qualunque parte del corpo (ma che più spesso interessa il torace). Le vescicole in questo caso possono essere pruriginose e piene di liquido, e non sono nemmeno l’unico sintomo: di norma il Fuoco di Sant’Antonio si presenta con febbre, brividi, spossatezza e dolori di stomaco.

Le vesciche e le ulcere possono presentarsi anche come conseguenza dell’herpes simplex. Questa manifestazione cutanea può apparire in corrispondenza del punto preciso in cui il virus è penetrato nell’organismo dell’ospite. Risulta molto importante in questi casi fare attenzione a non trasmettere il virus ad altri, essendo esso molto contagioso e trovando come canale di trasmissione proprio le stesse vescicole infette. Comunque sia, in alcuni soggetti la malattia può presentarsi in una forma completamente asintomatica, mentre in altri può manifestarsi anche in modo molto doloroso, penetrando attraverso le mucose.

Quando si parla di impetigine invece si fa riferimento ad un’infezione nella pelle tipica dei bambini e dei soggetti più giovani. La malattia, molto contagiosa, si presenta con la comparsa su viso, mani, arti e zone genitali di bolle rosse e pruriginose. Sovente in questa situazione il bambino è portato a grattarsi, facendo scoppiare le bollicine che contengono al loro interno il siero e che vengono così sostituite da crosticine di colore giallognolo. L’infezione batterica, tipica del periodo estivo, potrebbe in alcuni casi portare ad altre infezioni come quella da Streptococco beta emolitico di gruppo A, con importanti conseguenze a livello dei reni.

Il patereccio, inoltre, è un’infiammazione molto superficiale che si presenta al di sotto dell’epidermide e che di solito riguarda le estremità delle mani e dei piedi del paziente. Può essere causata da streptococchi e stafilococchi o, in alternativa, dalla Candida albicans. Nella sua manifestazione superficiale, la malattia genera un essudato di forma infiammatoria capace di staccare gli strati dell’epidermide, generando così, per l’appunto, vesciche. Solitamente, la condizione interessa una o più dita delle mani o dei piedi, ma esiste anche un patereccio profondo in grado di colpire le strutture ossee con gravi conseguenze per i tendini e, di conseguenza, per la funzionalità corretta di mani e piedi.

Molto più raro è al contrario lo scenario legato al pemfigo volgare, una patologia che potenzialmente può rivelarsi fatale. Questa condizione patologica è caratterizzata da piccole vescicole intraepidermiche e, in parallelo, da estese erosioni della cute e delle mucose apparentemente sane. Qui appaiono vesciche elevate, di diametro solitamente superiore ai 10 centimetri: le bolle tendono a causare dolori cutanei ed erosioni a livello orale e a livello delle altre mucose. Per curare la condizione si consiglia ovviamente il consulto presso un dermatologo, che di norma propone al paziente l’utilizzo di corticosteroidi, a volte in combinazione con immunosoppressori.

Come si curano le vesciche

Nel caso delle flittene da sfregamento più che parlare di cura vera e propria sarebbe piuttosto necessario ricordare l’importanza della prevenzione. A nostra disposizione abbiamo infatti una serie di strumenti facilmente applicabili che ci permettono di evitare di ritrovarci in questa fastidiosa situazione.

Banalmente riducendo l’attrito nelle zone a rischio sarà possibile evitare (per quanto possibile) la formazione di bolle e vesciche. Se ad esempio si sta programmando una lunga camminata è molto importante scegliere le scarpe giuste, meglio ancora se si tratta di calzature che sono già state usate in precedenza (quelle nuove creano molto spesso fastidi a livello del tallone, generando infiammazioni e ferite con una certa frequenza). Anche la scelta dei calzini da questo punto di vista è davvero molto importante, soprattutto se si ha in programma di camminare per più giorni per diverse ore al dì. Questo tipo di consigli sono particolarmente utili nel caso di pazienti diabetici o allettati, che dovrebbero sempre fare estrema attenzione alla cura e alla salute dei loro piedi.

Per il resto, prima di selezionare le modalità di cura più adeguate sarà necessario individuare la causa originaria del problema. C’è comunque la possibilità che le flittene non vadano nemmeno trattate, poiché sintomo di altre malattie che tendono a risolversi da sole con il passare del tempo.

In ogni caso, non tutti concordano sul trattamento delle bolle cutanee, gli approcci sono sostanzialmente due: c’è chi dice che le vescicole non andrebbero toccate, e chi invece considera che sia importante andare ad agire su di esse facendole, di fatto, scoppiare.

Entrambi gli approcci hanno i loro pro e i loro contro. Per quanto riguarda il primo è certo che si incoraggia l’ambiente di guarigione di una ferita umida, poiché la presenza della vescica è in realtà una protezione nei confronti di agenti esterni; allo stesso modo, è una scelta che evidentemente prolunga il processo di infiammazione (e in questo caso bisognerà attendere più tempo per guarire). Il secondo approccio invece può diminuire le probabilità che la ferita si ampli, consentendo in parallelo una miglior osservazione e valutazione della ferita stessa: tuttavia, è molto probabile che in queste condizioni aumentino le possibilità di un’infezione.

Per alcuni, lasciando una flittena indisturbata è possibile che la lesione peggiori, soprattutto nel caso in cui la vescica si sia formata per pressione: questo tipo di bolle hanno in effetti la tendenza a svilupparsi ulteriormente, anche senza essere stimolate.

Chi invece propone di far scoppiare le bolle per risolvere il problema in tempi brevi solitamente fa uso di un ago sterile per farle esplodere facendo così uscire il siero contenuto all’interno, senza però eliminare la loro parte superficiale (o “tetto”). Se la lesione fosse dovuta ad una pressione sarà poi possibile lavare la cavità con principi attivi antimicotici e antibatterici, coprendo poi il tutto con un cerotto.

Il caso delle vesciche da ustione: cosa fare

Cosa fare in questi casi? La risposta è: dipende. Le azioni da intraprendere, in effetti, dipendono dal livello dell’ustione in sé, che può essere più o meno grave a seconda dei casi.

Le ustioni solari sono solitamente di primo e di secondo grado: sono le seconde, nella maggior parte dei casi, a generare vesciche sulla pelle, che possono comparire immediatamente o nel giro di 24 ore al massimo.

Qualunque sia la causa dell’arrossamento causato dal calore in questi casi è importante mantenere la parte del corpo sotto acqua fresca per diversi minuti, per poi asciugare l’area interessata delicatamente con un panno fresco e asciutto. Successivamente si potrà applicare una crema apposita (come quelle a base di Aloe vera), coprendo poi la ferita con un cerotto o un’altra medicazione sterile. Se il dolore dovesse essere troppo intenso, inoltre, si può pensare di assumere un antidolorifico da banco, ovviamente previo consulto medico.

C’è inoltre la possibilità che il calore provochi ustioni di terzo grado, con la comparsa delle relative vesciche: in questi casi però, vista la gravità della situazione, la cosa migliore da fare è affidarsi al più presto alle cure di un pronto soccorso.