Lassativi naturali: conoscete i semi di psillio?

semi di psillio

I semi di psillio sono lassativi, specie se consumati crudi. Ma attenzione a non sostituire completamente le fibre nella dieta. Semi e germogli vanno dosati con cura e acquistati con etichettatura a norma.

Tra i numerosi semi commestibili, raccomandati nella cultura salutistica, e utilizzati in più ambiti, ci sono anche quelli di psillio. Non sono molto conosciuti, eppure i semi di “psyllum” (terminologia greca che significa “pulce”, per via del loro aspetto) erano già noti cinque secoli fa, per poi diffondersi in particolar modo nel bacino del Mediterraneo e nell’Europa del Sud, spinti probabilmente dai venti di scirocco che soffiano dal Maghreb (Nordafrica) e dal Medio Oriente.

Nei vari secoli sono stati utilizzati come emollienti per il trattamento delle enteriti (infiammazioni intestinali) e per la produzione industriale, in particolare per l’apprettatura dei tessuti e la lucidatura della carta, grazie alla mucillagine presente nel loro rivestimento.

Se trattati e ripuliti, questi chicchi scuri possono essere utilizzati anche nell’alimentazione, con proprietà e benefici per l’organismo. Ecco perché possono avere effetti positivi.

Le proprietà dello psillio

I nutrizionisti dell’Irccs Humanitas sottolineano alcune proprietà dei semi di psylium, utilizzati generalmente a scopo alimentare nelle preparazioni lassative. E non solo. Questi granelli possono funzionare come:

Lassativo (effetto bulk forming)

Infatti sono tra i migliori del gruppo dei cosiddetti “lassativi di massa”.

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Quando i semi entrano in contatto con l’acqua, il rivestimento mucillaginoso del seme (che trova impiego a livello industriale) si espande aumentando di peso fino a ben 25 volte rispetto a quando lo introduciamo nell’organismo. Una volta nell’intestino, assorbono liquidi intestinali e si gonfiano, aumentando e ammorbidendo la massa delle feci. Per questo stimolano la peristalsi e favoriscono l’evacuazione.

Questo effetto viene chiamato “bulk forming”, più semplicemente aumentano e ammorbidiscono la massa fecale.

·       Emolliente;

·       Protettivo;

·       Antiflogistico;

·       Prebiotico (possono contribuire alla crescita di una flora batterica acidofila a discapito di specie batteriche ad azione putrefattiva);

·       Rinforzante a beneficio delle difese immunitarie.

 

Il loro consumo può essere utilizzato:

·       Per migliorare l’attività intestinale;

·       In caso di stitichezza;

·       Per il trattamento della diarrea;

·       In caso di coliti e colon irritabile;

·       Quando si hanno le emorroidi o le ragadi anali.

Le proprietà benefiche durante la digestione sono dovute alla loro capacità di richiamare liquidi nell’intestino e di gonfiarsi, per questo sono adatti anche in presenza di diarrea.

Inoltre, assorbendo liquidi in eccesso e aumentando la consistenza delle feci, sono indicati in caso di coliti e colon irritabile o in presenza di emorroidi e ragadi anali.

Quanti semi si possono mangiare?

Si possono anche utilizzare per infusi e tisane, come estratto o in polvere facilmente acquistabile in erboristeria o in farmacia.

L’effetto lassativo e stimolante suggerisce di assumere i semi crudi accompagnati con abbondanti liquidi e nelle giuste quantità. Gli esperti raccomandano l’assunzione semi crudi a digiuno, o prima o dopo i pasti (comunque lontano dai pasti). Tuttavia si raccomanda una dose giornaliera non superiore ai 25 grammi, suddivisi tra metà mattinata e metà serata. Come un sano spuntino.

Comunque sarebbe meglio limitare nel tempo il consumo alimentare. Nel lungo periodo e a dosaggi superiori a quelle raccomandate, questi semi potrebbero provocare effetti collaterali, quali:

·       Flatulenze;

·       Gonfiori addominali.

Se associati ai pasti, possono accelerare il processo digestivo e rallentare l’assorbimento corretto delle sostanze nutritive ingerite attraverso l’alimentazione.

I soggetti allergici e i pazienti sotto terapia con farmaci ipocolesterolemizzanti e ipoglicemizzanti, dovrebbero astenersi dal consumo, poiché i semi possono potenziare l’effetto di questi medicinali.

 

Gli altri cibi e comportamenti dall’effetto lassativo

Abusare nel consumo di semi e germogli può non sortire effetti desiderati. Meglio una dieta ricca ed equilibrata e regolare attività fisica: il tutto, adeguato allo stato di salute.

Gli analisti dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) sottolineano l’importanza anche nella prevenzione quotidiana, anche perché soffrire di stitichezza una volta al mese o ogni due mesi può essere normale, ma se l’abitudine di non evacuare normalmente diventa cronica, allora bisogna consultare un medico e, eventualmente, modificare lo stile di vita, più che ricorrere al consumo eccessivo di semi, germogli e integratori alimentari.

Migliorare il proprio stile di vita – precisa l’Iss – oltre a seguire una dieta alimentare sana ed equilibrata, può aiutare a prevenire la stitichezza. Chi ne soffre dovrebbe ridurre il consumo e la quantità di caffeina, alcol, bevande gassate, prodotti caseari, carne e, al contrario, aumentare gradualmente il consumo giornaliero di liquidi e fibre (come frutta, verdura, semi, cereali, crusca, avena, riso, pane e pasta integrali)”.

Qui un focus sugli alimenti ricchi di fibre da inserire nella dieta.

Ma allora come fare prevenzione?

Sicuramente sarebbe opportuno:

·       Mangiare alimenti ricchi di fibre (oltre a controllare il senso di fame, contribuisce a mantenere regolari i movimenti intestinali, aiutando il cibo a passare più facilmente attraverso il sistema digestivo);

·       Ma attenzione, un aumento improvviso nell’assunzione di fibre, potrebbe causare aria e crampi intestinali e, per questo motivo, è bene che il loro aumento nella dieta sia graduale;

·       Essere attivi e praticare una regolare attività fisica (almeno 150 minuti di attività fisica a settimana). Il movimento fisico ci aiuta a gestire meglio lo stress, migliorare l’umore e la forma fisica, inoltre riduce il rischio di soffrire di stitichezza;

·       Non ignorare o rimandare lo stimolo ad andare in bagno, perché tale comportamento può aumentare significativamente le possibilità di soffrire di stitichezza. Meglio instaurare delle abitudini orarie giornaliere (ad esempio al mattino presto o alla sera);

·       Dedicare del tempo adeguato per liberare l’intestino (Lo stress e la fretta possono bloccare le funzioni intestinali).

 

I semi fanno bene alla salute?

Dunque, le fibre non possono mancare in una dieta equilibrata e sana. Il rischio che si corre oggi è di sostituire questi nutrienti con semi e integratori ritenuti più salutistici. Non a caso, il dibattito sugli effetti di semi e germogli si è vivacizzato negli ultimi anni, soprattutto da quando varie tipologie sono state introdotte nella nostra abituale alimentazione, ma anche a seguito della diffusione sempre più capillare di ristoranti orientali anche nel mondo occidentale.

Inoltre, si sono accesi i riflettori sulla dieta vegana o vegetariana, dove questi alimenti sono pilastri portanti nella preparazione delle pietanze.

Spesso vengono consumati crudi, mentre le varietà, con le rispettive proprietà, sono numerose. Negli anni passati i semi, ma soprattutto i germogli, sono stati veicolo di contaminazioni e infezioni alimentari, per via delle prassi igieniche non ancora consolidate.

Allo stato attuale il consumo e il commercio di questi prodotti alimentari rientrano spesso nel Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff). Nel 2023 gli organismi internazionali dell’Oms e della Fao hanno nuovamente invitato gli Stati ad adottare misure di prevenzione e controllo nelle fasi di produzione e commercializzazione di semi e germogli. Il report 2023 “Prevention and control of microbiological hazards in fresh fruits and vegetables” raccomanda massima attenzione rispetto ai problemi di sicurezza alimentare e alle condizioni in cui vengono prodotti i semi e i germogli (tempo, temperatura, umidità, pH e sostanze nutritive). Alcune condizioni igieniche e produttive possono favorire la crescita di agenti patogeni di origine alimentare. Le indagini sui focolai hanno dimostrato che i patogeni di origine alimentare trovati sui germogli molto probabilmente provengono dal seme, ma la contaminazione potrebbe anche essere attribuita all’ambiente di produzione.

Il report (Qui per scaricarlo) suggerisce alcune misure di prevenzione e controllo specifiche per la produzione primaria e la manipolazione di sementi per la germinazione, la produzione di germogli e le pratiche igieniche applicabili alla vendita al dettaglio e ai servizi di ristorazione. Sono incluse anche raccomandazioni per un’adeguata tenuta dei registri e l’istituzione di programmi di tracciabilità del prodotto che facilitino l’identificazione e l’indagine di semi e germogli contaminati in caso di focolaio di malattia o richiamo del prodotto.

I rischi aumentano se consumati crudi e non affidabili dalle etichette. O se trattati con fitofarmaci.

L’etichettatura è fondamentale per la trasparenza nei riguardi del consumatore, il quale deve essere a conoscenza delle modalità di conservazione, di consumo e di igiene, della provenienza e delle regole di produzione e commercializzazione. A tal proposito, il regolamento Ue numero 1169 del 2011 obbliga i produttori a riportare in etichetta “tutte le informazioni necessarie per immagazzinare, esporre, trattare ed eventualmente trasformare e consumare i germogli in modo corretto e sicuro”. L’etichetta di semi e germogli deve riportare il numero di identificazione o di partita del prodotto, nome e indirizzo del produttore, tracciabilità per eventualmente richiamare i lotti contaminati.

Per una maggiore tutela, gli esperti consigliano di:

·       Acquistare solo semi di origine controllata;

·       Evitare ristagni d’acqua che possono esporre i semi alla contaminazione di muffe e batteri;

·       Limitarne il consumo quotidiano e prolungato nel tempo;

·       Sbollentarli (meglio a vapore o in padella) prima del consumo, laddove necessario (anche per eliminare residui di sostanze tossiche);

·       Metterli a mollo per regolare le funzioni intestinali, ed eliminare sostanze poco nutritive.