La Fda, Agenzia Usa per la regolamentazione di farmaci e alimenti, dà l’approvazione iniziale alla carne di maiale da maiali geneticamente modificati
La Fda, Agenzia Usa per la regolamentazione di farmaci e alimenti, dà l’approvazione iniziale alla carne di maiale da maiali geneticamente modificati.
Ironizzando sulla notizia, il portale Food safety news scrive: “Ora che la Food and Drug Administration ha autorizzato l’ingresso di maiali geneticamente modificati nella catena alimentare umana”, si potrebbe cambiare menù. “Come antipasto, le salsicce alla tedesca, fatte con cinque maiali geneticamente modificati di 2 anni, che sono state cucinate all’inizio di questo mese alla Washington State University, sono state un banco di prova”. Jon Oatley, professore presso la School of Molecular Biosciences del college, ha affermato di aver seguito il processo di autorizzazione dell’uso alimentare della Fda per i maiali per dimostrare che il cibo prodotto dagli animali utilizzando un’applicazione Crispor “è sicuro da mangiare”. Questo metodo, detto anche genoma editing, con cui si ottengono i cosiddetti “nuovi Ogm” è al centro di un’aspra diatriba scientifica che accompagna l’iter di approvazione, anche in Unione europea.
Si comincia con i maiali ma…
Oatley ha spiegato che la “genetica di base” dei maiali era un mix di razze commerciali e rifletteva ciò che avrebbe avuto un’operazione di maiale standard: “L’applicazione di editing Crispr si rivolge a un gene specifico che è conservato in tutti i mammiferi, quindi questo sarebbe sicuramente rilevante per tutti i tipi di maiali”.
Ma la ricerca va oltre i maiali. “Stiamo lavorando anche su bovini, capre e pecore, tutti importanti animali da produzione alimentare”, ha affermato Oatley. “Ma la ricerca sui maiali è avanzata più velocemente rispetto ad altri animali con cui lavoriamo perché partoriscono cucciolate e l’intervallo di generazione è relativamente più veloce”. Al momento, l’autorizzazione della Fda è sperimentale e limitata ai maiali nella ricerca di Oatley. “”La mia stima è che possiamo raggiungere la scala commerciale entro 5 anni”, “ma in futuro cercheremo l’autorizzazione per l’uso alimentare anche per le altre specie”, ha affermato il ricercatore.
Il problema della sicurezza alimentare
Per quanto riguarda la sicurezza alimentare, Oatley ha affermato che non vi è alcuna preoccupazione per la sicurezza alimentare dalle modifiche Crispr apportate: “I cambiamenti del Dna non erano in nessuna parte del genoma che avrebbe reso gli animali più suscettibili alle malattie infettive rispetto ai normali maiali non modificati”. Nella tecnologia di genoma editing utilizzata da Oatley – un processo di 2 anni che è costato 200mila dollari per la raccolta di dati per l’autorizzazione della Fda – i maiali maschi sono stati “modificati geneticamente in modo che i ricercatori li usino per produrre prole con tratti di un altro suino maschio. Ciò è stato fatto rendendo sterili i maiali eliminando un gene chiamato Nanos2, che è specifico della fertilità maschile. Fatto ciò, agli animali sono state impiantate le cellule staminali di un altro maschio che hanno creato lo sperma con i tratti di quegli altri maschi, che possono essere trasmessi alla generazione successiva”. “Le nostre modifiche genetiche non hanno comportato l’incorporazione di Dna estraneo, piuttosto erano cambiamenti che potrebbe sorgere in natura “, ha detto Otley.
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Le critiche e le posizioni scientifiche contrarie
Non la pensa così Friend of the Eart, che ha dedicato un rapporto alla questione: “Sebbene sia fondamentale condurre più studi scientifici sugli impatti specifici delle conseguenze indesiderate dell’editing genetico sui sistemi agricoli, sui sistemi ecologici, sulla salute umana e animale, anche la discussione sull’uso dell’editing genetico in agricoltura deve andare oltre piuttosto che una valutazione del rischio su base scientifica per includere un ampio dibattito pubblico sul futuro dell’agricoltura”. Il rapporto chiede anche una maggiore valutazione della sicurezza e supervisione dell’editing genetico.
Il sito Web dell’Institute for Responsible Technology descrive l’editing genetico come un metodo economico, facile, soggetto a effetti collaterali, scarsamente regolato e in grado di alterare in modo permanente il patrimonio genetico della natura: una ricetta per il disastro.
La situazione in Europa
Al momento i frutti del genoma editing in Ue sono trattati dal punto di vista normativo come gli Ogm tradizionali. Dunque, per quanto riguarda la carne, è vietata sia la produzione che la vendita. Le cose però potrebbero cambiare. Nel febbraio 2023, dopo aver detto nel 2018 che il genoma editing andava regolamentato come gli altri organismi geneticamente modificati, la Corte di giustizia Ue ha fatto retromarcia con una sentenza che apre la strada ai cosiddetti “nuovi Ogm”. L’esperto Gianni Tamino aveva spiegato al Salvagente perché la decisione è assurda dal punto di vista scientifico.: “Non c’è nessuna differenza tra il genoma editing e gli Ogm, da questo punto di vista. In entrambi i casi, si tratta di inserire una determinata sequenza genetica all’interno di sequenze preesistenti”, “In ogni caso, parliamo di mutazioni non previste e non controllate. Il genoma editing invece si fa in laboratorio con uno scopo ben preciso. Ma dal punto di vista dell’operazione, non c’è differenza con gli Ogm”.
Anche Federica Ferrario, responsabile della campagna Ogm di Greenpeace Italia, ci aveva spiegato a partire dalle ricerche scientifiche il perché delle tante perplessità. Uno studio dell’Istituto federale tedesco di Biosicurezza delle biotecnologie vegetali, pubblicato nel 2019, che ha passato in rassegna 1.328 studi o applicazioni dell’editing genomico negli oltre vent’anni di esperimenti. La maggior parte degli studi è stata condotta in Cina seguita dagli Stati Uniti.
L’editing del genoma era già applicato in 68 piante diverse. Sebbene la maggior parte degli studi fosse ricerca di base, sono state identificate 99 diverse applicazioni orientate al mercato in 28 colture diverse che hanno portato a piante con caratteristiche di maggiore crescita o resa, tolleranza agli erbicidi o vantaggi industriali. Solo 252 studi hanno esplorato gli effetti fuori bersaglio. Con questo termine (off-target in inglese), vengono indicate gli effetti provocati in pezzi di Dna non al centro dell’azione di editing. In circa il 3% dei casi, effettivamente, sono state rilevate mutazioni indesiderate. Solo pochi studi hanno condotto analisi fuori bersaglio utilizzando metodi di rilevamento imparziali. Oltre a quanto rilevato, diversi studi mostrano casi di effetti indesiderati anche nel pezzo di Dna volutamente modificato. Insomma, quanto basta per condividere la posizione cauta dell’Europa, che al momento fa prevalere il principio di precauzione sull’utilizzo di queste nuove tecnologie di editing su piante e animali.